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A rischio specie simbolo dei boschi Toscani: Addio Upupa

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A rischio specie simbolo dei boschi Toscani: Addio Upupa

A rischio una specie simbolo delle boschi della Toscana ADDIO UPUPA
ITALIA – Il rapporto Le specie di uccelli e i cambiamenti climatici: lo status globale, prende in esame più di 200 ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche che hanno analizzato l’impatto del riscaldamento globale sulle specie di uccelli nel mondo, indicando un trend verso una significativa estinzione di numerose specie di uccelli dovuta proprio al fenomeno del riscaldamento globale.
Nelle valutazioni emerse nel rapporto del WWF a forte rischio soprattutto le specie delicate e già minacciate di estinzione, come la l’Upupa che è uno degli animali simbolo che caratterizza i boschi della nostra regione.

Molte specie risultano a rischio di estinzione e il fenomeno è tanto più preoccupante per il fatto che gli uccelli hanno sempre mostrato una grande capacità di adattamento ai diversi ambienti ed alla naturale variabilità presente nei sistemi naturali. L’improvvisa modifica dei delicati equilibri dinamici del sistema climatico, registrata negli ultimi decenni, non consente a molte specie di mettere in atto immediate strategie evolutive e di sopravvivenza.

“Una robusta documentazione scientifica dimostra che i cambiamenti climatici stanno influenzando il comportamento degli uccelli – sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – E’ facile osservare, per esempio, che numerose specie non compiano più i loro spostamenti migratori e che le modificazioni climatiche, avendo importanti ripercussioni sulla dinamica naturale degli ecosistemi renda gli uccelli completamente disorientati”. Nelle regioni mediterranee, a questo proposito, se la temperatura aumenterà tra gli 1,5° C e 4,2° C, potrebbero andare completamente perdute – entro il 2080 – le zone umide costiere, fondamentali per le popolazioni migratorie.

Le specie maggiormente a rischio includono numerosi uccelli migratori, specie montane, insulari, delle zone umide e marine, oltre a quelle delle regioni artiche e antartiche. Il fenomeno non risparmia alcuna regione del mondo con alcune popolazioni che si sono ridotte anche del 90% ed altre ormai che incontrano serie difficoltà per la riproduzione. In Africa, per esempio, a causa delle gravi siccità sono a rischio la coloratissima Upupa e l’Aquila rapace, in nord Europa l’Uria comune non trova più i pesci per nutrirsi a causa del riscaldamento dei mari, il Pulcinella dai ciuffi perde la sua capacità riproduttiva in Canada, nel santuario naturale delle Galapagos, il Pinguino delle Galapagos non trova cibo a sufficienza a causa dell’enfatizzarsi dei fenomeni climatici come il Niño. I 3.000 esemplari di Gru siberiane che ancora sopravvivono vedono il progressivo restringersi della tundra, loro habitat naturale, e lo stesso accade al Pinguino imperatore dell’Antartico, dove il prolungamento del ‘periodo caldo’ ha causato un assottigliamento dei ghiacci e quindi significative difficoltà per il suo ciclo vitale. Anche le nevi di alta quota delle Alpi, sempre più ridotte in estensione, stanno per perdere la Pernice bianca, una specie che risente fortemente della riduzione delle aree innevate sia in Italia come nel nord Europa, dove frequenta zone di tundra.

Nel rapporto sono anche esaminate le proiezioni degli impatti futuri, incluso il rischio di estinzione: se il riscaldamento globale eccederà i 2° C rispetto ai livelli preindustriali (attualmente siamo a + 0,8° C), il tasso di estinzione potrebbe essere del 38% in Europa e addirittura del 72% nell’Australia nord-orientale.

“Gli uccelli sono sempre stati indicatori fondamentali dei cambiamenti ambientali, quasi una sorta di “termometro” dello stato ambientale del pianeta – aggiunge Bologna – e questo rapporto conferma che essi costituiscono un vero e proprio ‘campanello d’allarme’ rispetto ai cambiamenti del clima (‘le cassandre’ dei cambiamenti del clima). Alcune specie si sono dimostrate estremamente sensibili, mostrando una precoce reattività al riscaldamento globale. Purtroppo si potrebbero verificare estinzioni di massa prima di quanto si pensi con effetti a cascata sugli interi ecosistemi e sulle catene alimentari che li caratterizzano”.

E’ necessario produrre una rapida e significativa riduzione delle emissioni di gas serra se si vuole scongiurare uno scenario di questo tipo: il Summit sul Clima, in corso a Nairobi, deve urgentemente avviare la nuova trattativa per la seconda fase di Kyoto prevista per il dopo 2012 con percentuali di riduzione delle emissioni molto più significative delle attuali. Inoltre è importante rivedere le modalità degli interventi di conservazione e tutela, basati sulla protezione di specifiche aree ad elevata biodiversità, perché i cambiamenti del clima spingeranno gli uccelli in zone non protette. Diventerà pertanto fondamentale agire con iniziative di conservazione su aree vaste, realizzando importanti interventi di ripristino ambientale, di riconnessione di territori, di concretizzazione di vere e proprie “reti ecologiche” che meglio possono garantire la sopravvivenza delle popolazioni selvatiche (ed è questo un motivo importante della strategia del WWF che opera sulle grandi ecoregioni, le 238 ampie aree del pianeta, ricche di biodiversità, in cui è possibile ancora frenare gli effetti del cambiamento globale indotto dalla specie umana).