Home Attualità Tecnologia Con ‘Roberta’ la robotica si tinge di rosa

Con ‘Roberta’ la robotica si tinge di rosa

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ROMA – Per quale motivo bambine e ragazze non si appassionano alla ricerca scientifica? Perché le donne europee sono un potenziale inutilizzato nelle professioni collegate alla tecnologia? Quali strategie adottare per combattere il gap digitale tra uomini e donne?
All’indomani della RomeCup2008, la robodidattica è ancora protagonista nella Capitale: venerdì 16 maggio, dalle 9.30 alle 13.00, presso la Città Educativa (via del Quadraro, 102), esperti e docenti si incontrano in occasione della presentazione alle scuole italiane del programma “Roberta”, dando vita a una giornata di studio dedicata alla didattica della robotica per le ragazze.
Il progetto, già sperimentato con successo in Germania grazie all’appoggio dei Ministeri delle Pari opportunità e dell’Istruzione, mira a promuovere l’interesse delle ragazze verso la scienza, partendo proprio dalla robotica.
Decisamente operativo il taglio della giornata, che prevede brevi comunicazioni che raccontano esperienze pilota già realizzate o suggeriscono strategie concrete per mettere a punto nuovi corsi. Per il Consiglio nazionale delle ricerche partecipano Fiorella Operto, collaboratrice dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Cnr di Genova, ed Emanuele Micheli della Scuola di Robotica, la struttura fondata da Gianmarco Veruggio dell’Ieiit-Cnr che costituisce il centro regionale di riferimento in Italia del programma Roberta. Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione e coordinatore del progetto europeo “Robodidactics”, affronta invece la robodidattica in una prospettiva transnazionale.
Secondo uno studio dell’Università di Brema, realizzato con 800 bambine-ragazze che hanno seguito i corsi, gli obiettivi del programma Roberta (promozione dell’apprendimento globale e delle scienze, del lavoro di gruppo, di problemi scientifici e tecnologici) sono stati pienamente raggiunti. “I robot suscitano nelle studentesse un interesse pratico e ‘colorato emotivamente’, e il metodo ‘learning by doing’ (imparare facendo) favorisce l’apprendimento”, spiega Fiorella Operto. “Sono stati sperimentati kit robotici ‘specializzati’ nell’intervento ambientale, proprio per far leva sull’interesse delle ragazze verso i temi ecologici. Le studentesse hanno progettato, costruito e programmato i robot con grande impegno. E se le ragazzine tendono a perdere interesse verso le materie scientifiche nel corso delle scuole medie, il lavoro sui robot ha invece mantenuto vivo l’interesse scientifico associandolo allo sviluppo della manualità e del lavoro cooperativo. Il 94 per cento delle bambine-ragazze che hanno partecipato al progetto lo hanno poi consigliato alle loro amiche”.
Nel 2005 la Commissione Europea ha finanziato, in sede Science and Society, il progetto “Roberta goesEU”, per estenderlo ad altri paesi. Sono stati selezionati partner e centri regionali in Austria, Italia, Regno Unito e Svezia, per creare una rete di istituti che adottino la metodologia di Roberta per le loro alunne. I corsi e il materiale sono stati tradotti nelle lingue nazionali.