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Esenzione ICI e finanza locale

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AREZZO – «La Gazzetta Ufficiale del 28/05/2008 pubblica il Decreto Legge contenente le disposizioni finanziarie e all’art. 1 le procedure per l’esenzione del pagamento ICI sulla prima casa. L’opportunità di impegnare finanze statali per l’esenzione ICI, viste le tante urgenze forse più importanti e più incisive per i cittadini, come la riduzione delle trattenute nelle buste paga dei lavoratori e dei pensionati, è discutibile. Considerato che il Governo Prodi aveva già abbattuto l’ICI di circa 300 euro per ogni abitazione principale. Il decreto che finanzia l’abolizione completa dell’ICI ha già sollevato una serie di obiezioni da parte di amministrazioni locali e delle associazioni ANCI e Legautonomie per le difficoltà che può provocare alla gestione finanziaria e di cassa nonché all’erogazione di vari servizi comunali. Infatti l’ICI, essendo una imposta di competenza dei comuni, le scadenze di pagamento da parte dei cittadini, e di entrata per i comuni, erano previste entro il 16 giugno per la rata di acconto e ottobre per il saldo o il pagamento totale. Il decreto non prevede date certe per i trasferimenti dello Stato ai comuni a compensazione del mancato introito, limitandosi a stabilire che "entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, saranno stabiliti criteri e modalità per l’erogazione del rimborso ai comuni". È il caso di ricordare che al 30 giugno scadono le rate semestrali dei mutui degli enti locali, oltre alle scadenze mensili ordinarie, e in molti casi, i pagamenti venivano effettuati con l’introito dell’acconto ICI in scadenza a giugno. Il mancato gettito dell’ICI e la nebulosità dei trasferimenti statali in compensazione, comporteranno gravi rischi e costi finanziari per l’intero sistema delle autonomie locali, determinando un ritorno del centralismo fiscale.

Dal testo del D.L., la prevista riforma dell’ICI è discutibile anche per altri motivi:

* È l’unica imposta interamente delegata agli enti locali e direttamente collegata con il territorio che consente di legare la qualità dei servizi al livello di pressione fiscale
* L’eliminazione dell’ICI sulla prima casa, genera una palese ingiustizia fiscale, perché si destinano risorse statali che sono finalizzate al riequilibrio del potere di acquisto delle famiglie e dei salari a favore di coloro che non sono proprietari dell’unica casa, ma anche a favore di coloro che hanno una prima casa di cinque
* La scelta di compensare il minore gettito dei comuni per l’ICI sulla prima casa, favorirà i comuni che hanno elevato al massimo l’aliquota ICI sulla abitazione principale, determinando condizioni diverse tra comuni, colpendo in maniera indiscriminata tutti gli enti locali, che avevano operato scelte fiscali di aliquota più contenuta
* Inoltre la riforma dell’ICI rallenta il progetto federale di una unica imposta sul patrimonio immobiliare, capace di assorbire le molteplici tasse erariali, la cui gestione e riscossione dovrebbe essere delegata ai comuni.

In questi giorni il Decreto Fiscale inizia l’iter parlamentare per la riconversione in Legge nelle apposite commissioni Bilancio e Finanze della Camera. È auspicabile siano apportate le necessarie correzioni, dimostrando coi fatti, le vere vocazioni "federaliste" di ogni schieramento parlamentare, che porti a riconoscere ai comuni e agli enti locali, il ruolo che la Costituzione gli assegna, cioè quello ricordato anche recentemente di rappresentare "la base fondamentale su cui poggia la Repubblica, quella che è in grado di rispondere ai problemi quotidiani delle famiglie, delle imprese, della vita della città". Ciò rappresenterebbe un segnale di fiduciosa speranza perché anche i prossimi provvedimenti (decreto di programmazione economica e finanziaria 2009 e legge finanziaria 2009) siano positivi per la finanza locale e risultato di un confronto tra Governo e rappresentanti istituzionali di comuni, province e regioni.»