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Nanotecnologie a prova di contraffazioni

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Nanotecnologie a prova di contraffazioni

ROMA – Dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli un duro colpo alle contraffazioni. Proprio in quella che secondo un vecchio stereotipo è la ‘capitale delle imitazioni’, ricercatori dell’Istituto per i materiali compositi e biomedici (Imcb) del Cnr hanno messo a punto un ‘sistema’ in grado di smascherare capi contraffatti, impossibile da eludere.
Si tratta di un materiale innovativo che coniuga le proprietà dei metalli nanoscopici con quelle dei polimeri: una matrice di materie plastiche racchiude nanoparticelle metalliche, di dimensioni piccolissime, dell’ordine di un milionesimo di millimetro. Il metallo, esposto a radiazione ultravioletta di opportuna frequenza, emette luce colorata per fluorescenza, una proprietà tipicamente osservata in composti molecolari e semiconduttori come il silicio e il germanio, ma possibile anche per metalli purché di minutissime dimensioni, in quest’ultimo caso difficilissima da riprodurre.
“La tonalità cromatica della luce può essere controllata cambiando semplicemente la composizione delle nanoparticelle”, spiega Gianfranco Carotenuto, primo ricercatore dell’Imcb-Cnr di Napoli, ideatore del sistema. “Per esempio, si può usare una lega oro/argento anziché metallo puro. Il metallo contenuto nel ‘marchio’ diventa la caratteristica, che contraddistingue quel determinato capo e che rimane nascosta alla vista, come un’etichetta invisibile”.
Il fatto che tali particolari ‘tracce’ non possano essere rilevate direttamente, ma divengano visibili soltanto per esposizione a luce UV, rappresenta una caratteristica utile tanto per i consumatori quanto per piccoli e grandi proprietari di marchi.
Vita dura, dunque, per i falsari. “Garantire ad una azienda che il proprio prodotto non venga contraffatto”, spiega Francesca Nicolais, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno, che ha sviluppato l’idea con il collega dell’Imcb-Cnr, “significa innanzitutto tutelare i grandi investimenti finalizzati alla costruzione di un forte brand, di un’identità di marca, che possono essere facilmente compromessi dalla contraffazione”.
Una garanzia che potrebbe aiutare a bloccare i veri e propri mercati paralleli di merci distribuite irregolarmente o contraffatte, verso i quali i titolari dei marchi danneggiati hanno ben pochi strumenti di contrasto. “Un’azienda che riesce ad evitare la contraffazione ed i supply chain illegali”, aggiunge la ricercatrice, “sarà un’azienda più competitiva e incentivata all’innovazione con benefici anche in termini occupazionali”.
E se la combinazione di colori dovesse essere intercettata si può cambiare la composizione delle nanoparticelle metalliche come la combinazione di una cassaforte o la password di un sistema informatico. “Una prerogativa di questo approccio è la sua semplicità”, sottolinea Carotenuto. “La fluorescenza è una tecnica già ampiamente applicata al campo dell’autenticazione, ma nel nostro caso il colore emesso può essere variato e controllato in maniera continua, consentendo così di ottenere qualunque tonalità cromatica. Inoltre, l’emissione di luce si verifica esclusivamente per esposizione a radiazione incidente di una ben precisa lunghezza d’onda e anche solo rilevare la presenza dell’agente fluorescente risulta, quindi, difficile se non si dispone della particolare sorgente di radiazione necessaria per l’eccitazione di quel materiale specifico”. La sicurezza viene quindi garantita dalla combinazione tra la composizione del marchio e il tipo di lampada usata per eccitarne la fluorescenza.
Ma le possibili applicazioni non si fermano qui. Questo materiale innovativo può essere impiegato in ambito microelettronico, fotonico ed optoelettronico. Si va dall’utilizzo come filtro da applicare su celle fotovoltaiche per aumentarne l’efficienza nella produzione di energia elettrica, alla realizzazione di diodi emettitori di luce (Led), sensori fotoconduttivi, display a colori. Un altro utilizzo possibile è ad esempio nella costruzione di serre, poiché questo materiale è in grado di bloccare la radiazione ultravioletta, dannosa per il metabolismo vegetale, convertendola in luce rossa che invece accelera e favorisce la crescita delle piante.