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Quale futuro per la viticoltura?

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Quale futuro per la viticoltura?

AREZZO – La viticoltura aretina guarda con enorme interesse alla nuova legge comunitaria di settore (nota come Ocm vino), con cui spera di poter risolvere alcuni dei suoi problemi strutturali: ovvero l’età dei vigneti, di gran lunga superiore alle media toscana, e la densità degli impianti, la più bassa della regione. “Il territorio aretino – ha spiegato il direttore di Coldiretti Arezzo, Claudio Massaro, aprendo i lavori del convegno “La riforma della Ocm vino: risorse e regole per la viticoltura del futuro”, che si è tenuto presso la cantina Vini Tipici Aretino a Ponte a Chiani, alla presenza dell’assessore provinciale all’agricoltura Roberto Vasai e al responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Domenico Bosco – presenta delle caratteristiche del tutto particolare. La nostra provincia, infatti, è caratterizzata da una alta percentuale di aziende: sul suo territorio infatti insiste il 20 per cento delle imprese che operano in Toscana, ma insieme rappresentano solo il 10 per cento della superficie vitata regionale. Questo significa che si tratta di realtà di piccole dimensioni la cui superficie non supera mediamente la dimensione di 1.42 ettari, contro i 2.60 della media toscana. Un problema se non si fosse attivato con successo con lo strumento della cooperazione, ma anche un valore aggiunto per il territorio che può contare su una viticoltura diffusa, che condiziona positivamente l’ambiente e il paesaggio”, ha detto Massaro che, nel suo intervento, ha voluto evidenziare le reali criticità del settore. “Esistono nella nostra realtà dei problemi strutturali importanti. Il primo riguarda l’età dei vigneti: nella nostra provincia 44 su 100 hanno più di 30 anni, sono dunque molto più vecchi rispetto alla media regionale (29%). Questo significa che c’è bisogno di una vasta operazione di rinnovo, se si vuole evitare di assistere all’inevitabile fenomeno dell’abbandono, una volta che gli impianti non risulteranno essere più produttivi. Per questo c’è grande aspettativa attorno alla nuova legge comunitaria che ripropone incentivi alla ristrutturazione dei vigneti. Il secondo problema riguarda la densità degli impianti: Arezzo è la provincia con il numero di viti per ettaro più basso della Toscana. Un dato per fotografare la situazione: nella regione, infatti, gli impianti con meno di 2.500 piante/ha sono il 16%, percentuale che nella provincia schizza al 55%, condizionando pesantemente sia la produttività che la richiesta delle denominazioni di origine”. Sono proprio questi elementi che spingono i produttori di uva e vino aretini (il 60 per cento dei quali associato a Coldiretti) a partecipare alla giornata di studio promossa dall’organizzazione agricola che ha voluto, con l’intervento di esperti e consulenti, offrire un quadro preciso sulle opportunità messe a disposizione dalla Ocm vino al settore, un settore decisamente importante per l’economia agricola aretina. Come dimostrano i numeri: ovvero i 398.000 quintali di uva raccolti nel 2007, dei quali 360.000 si possono fregiare di una denominazione di origine o una indicazione geografica, e il valore che essi hanno prodotto: circa 25.000.000 di euro, secondo una stima Coldiretti, che può anche raddoppiare, passando dal prodotto sfuso a quello imbottigliato. L’iniziativa che ha visto la presenza di numerosi relatori, tra cui, Andrea Pruneti di Coldiretti Toscana; Massimo Peruzzi, presidente della Cantina dei Vini Tipici dell’Aretino; Stefano Boncompagni dell’assessorato all’agricoltura della Provincia di Arezzo; Annalisa Mannelli della Camera di Commercio di Arezzo, è stata conclusa dal presidente di Coldiretti Arezzo Tulio Marcelli che, raccogliendo le attese degli imprenditori, ha commentato “Ci auguriamo che gli importi assegnati dall’Unione Europea a sostegno della ristrutturazione dei vigneti siano più consistenti rispetto al passato. Con la vecchia Ocm, infatti, coprivano a stento il 20 per cento degli investimenti e non erano perciò sufficientemente appetibili a promuovere un ringiovanimento reale della viticoltura provinciale. Intervenire sugli impianti è fondamentale per mantenere la produttività e dunque l’economicità alla coltivazione, che, di fatto, garantisce anche la conservazione del paesaggio con cui il territorio aretino è ormai conosciuto e apprezzato”.