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Afghanistan, il governo denuncia il ‘Times’

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LONDRA – E' scontro tra il governo italiano e il 'Times' per il quale i servizi segreti italiani avrebbero pagato 'mazzette' ai comandanti Talebani ed ai signori della guerra locali per mantenere calma l'area di Sarobi, ad est di Kabul, così come la provincia di Herat.

Indignato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa per il quale le informazioni date oggi dal quotidiano britannico "con parole di certezza, sono spazzatura". "Si tratta innanzitutto di una notizia offensiva per i nostri morti e feriti in Afghanistan e per il quotidiano grado di impegno dei nostri uomini in quell'area" tuona il ministro che riferisce di "aver dato incarico di procedere per denunciare" il giornale londinese. ''Ho avuto la conferma dal generale Camporini che non solo la Difesa -su questo ci metto le mani sul fuoco- ma nessun organo di Stato ha operato nel senso descritto dal 'Times'. Questo giornale -avverte il ministro della Difesa- si sta distinguendo per una campagna di anti-italianità, utilizzando tutti i mezzi utili senza consultarci e raccogliere un parere''.

Sulla vicenda è intervenuto anche Palazzo Chigi con una nota secondo la quale "il Governo Berlusconi non ha mai autorizzato né consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro in favore di membri dell'insorgenza di matrice talebana in Afghanistan, né ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo". "A riprova di ciò, – si legge in una nota – è sufficiente ricordare che soltanto nella prima metà dell'anno 2008 i contingenti italiani schierati in Afghanistan hanno subito numerosi attacchi e, specificamente nell'area del distretto di Surobi, il 13 febbraio 2008, nel corso di uno di questi è rimasto ucciso il Sottotenente Francesco Pezzulo". Si esclude altresì, conclude la nota, "che l'Ambasciatore degli Stati Uniti a Roma abbia, all'inizio del mese di giugno 2008, inoltrato al Governo italiano un formale reclamo da parte del suo Paese in relazione ad ipotetici pagamenti in favore dell'insorgenza talebana".

Anche Kabul difende l'operato del contingente italiano. "Non è possibile. Non è vero", ha detto Fawzia Koofi, vice presidente della Wolesi Jirga, la camera bassa del Parlamento afghano. "In Afghanistan – ha precisato la Koofi in un colloquio con Aki Adnkronos International – circolano molte accuse tra le forze Nato, con i Paesi che puntano il dito uno contro l'altro. Solitamente si tratta di accuse prive di fondamento". Poi l'invito alla cautela: "In un momento delicato per l'Afghanistan, in cui si devono ancora conoscere i risultati definitivi delle elezioni presidenziali del 20 agosto, non è il caso che all'interno della comunità internazionale si inizi con un meccanismo di accuse uno contro l'altro". "Simili atteggiamenti – ha proseguito – non contribuiscono a migliorare la situazione".

La vicenda. Secondo il Times, che cita ufficiali militari occidentali, i pagamenti clandestini dei servizi segreti italiani avrebbero contibuito alla morte di "dieci soldati francesi". A metà del 2008, i francesi avevano infatti assunto il controllo dell'area di Sarobi, prima affidata agli italiani. Ciò che gli ufficiali transalpini non sapevano era che i servizi segreti italiani avevano pagato per evitare le imboscate dei miliziani afghani. Il 18 agosto 2008, un mese dopo la partenza delle forze italiane dall'area di Sarobi, ci fu un agguato ai francesi, che apparentemente credevano di operare in un'area relativamente tranquilla, scrive il giornale londinese affermando che gli italiani tennero nascosta la storia dei pagamenti ai francesi. Una fonte Nato citata dal giornale conferma le 'mazzette': "I servizi segreti italiani fecero i pagamenti, non l'esercito", precisa, parlando di "decine di migliaia di dollari" che gli italiani regolarmente " versavano ai singoli comandanti degli insorti", per evitare attacchi e vittime tra gli italiani. La fonte Nato rende peraltro noto che l'intelligence americana seppe dei pagamenti e aveva manifestato il loro dissenso al governo italiano. "Gli italiani non lo hanno mai riconosciuto, anche se sulla questione vi erano intercettazioni telefoniche". In particolare, l'ambasciatore statunitense a Roma, Donald Spogli, avrebbe esposto le proprie lamentele al governo Berlusconi per le pratiche attuate dagli 007 italiani.

"Non commentiamo questa vicenda -puntualizza James Appathurai, portavoce della Nato- se non per dire che non ci risulta alcuna informazione interna che parli di 'tangenti' pagate da uno stato impegnato nella missione Isaf ai talebani. Le uniche cose che abbiamo sentito in tal senso sono quelle pubblicate dai giornali, niente di più".

"Non sappiamo -commenta infine il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto- se i servizi segreti hanno fatto quello di cui parla il 'Times' se è stato fatto, è stato per la legittima copertura delle nostre truppe. In ogni caso il crimine che verrebbe attribuito ai nostri 007, cioè di aver lavorato per evitare guai alle nostre truppe, non è un crimine ma secondo me fa parte del loro lavoro. Sul resto -conclude Cicchitto- che è chiaramente tendente a denigrarci, do una valutazione negativa, come per tante cose che compaiono sulla stampa estera".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign