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Crisi, ne ha sofferto 1 italiano su 2

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ROMA – Sul 47,6% degli italiani la crisi ha avuto ripercussioni ''significative'', ne sono cioè stati toccati concretamente, anche se con intensità differenti: quasi il 40% ha subito perdite nei propri investimenti, mentre il 30% ha subito una riduzione del reddito. E' la stima che proviene dal Censis nel suo 'Diario della crisi' in cui figura una lettura della crisi economica e delle sue ripercussioni. Una conseguenza positiva però c'è: gli italiani, sempre secondo il Censis, hanno 'fatto pace' con l'euro. Per il 53% la moneta unica ha infatti contribuito a mitigare gli effetti della crisi. Circa il 60% degli italiani per fare fronte alle difficoltà ha comunque cercato di ridurre i consumi, senza grandi differenze tra chi è intervenuto sulle spese in generale e chi solo su quelle voluttuarie. Ancor più dei consumi, si è contratta la tendenza, già assai modesta in Italia, ad indebitarsi: nei primi tre mesi dell'anno il ricorso al credito al consumo è diminuito del 10% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, in modo particolare sono calate le richieste di finanziamento per l'acquisto di autoveicoli e motoveicoli (-22,9%), nonché per gli elettrodomestici (-9,1%).

E per il 68,3% degli italiani non è affatto vero che ormai abbiamo toccato il fondo, ma anzi il peggio deve ancora arrivare. Un timore che è più forte nel Centro-sud che nel Nord-ovest.

Nel panorama del sostanziale calo di consumi di questi mesi, spiccano e, in questo momento, trainano quel poco di ripresa dei consumi che si comincia ad intravedere, quei prodotti che racchiudono in sé ''un nuovo valore aggiunto in grado di incoraggiare l'acquirente e di stimolare una propensione alla spesa ormai irrigidita'', spiega il Censis. Ed è così che certi tipi di spesa hanno conosciuto una crisi più lieve di altre: la spesa che dà soddisfazione, che permette di sfuggire la sensazione di impoverimento, senza spendere molto (un oggetto per la casa con un bel design, o un bene di consumo di prima qualità, magari in offerta). Le vendite di questa tipologia di prodotto sono aumentate dell'1,4%.

E ancora la tendenza è a comprare molto spendendo poco, il discount, i prodotti generici (che rappresentano il 13% del mercato), percentuale che è destinata a crescere; lo sfruttare gli incentivi economici, non solo quelli statali, ma anche gli sconti e le offerte speciali: il valore di queste vendite è aumentato del 5%; la spesa etica, prodotti ecologici o a basso impatto ambientale; il valore della praticità, ad esempio i cosiddetti prodotti ortofrutticoli di ''quinta gamma'', cioè quelli già lavati e tagliati, sono gli unici del comparto alimentare che hanno aumentato le vendite (+5%).

Il Censis segnala anche il ritorno alle tradizioni, sempre nel settore alimentare, ma non solo: tengono i prodotti che richiamano ''il tempo andato''. E cioè i prodotti locali, i DOP/IGP, ma anche alcuni prodotti per la cura del corpo; la voglia di risparmiare, con le auto GPL, o i prodotti a basso consumo energetico; l'innovazione, infine, che gratifica sempre gli acquirenti. I prodotti tecnologici ''funzionano'' solo se hanno un contenuto di innovazione, cioè se sostituiscono un prodotto ritenuto obsoleto.