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Dall’Italia delle pestilenze alla bioetica

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Dall’Italia delle pestilenze alla bioetica

FIRENZE – Non pochi fatti recenti riprongono l’antico contenzioso tra scienza e religione. Il dibattito sulla bioetica, il caso staminali, la polemica sull’evoluzionismo non sono che l’ultima incarnazione del difficile dialogo tra il mondo del sapere sperimentale e quello delle verità rivelate.
Ed è appunto dedicato agli aspetti medico-sanitari di una problematica tutt’oggi viva e irrisolta, il terzo appuntamento di Caffè letterario Galileo, il ciclo di incontri con l’autore organizzato per l’Estate Fiorentina dalla Fondazione Rinascimento Digitale.
Domani (ore 21) a Palazzo Strozzi, nel contesto della mostra Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio, il celebre medico scrittore Giorgio Cosmacini presenta il suo recente libro Il medico e il cardinale (Edizioni San Raffaele, pagine 192, € 16,50).
Gli fa da spalla il filosofo della scienza Felice Cimatti, noto anche al grande pubblico per le sue conduzioni del programma di radio Rai Farenheit. Nella lettura dei brani saranno coadiuvati dagli attori Giaele Paoletti e Stefano Casamonti.
In Il medico e il cardinale Cosmacini parla di oggi attraverso le vicende di ieri. Rievoca infatti il periodo delle grandi pesti che tra Cinquecento e Seicento spopolarono Europa e Italia, il tragico scenario delle epidemie pestilenziali nella Milano sforzesca e spagnolesca, rinascimentale e barocca, in cui si giustapposero, per lo più contrapponendosi tra loro, il governo medico-politico e il governo ecclesiastico della peste, ovvero Stato, Scienza, Fede.
Articolato negli oltre cento anni (1524-1632) di una storia cruciale (in parte raccontata da Manzoni nei Promessi Sposi), Cosmacini indaga dunque sulle diverse e contraddittorie reazioni alla peste di quelle che oggi chiameremmo autorità civili, sanitarie e religiose.
Questi mutevoli rapporti sono personificati, emblematicamente, dai medici dell’epoca Giovan Pietro Arluno, Ludovico Settata, Alessandro Tadino, ma anche dai vari cardinali che si succedettero come vescovi di Milano.
Il primo, Ippolito 11 d'Este, si guardò bene dal metter piede in città, abbandonandola al suo destino. Carlo Borromeo (il futuro san Carlo) si distinse invece per una irresolubile fiducia nel potere taumaturgico della trascendenza. Quanto a suo nipote Federico, uomo di cultura oltre che di fede, intuì la reale natura della peste, con ciò anticipando in qualche misura, e negli stessi anni di Galileo, il secolo dell’Illuminismo.
Giorgio Cosmacini è medico, laureato in Filosofia. Già primario nell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, insegna Storia del pensiero medico nella Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Filosofia della scienza e Storia della medicina nella Facoltà di Medicina e chirurgia della stessa Università.