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Fiat, Marchionne: ‘A fine 2011 stop auto a Termini’

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Fiat, Marchionne: ‘A fine 2011 stop auto a Termini’

ROMA – Nei prossimi due anni gli investimenti della Fiat in Italia ammonteranno a circa 8 miliardi di euro. E' quanto ha riferito l'amministratore delegato della casa torinese, Sergio Marchionnne, nel corso dell'incontro a Palazzo Chigi con governo e sindacati.
Ma la produzione di auto nello stabilimento di Termini Imerese cesserà a dicembre 2011, conferma Marchionne, motivando questa decisione con le "condizioni di svantaggio competitivo e le difficoltà strutturali" in cui il gruppo si trova ad operare nel sito siciliano.
L'ad del Lingotto ha sottolineato "il delta di costi eccessivo", aggiungendo che lo stabilimento "è in perdita ed oggi non possiamo più permettercelo". La Fiat, tuttavia, è pronta a valutare soluzioni diverse da quelle della produzione di auto. "Siamo disposti a discutere proposte di riconversione con la Regione Sicilia e gruppi privati. Siamo pronti a mettere a disposizione lo stabilimento", ha affermato il manager.
Per l'ad del Lingotto il contesto per il mercato dell'auto "continua ad essere sfavorevole". In questo quadro "Chrysler è fondamentale per Fiat", considerato anche che Bertone "costruirà due modelli" per il marchio americano.
C'è poi ''una forte disparità dei livelli di utilizzo della manodopera fra gli stabilimenti italiani e quelli esteri", evidenzia l'ad di Fiat, che insiste: "Dobbiamo affrontare il problema di petto. Se non lo facessimo – avverte – sarebbe una rovina".
Per sostenere la sua tesi, l'ad della casa torinese fa riferimento ai numeri. In Italia, riferisce, ci sono 5 stabilimenti, 22mila occupati, 650mila vetture; in Polonia 1 stabilimento, 6.100 occupati e 600mila vetture; in Brasile 1 stabilimento, 9.400 occupati, 730mila vetture.
E' necessario "conciliare i costi e la responsabilità sociale", rimarca Marchionne definendo "tutt'altro che rituale" l'incontro con i sindacati e parlando di un "piano ambizioso per l'Italia".
Nel biennio 2010-2011 arriveranno 11 nuovi modelli Fiat, tra cui il nuovo Doblò, la Giulietta, la nuova Panda e la nuova Y, ha annunciato Sergio Marchionne. Entro il 2012 si passerà dalle 650mila auto attuali a una produzione compresa in un range fra 800mila e 1 milione di vetture e, per i veicoli commerciali leggeri, fra 150mila 220mila unità.
A Mirafiori vengono confermati nel biennio i modelli attuali. A Cassino, nel 2010, si aggiungerà la produzione della Giulietta. Melfi "sta lavorando bene" e saranno confermati gli attuali modelli. Quanto a Pomigliano, ha spiegato Marchionne, "e' l'impianto piu' penalizzato per l'assenza di incentivi". Così, ha avvertito il manger, "lo stabilimento non può reggere", considerato anche che "sono stati già investiti 100 mln di euro e questo non è servito a sanare la sovraproduzione".
Da parte sua, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta ha rassicurato Marchionne: ''La Fiat – ha detto – troverà anche in Italia la stessa responsabilità riscontrata in Usa".
"Dobbiamo tutti prendere impegni per il polo industriale Termini Imerese", è stato invece il richiamo del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, al tavolo di Palazzo Chigi. "La criticità è quella", sostiene il ministro, e "Marchionne è disposto a collaborare".
Intanto circa 300 operai dello stabilimento di Termini Imerese manifestano tutto il loro disappunto per le notizie che arrivano da Palazzo Chigi sulla sorte del loro sito produttivo. Usa toni forti anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che dice: il governo "non può tollerare" un no della Fiat su Termini Imerese, che sarebbe "indecente".
La Regione, spiega il governatore, "può e vuole ristrutturare l'impianto; c'è la volontà di andare al tavolo mettendo molte risorse". Lombardo, che parla di un'eventuale chiusura di Termini come di "una ferita insanabile", chiama quindi in causa il governo che, di fronte ad un no di Fiat "dovrebbe dire un no altrettanto grande".
"Il cuore del problema è Termini Imerese", spiega il leader della Cgil, Gugliemo Epifani, focalizzando la sua attenzione sullo stabilimento siciliano. "Bisogna sciogliere questo nodo, perché se si perde un centro produttivo nel Mezzogiorno difficilmente si può sostituire", afferma il segretario generale del sindacato di Corso d'Italia, aggiungendo che "non ci puo' essere disparita' con le politiche di altri paesi europei che sostengono molto di piu' le produzioni".
Un tavolo di confronto per trovare soluzioni immediate a Termini. è la proposta avanzata dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Anche se ci sono due anni prima della fine della produzione dobbiamo agire immediatamente. Non possiamo lasciare i lavoratori nell'incertezza a Natale. Dobbiamo capire cosa possono fare la Regione, lo Stato e che impegni prende Fiat. Termini deve restare un sito industriale attivo. Non vogliamo il vecchio assistenzialismo", taglia corto il leader del sindacato di via Po.
"Si può affrontare un confronto sulla Fiat puntando su una sfida: come far sì che aumenti la produzione di auto – afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti – Non ci possiamo rassegnare a un tragitto che sembra già segnato. Vogliamo capire".

Articlolo scritto da: Adnkronos