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Lo Spazio a tempo di jazz

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Per Paolo Fresu da Berchidda, classe 1961, senza tema di esagerazioni uno dei musicisti jazz più grandi al mondo, è un sogno che diventa realtà. Perché erano almeno due anni che progettava uno spettacolo proprio all’interno del Centro di Geodesia Spaziale dell’ASI. “Quando lo vidi la prima volta – racconta – lo trovai subito bellissimo, affascinante. Un luogo ideale in cui far dialogare le stelle, lo Spazio e la musica”. E quella organizzata questa sera a Matera per celebrare il quarantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna si prospetta decisamente una serata unica, in un caleidoscopio di contaminazioni visive e musicali sospese tra arte e scienza. Il titolo è “Sassi e stelle sonanti”, dietro – oltre l’imput iniziale della tromba e del flicorno di Paolo Fresu – c’è la mano organizzativa dell’Agenzia Spaziale Italiana, della Regione e dell’APT della Basilicata. “Un evento unico, per ricordare il quarantennale di un giorno storico per la storia dell’umanità, con un concerto letteralmente ‘lanciato nello spazio’” lo definisce il Direttore dell’APT Giampiero Perri.

Lo spettacolo è stato costruito, scritto, voluto, da Paolo Fresu – che si esibisce con l’Alborada String Quartet e che, in versione solista, suonerà anche alle 17,30 nell’altrettanto suggestivo scenario della Chiesa rupestre di San Pietro Barisano – esclusivamente per questa occasione. “All’inizio sarò sulla struttura che sorregge la parabola – spiega Fresu – poi lentamente comincerò a scendere”. Contemporaneamente la parabola stessa ruoterà dall’alto verso il pubblico e sulla sua superficie – usata come uno schermo – verranno proiettate ininterrottamente immagini, non solo dello sbarco sulla Luna. “La musica – continua Fresu – sarà il commento continuo a quella visione e si interromperà solo quando si vedrà e sentirà Tito Stagno dare l’annuncio storico che era stata toccata la superficie lunare”.

Un’ora e diciannove minuti di immagini per un’ora e mazza di musica: anche il silenzio vuole la sua parte “perché voglio comunicare anche il senso di solitudine – sottolinea il musicista sardo – che sicuramente ad un certo momento, magari per poco, quegli astronauti avranno provato lassù quella notte”. Solitudine, Spazio, jazz: “il legame tra le note blu e lo Spazio blu c’è – conclude Fresu-. Mi sono sempre chiesto: chissà se questi due Armstrong si sono mai visti o conosciuti, queste figure fondamentali del ‘900, Luis inventore del Jazz e Neil esploratore lunare”.