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Play Art Festival 2009, un viaggio entusiasmante

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Play Art Festival 2009, un viaggio entusiasmante

Un viaggio lungo sette giorni, e nessuna possibilità di scendere. Otto, se si considera la magica notte con Patti Smith: un esordio da sold out. È stata l’artista americana a mollare gli ormeggi per questo viaggio del Play che ha coinvolto, emozionato e appassionato, migliaia di aretini, che in piena sintonia con il tema del festival si sono fatti trascinare come viaggiatori senza meta. Perché il Play è come un vestito comodo, adatto a tutti e per tutte le stagioni. Domenica sono stati i Negrita a riportare la nave in porto regalando un finale appassionato, a tratti ruvido e carico di sentimenti. Una serata lunghissima di musica iniziata alle 20:00 con la band vincitrice del Plug&Play, gli Inviola, che dopo un anno di selezioni e di formazione hanno aperto la serata conclusiva della Play Art Festival. E mentre il sole faceva capolino dal campanile del Duomo, ci si è resi conto che è difficile immaginare una location più incantevole per un festival.

Un occhio al tramonto, l’altro agli artisti che si sono alternati sul palco. Poi un momento emozionante, dedicato a due premi intitolati alla cantante aretina Valentina Giovagnini, da poco scomparsa. A ricevere la targa dalle mani dell’assessore alle politiche giovanili Lucia De Robertis, sono stati Lorenzo Bachini, miglior voce del Plug&Play e i Paolo Benvegnù, miglior band italiana. Qualche minuto di attesa e alle spalle del palco cala un fondale che sembra un muro graffitato, sale la tensione e salgono sul palco i Negrita. La folla s’infiamma da subito sulle note della band aretina, che alterna brani dai primi album, pensati nelle sale prova-cantina di Subbiano, alle hit più suonate del momento. È stato senza dubbio il concerto più rock del festival, che aveva l’ambizione di essere un viaggio e che ha centrato l’obiettivo.

Ed è “Gioia Infinita”, come il titolo della canzone dei Negrita che ha chiuso questo festival. Mentre Pau salutava il suo pubblico, lo spettacolo andava avanti tra le strade del centro storico, tra i mercatini e gli stand gastronomici che hanno colorato questa festa, tra le migliaia di persone che giorno e notte hanno respirato l’aria buona di questa terza edizione del Play Art Festival.
Nonostante il momento durissimo per la musica live e per la cultura in generale, i numeri del Play sono in forte crescita: in otto giorni di manifestazioni l’organizzazione calcola un totale di circa 90.000 persone che hanno frequentato almeno in parte la manifestazione e in 22.000 che hanno assistito agli spettacoli al Prato, se si considera lo straordinario afflusso per Sabina Guzzanti. D’altra parte, se il buongiorno si vede dal mattino, l’anteprima di Patti Smith del primo luglio era andata sold out, con oltre duemila persone nella piazza del Comune. Nota rosa del festival, anzi, Notte Rosa del festival, venerdì, quando si è realizzato il connubio tra il festival e l’iniziativa comunale dedicata alle donne. Una contaminazione cha ha generato un incredibile presenza di pubblico, per non parlare dei benefici che un’operazione del genere apporta alla città. Impossibile parlare di numeri sull’indotto, ma le immagini parlano da sole.

“Questa edizione del Play – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche Giovanili Lucia De Robertis – ci lascia estremamente soddisfatti e sereni. Abbiamo deciso di investire su una modalità di fare cultura che prevede una crescita progressiva sul territorio e questo è innegabile. Per questo motivo non è nemmeno nelle nostre più lontane intenzioni fare raffronti con altri tipi di manifestazioni. Il Play è una risorsa incredibile – continua – che ogni giorno ha portato nella parte alta della città migliaia di persone, lasciando gli operatori estremamente soddisfatti”.

A condividere le stesse impressioni è anche il neo presidente della Provincia Roberto Vasai, che ringrazia di cuore tutti coloro che lo hanno preceduto contribuendo all’organizzazione di eventi all’interno del festival. “Sono inoltre stupito dall’incredibile affluenza durante la Notte Rosa” ha affermato Vasai “è un bel segnale per la città, un segnale di ripresa. Per non parlare poi dell’offerta artistica di altissima qualità: mi sono imbattuto quasi per caso in una performance all’interno del cortile del palazzo comunale e ne sono rimasto sorpreso. Perché il Play Art non è solo il palcoscenico per grandi nomi internazionali, ma un luogo dove è possibile trovare eccellenze artistiche ovunque sparse nella città”. Dello stesso avviso anche il neo assessore alle politiche giovanili in Provincia Francesco Ruscelli “Questo è assolutamente un festival interculturale che è anche in grado di offrire ai giovani percorsi di formazione importanti”.

“Oggi più che mai il Play si conferma risorsa fondamentale di questa città – spiega Giovanni Tafuro direttore artistico del Play – un festival che in tre anni, ha portato in città artisti del calibro di Patti Smith, Tracy Chapman, Ben Harper, Goran Bregovic, Vinicio Capossela, i Subsonica, i Negrita, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, Giuliano Palma, Max Gazzè, Lou Reed, Peter Gabriel, Joan Baez, Peter Brook. Nomi che a tutti gli effetti fanno puntare sulla città tanti riflettori, rendendola sempre di più meta ambita per i turisti di tutto il mondo. Ad oggi – continua – possiamo tranquillamente pensare di essere tra i primi 10 festival in Italia e mentre molte realtà stanno chiudendo la nostra è in continua crescita proprio perché puntiamo sull’interculturalità e perché siamo all’interno di un circuito di eccellenze a cui ci ispiriamo nei metodi organizzativi.

La nostra forza è imparare anche da qualche piccola cosa fuori posto, probabilmente cercheremo di migliorare la sezione dedicata alla letteratura e di inserire nel percorso del Play all’interno del centro alcune iniziative dislocate per la città. Perché – conclude – il Play vuole essere, e lo sta dimostrando, un festival in cui le bellezze di questa città diventino cornice naturale di tutte le iniziative legate alla manifestazione. Così che i turisti possano venire, visitare luoghi meravigliosi della città e la sera godersi un concerto o uno spettacolo teatrale”.
E da domani si riparte, perché il festival vuole continuare a portare avanti un percorso dal basso, ponendosi come una risorsa per i gruppi musicali e teatrali presenti ad Arezzo. Il Play prenderà per mano tutti i giovani che in questa città chiedono attenzione e momenti di formazione.
Non rimane che aspettarsi sempre di più, rifare la valigia e ripartire per un altro lungo viaggio. Arrivederci al prossimo anno.