Home Attualità Russel Crowe reporter contro la corruzione in ‘State of play’

Russel Crowe reporter contro la corruzione in ‘State of play’

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ROMA – Un omaggio al giornalismo quale vero guardiano delle democrazia? "Oh, yes!". Risponde ancor prima della traduzione il regista Kevin MacDonald, che porta in sala il 30 aprile 'State of Play', un conspiracy thriller – come lui stesso lo definisce – targato Universal con il reporter d'assalto Russell Crowe e il politico Ben Affleck, in un cast pieno di stelle che puo' contare anche su Helen Mirren, Rachel McAdams, Jason Bateman, Jeff Daniels e Robin Wright Penn.

Ispirato in primis a 'Tutti gli uomini del presidente', il celebre film di Alan J. Pakula sullo scandalo Watergate, 'State of Play' nasce per volonta' del regista de 'L'ultimo re di Scozia' e del doc premio Oscar 'One Day in September' quale "aiuto al buon giornalismo su carta stampata, che vive una fase di profonda crisi a cui i blog non sono ancora in grado di supplire. Proprio per questa debolezza, secondo alcuni opinionisti la politica corrotta vivra' un'epoca d'oro nei prossimi dieci anni".

"Terminata l'universita', volevo fare il giornalista, ma per la recessione non ho trovato lavoro", rivela MacDonald, e prosegue: "La corruzione politica che metto alla berlina riflette la mia visione oscura dell'umanita', che gia' impregnava il biopic sul dittatore Idi Amin, l'ultimo re di Scozia".

Del Cal McAffrey di Russell Crowe, veterano reporter di Washington alle prese con una serie di efferati omicidi e legato a doppio filo a Stephen Collins (Affleck), astro nascente del Congresso e originariamente pensato appartenente allo schieramento democratico, MacDonald dice: "Non e' un eroe senza macchia, ma un giornalista molto umano, pieno di vizi, che commette molti errori, ma alla fine fa la cosa giusta. Ed e' quello che auspico per il miglior giornalismo".

"Il personaggio di McAffrey, pur drammatizzato ed esagerato per le logiche dell'entertainment, e' dibattutto – aggiunge il regista – tra knowledge e belief, ovvero il giornalismo basato sui fatti che ha sempre difeso e la volonta' di credere all'amico deputato, cercando prove ad hoc".

Da ultimo, il regista spiega dove ha tratto ispirazione per la gigantesca cospirazione di 'State of Play', imperniata sulla concessione ai privati della sicurezza non solo esterna (Iraq e Afghanistan) ma anche interna agli States: "Oggi meta' delle forze in Iraq sono composte da contractors privati, il training delle forze di polizia americane e' in mano ai privati, l'FBI stessa ha appaltato ai privati servizi di intelligence, i primi a giungere a New Orleans per l'uragano Katrina sono stati i privati: se si arrivasse alla privatizzazione completa dell'intelligence e del settore militare i cittadini non avrebbero piu' alcun potere. Purtroppo, la cospirazione di State of Play e' vera al 100%…", conclude.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Cinematografo.it