Home Attualità Fischietti, orologi e una Ferrari: nello stomaco trovato di tutto

Fischietti, orologi e una Ferrari: nello stomaco trovato di tutto

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MILANO – Chi ha poca fantasia ingoia semplici monetine (gradita tutta la gamma, eccetto i pezzi da 2 euro). Ma ci sono anche bimbi che provano ad 'assaggiare' fischietti o macchinine giocattolo (nella lista spicca una Ferrari rosso fiammante) e c'e' addirittura chi non disdegna gli aghi del sarto o chi arriva a deglutire orologi e posate. In genere carcerati, come atto dimostrativo o per disperazione. Storie di endoscopia d'urgenza all'ospedale Niguarda di Milano, dove opera un team di esperti specializzati nella rimozione di oggetti inghiottiti per sbaglio oppure, piu' raramente, per precisa volonta'.
"In 30 anni di endoscopia d'urgenza mi e' capitato un po' di tutto", confessa all'ADNKRONOS SALUTE Alfredo Rossi, direttore della Struttura complessa di endoscopia digestiva e interventistica dell'ospedale meneghino, che su 'La gestione dell'ingestione di corpi estranei' firma un articolo in pubblicazione sul Giornale italiano di endoscopia digestiva. "Qui a Niguarda interveniamo su 20-25 casi all'anno – spiega – Di questi, 5-7 riguardano bambini (con 1-2 episodi da considerare pericolosi), mentre per il resto si tratta di persone adulte: meta' sono ingestioni accidentali e meta' volontarie (pazienti con problemi psichiatrici, detenuti o corrieri della droga)", elenca lo specialista.
Se nell'inventario degli oggetti ingoiati si contano anche i bocconi di cibo (in gergo tecnico boli alimentari), allora "l'ingestione di corpi estranei non e' un evento raro – precisa Rossi – la maggior parte riesce a transitare spontaneamente attraverso il canale alimentare e viene espulsa con le feci", ma "il 10-20% rimane intrappolato nell'esofago o nello stomaco e va rimosso per via endoscopica. Solo l'1% circa richiede un'operazione chirurgica". I modi e tempi dell'intervento di 'estrazione' variano in base al tipo e alla forma del corpo estraneo. Ma in genere sono storie a lieto fine, anche quando il recupero da' filo da torcere ai medici: "La mortalita' e' estremamente rara", tranquillizza l'esperto.
Dalla lisca di pesce ai noccioli di frutta, dal balocco alla protesi dentaria, dall'utensile alla spilla da balia o alla lametta, dall''ovulo' di droga all'oggetto di piombo, fino a magneti, pile a stilo oppure a disco. Il campionario di cio' che grandi e piccini riescono a inghiottire e' degno di un collezionista.
E di aneddoti da consegnare alle cronache Rossi ne ha piu' di uno. "Una volta, per esempio, mi e' successo di estrarre dallo stomaco di un bambino un fischietto rosso. Ma la cosa divertente – ricorda – e' che quando gliel'ho mostrato lui mi ha guardato stupito e mi ha detto: 'Non e' mio, il mio fischietto era verde, mica rosso'". Un piccolo giallo in corsia, sorride l'endoscopista di Niguarda. La storia piu' incredibile vede pero' protagonista un bimba cinese di tre mesi e mezzo: "La sua famiglia aveva un cravattificio e il cuginetto le aveva fatto ingoiare 23 aghi". Il caso sembrava disperato, eppure con gli strumenti giusti e tanta pazienza "siamo riusciti a estrarli dallo stomaco uno per uno".
Ancora: "All'asilo un bambino aveva ingoiato un punteruolo", anch'esso rimosso con successo, mentre un altro "ha inghiottito il modellino di una Ferrari". Pacheggiato per qualche ora nello stomaco del piccolo, il bolide in miniatura e' stato riconsegnato al suo temerario possessore "ancora perfettamente funzionante", assicura l'esperto. D'altronde si sa, riflette: quando un bimbo scopre il mondo porta tutto alla bocca e ogni mamma lo impara subito. Cosi', in Italia, il 35% delle ingestioni si verifica in eta' pediatrica. "La fascia piu' critica va da uno a 5 anni, con un picco massimo di 'curiosi' intorno ai 2 anni". Fra gli adulti, invece, i numeri sono piu' alti tra i 25 e i 44 anni, con una lieve prevalenza di pazienti maschi, "verosimilmente legata a intenzioni dimostrative di pazienti particolari". Per esempio i detenuti, perche' una notte in ospedale e' sempre meglio di un'altra passata in prigione.
Sull'ingestione di corpi estranei tra i carcerati ha molto da raccontare anche Marta Bini, 'camice rosa' nell'equipe dei 5 specialisti di Niguarda: "In questi pazienti – riporta l'esperta sul giornalino dell'azienda ospedaliera milanese – l'ingestione e' volontaria. Non solo: gli oggetti ingoiati sono particolarmente strani e di difficile estrazione, in modo da dover richiedere l'intervento in ospedale. Capita cosi' di dover intervenire per estrarre orologi, anche di grosse dimensioni, molle del letto e pile, piu' di una nello stesso stomaco e tenute insieme con una calamita ingoiata in un secondo momento. Recentemente abbiamo estratto quasi mezzo servizio di posate: ben 4 forchette", riferisce. "Erano di stagno, erano state spezzate in due e ingoiate", conferma Rossi.
Pinze dai nomi piu' bizzarri (denti di topo, alligatore, pellicano) forgiate ad arte per permettere il recupero del corpo inghiottito, retini 'da farfalla' e cestelli per raccoglierlo, cateteri-calamita per agganciarlo se e' di metallo e trascinarlo via. Sono solo alcuni degli speciali strumenti nell'armamentario di questi 'rabdomanti' degli oggetti smarriti in pancia. Ma quando bisogna intervenire in sala operatoria? E quando invece si puo' lasciare che la digestione faccia il suo corso, magari favorendo l'auto-espulsione dell'oggetto? Tutto dipende ovviamente dalle condizioni del paziente e dal tipo di corpo estraneo ingerito, "se e' vulnerante o no, se rischia o meno di rilasciare sostanze tossiche come il piombo", riassume l'endoscopista. Quando e' possibile, poi, e' utile esaminare un 'oggetto gemello' (uguale a quello ingoiato) sul quale eseguire prove strumentali in modo da scegliere l'attrezzatura chirurgica piu' adatta.
Semplificando, "possiamo dire che l'organo piu' critico e' senza dubbio l'esofago. Quando il corpo estraneo si ferma li' – dice Rossi – a meno che non sia una monetina", la cui ingestione in genere si risolve da se', "vale in ogni caso la regola delle '3S': intervenire 'Si', Sempre e Subito', perche' se l'esofago si perfora sono guai. Mentre se l'oggetto finisce nello stomaco, abbiamo piu' tempo e l'estrazione e' piu' semplice".
Forti di un'attivita' pari a "circa 7.500 endoscopie all'anno – calcola Rossi – di cui un terzo interventistiche, dall'asportazione di polipi all'impianto di protesi", gli esperti del Niguarda hanno imparato che anche quando si tratta di rimuovere un corpo estraneo ingerito "e' sempre meglio lavorare in camera operatoria, con tutto il team allertato e alla presenza dell'anestesista". La mossa numero uno, infatti, "e' creare condizioni di assoluta sicurezza. Se l'oggetto da recuperare e' pericoloso, per esempio, e' opportuno agire in anestesia generale. Cosi' la trachea e' protetta dal tubo dell'anestesia e il corpo estraneo non rischia di finire nelle vie respiratorie", dove potrebbe soffocare il paziente.
Un caso a parte, puntualizza lo specialista, e' rappresentato dalla "sottocategoria dei 'mangiatori' di ovuli di eroina". Sui 20-25 casi di ingestione di corpi estranei che arrivano ogni anno all'attenzione di Rossi e colleghi, "al massimo uno riguarda questo sottogruppo. Nella mia carriera sono intervenuto in 5, ma le linee guida attuali sconsigliano la rimozione endoscopica", per evitare che la droga fuoriesca dal suo 'contenitore' con il pericolo di gravi danni. "Oggi la regola e' somministrare a queste persone, in ambiente protetto, sostanze che favoriscano l'auto-espulsione dell'ovulo".
Ultimo tipo di ingestione 'anomala' quella relativa a sostanze caustiche come candeggina, vetriolo o prodotti per l'igiene del bagno. Volontaria nei tentativi di suicidio, puo' essere pero' accidentale quando il prodotto viene travasato dal contenitore originario a un altro senza etichetta. Allora il rischio di fare confusione e' dietro l'angolo e 'deglutire' queste sostanze puo' provocare danni irreversibili. Come intervenire in attesa dei soccorsi? Tre le regole dettate dai medici di Niguarda, che sul tema hanno realizzato in collaborazione con il Comune iniziative di sensibilizzazione e prevenzione: 1) Non cercare di far vomitare il paziente, perche' un secondo passaggio della sostanza caustica lungo l'esofago peggiorerebbe la situazione; 2) Bere acqua per diluire il caustico; 3) No ai presunti antidoti come ad esempio il 'leggendario' bicchiere di latte, che si stratificherebbe sulle pareti dell'esofago compromettendo una corretta diagnosi endoscopica.

Articlolo scritto da: Adnkronos