Home Attualità Il mondo dello spettacolo oggi si ferma

Il mondo dello spettacolo oggi si ferma

0

Roma (Adnkronos/Ign) – Teatri, cinema, circhi, sale da concerto e set cinematografici, tutti fermi. Il mondo dello spettacolo ha indetto una giornata di sciopero nazionale organizzata da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro i tagli previsti nella Finanziaria 2011. Oggi quindi i lavoratori del settore incrociano le braccia chiedendo al Governo, ancora una volta, il reintegro del Fus, il Fondo Unico per lo Spettacolo, gli incentivi fiscali a sostegno del mondo dello spettacolo e una politica di investimento che riconosca il cinema come un'industria. A Roma prevista un'assemblea al cinema Adriano.
Ma sono diverse le iniziative in Italia. A Torino circa un centinaio di lavoratori del settore spettacolo sono scesi in piazza questa mattina. I manifestanti, dal presidio promosso in piazza Carignano si sono spostati davanti al Teatro Regio e poi per qualche minuto hanno bloccato via Po sedendosi a terra. Poi il corteo si è diretto verso la sede della Rai in via Verdi.
"Fino a tre anni fa i lavoratori discontinui lavoravano circa 80 giorni all'anno, oggi, con i tagli alla cultura le giornate di lavoro si sono ridotte oltre la metà e alcuni di loro non arrivano nemmeno a 40 giorni -ha spiegato Pietro Gabriele della segreteria regionale Slc-Cgil Piemonte- Molti di coloro che sono oggi presenti al presidio stanno rischiano il posto di lavoro. Abbiamo già fatto un'intesa di massima con l'Agis per attivare gli ammortizzatori in deroga, compresi i contratti di solidarietà -ha concluso- ma crediamo non siano sufficienti, per questo chiediamo di attivare un tavolo di crisi, con regione, provincia e comune di Torino".
I COMMENTI. ''Buon appetito al ministro Tremonti che è riuscito a mangiarsi la cultura", dice Emilia De Biasi, deputata Pd in commissione Cultura della Camera. "Per questo, mai come oggi, sono vicina al mondo dello spettacolo (come tutto il suo partito, ndr) che con sacrosanta ragione sciopera per affermare il proprio diritto all'esistenza; si tratta di più di 250 mila lavoratrici e lavoratori che costituiscono una parte rilevante dell'economia e dello sviluppo del paese''.
Il governo -prosegue De Biasi- ha dimostrato disprezzo per la cultura tagliando di quasi il 40 per cento il Fondo unico per lo spettacolo e mettendo così in ginocchio teatri, cinema, musica, danza, circhi e spettacoli viaggianti che dovranno vivere con 260 milioni in tutto per i prossimi tre anni. Inoltre, non hanno voluto stanziare i fondi per la defiscalizzazione nel cinema, filiera industriale di primo piano in Italia. La situazione è al collasso''.
In una nota il Partito Democratico scrive: "L'unica politica messa in atto dal governo Berlusconi in questi anni è stata la riduzione degli stanziamenti per tutto il settore culturale, mettendo così a rischio l'occupazione, la tenuta delle imprese piccole e medie e il sistema dell'indotto. Vogliamo ricordare, ancora una volta, al ministro Bondi e al ministro Tremonti che la cultura in Italia produce oltre 40 miliardi di euro del Pil e occupa 550 mila lavoratori, dando da mangiare a milioni di famiglie. Per non parlare dell'indotto che genera''.
''Vogliono riportare l'Italia al bianco e nero", afferma Nichi Vendola in un messaggio di sostegno di Sinistra Ecologia Libertà ai promotori della mobilitazione. "Mentre la cultura, il cinema, il teatro – aggiunge – colorano la vita di tutti noi e arricchiscono il Paese''.
Di tutt'altro avviso il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta che ieri è tornato a polemizzare in materia di finanziamenti pubblici allo spettacolo. "In questo Paese sotto il termine 'cultura' si è realizzato un grande imbroglio. Una cosa è la cultura, una cosa è lo spettacolo, una cosa sono le rappresentazioni: lo Stato finanzia i beni pubblici. Non necessariamente finanzia i beni privati. La cultura è un bene pubblico e va finanziato. Lo spettacolo no". E' quanto ha affermato il ministro nel corso della puntata "Effetto Domino", che andrà in onda stasera alle 23.50 su LA7.
"In passato, sulla base di commissioni clientelari uno presenteva un copione e riceveva un milione, due milioni a fondo perduto", ha aggiunto. "Quando quei quattro di Liverpool hanno commercializzato le loro canzoni, quelle sono diventate cultura. E poi sono state tutelate", ha concluso.

Articlolo scritto da: Adnkronos