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La direttrice del Museo Egizio parla della mostra sull’antico Egitto

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La direttrice del Museo Egizio parla della mostra sull’antico Egitto

Arezzo – Dal 25 settembre al 30 aprile 2011, il Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di via Margaritone 10 ospita per la prima volta ad Arezzo una importante mostra dedicata al tema della civiltà egizia, esponendo il corredo quasi completo di Tjesraperet, nutrice di una principessa, figlia del faraone della XXV dinastia Taharqa. L’appellativo di “nutrice” non tragga in inganno: accompagnato da quello di “Signora della Casa” designava una figura di alto livello sociale, legata all’ambiente di corte. L’uomo con lei sepolto, di nome Gedkhonsuefanekh, probabilmente il marito, apparteneva d’altronde al clero tebano.
La mostra si è aperta in corrispondenza delle Giornate Europee del Patrimonio 2010 e la Soprintendente Archeologia Silvia Vilucchi snocciola subito soddisfatta i dati sui visitatori: “700 persone in due giorni hanno visitato la mostra, certamente attratte dall’ingresso gratuito ma pur sempre una cifra che denota il fascino che l’antico Egitto esercita sul pubblico. Si tratta del doppio di visitatori dello scorso anno, quando vennero resi accessibili i mosaici di Palazzo Lambardi in Corso Italia. Correlati all’evento, partiranno da novembre le attività e i laboratori della sezione didattica della Fraternità dei Laici di Arezzo, distinti per fascia d’età, anche prescolare, rivolti alle scolaresche e a gruppi di famiglie. Introdurranno alla conoscenze dei tanti aspetti di questa seducente civiltà, dai geroglifici alle tecniche di seppellitura”.
Maria Cristina Guidotti, direttrice del Museo Egizio di Firenze e curatrice dell’evento aretino ci fa da guida alla mostra: “si tratta di un’esposizione articolata in tre sezioni con oggetti tutti conservati al museo fiorentino che è il secondo in Italia dopo quello di Torino: la prima consiste nell’inquadramento storico-artistico del periodo della XXV dinastia, una sorta di ‘rinascimento faraonico’ legato ai cosiddetti faraoni ‘neri’ che, provenienti dalla Nubia, l’attuale Sudan settentrionale, conquistarono l’Egitto dopo esserne stati a lungo sottomessi. Tra i faraoni nubiani, nel 690 a.C. salì al trono Taharqa, che si trovò a dover contrastare il tentativo di conquista dell’Egitto da parte degli assiri. Il lungo regno di Taharqa, durato 26 anni, fu il periodo più brillante della dinastia dei ‘faraoni neri’. Il figlio Tanutamon tentò di riconquistare il nord rimasto sotto il controllo assiro ma fu respinto in Nubia dal re Assurbanipal che nel 664 a.C. saccheggiò la città di Tebe. Assurbanipal, prima di ritirarsi in patria, affidò il governo dell’Egitto al principe di Sais Psammetico I che fondò la XXVI dinastia restituendo l’indipendenza alla valle del Nilo.
La seconda sezione consiste nel corredo della nutrice con il suo straordinario sarcofago, la maschera funeraria e una esemplificazione dei reperti che facevano parte comunemente dei corredi funerari egizi. Il corredo di Tjesraperet, è stato portato al Museo Egizio di Firenze insieme al materiale raccolto in Egitto dalla spedizione franco-toscana del 1828-29. Prendendo spunto dallo specchio e dalle suppellettili che arricchiscono il corredo, la terza sezione è dedicata alla cura del corpo: vi sono esposti oggetti da toilette, specchi, pettini, spilloni per i capelli, oggetti indispensabile per truccarsi e pettinarsi. La cura del corpo ebbe sempre una notevole importanza tra gli antichi egiziani: oltre al bagno, l’ungere il corpo con oli e balsami rappresentava una necessità per evitare screpolature e mantenere la pelle morbida ed elastica. I papiri medici riportano numerose ricette per la cura della pelle e per migliorare l’aspetto fisico. Trucchi, essenze aromatiche e profumi, usati sia da uomini sia da donne, davano il tocco finale”.