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Rete Teatrale Aretina: Officine della Cultura presentano ‘Lagerpurim’

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Rete Teatrale Aretina: Officine della Cultura presentano ‘Lagerpurim’

AREZZO – Racconta Solly Ganor, un sopravvissuto ai campi di Dachau: “A metà marzo ci concessero una domenica come giorno di libertà, cosa che ci lasciò del tutto sbalorditi. Il campo era coperto di neve, ma già si sentiva la primavera in arrivo. Tra noi c’era Chaim, il rabbino. Non riuscimmo mai a sapere se lo fosse veramente, improvvisamente lo notammo che urlava a squarciagola: “A morte Hamàn! A morte Hamàn!”. In testa aveva una corona ed era avvolto da una coperta. Rimanemmo pietrificati di fronte a questa strana apparizione, incapaci di credere ai nostri occhi e alle nostre orecchie: ballando sulla neve, diceva: “Sono Assuero, re di Persia!”. Poi si fermò, si rimise in piedi, con il mento rivolto al cielo e il braccio destro teso e urlò: “A morte Hamàn! Sappiamo tutti chi è l’Hamàn di oggi!”. Eravamo convinti che anche lui, come tanti altri, avesse ormai perso la ragione; poi disse: “Fratelli ebrei! Che cosa vi succede? È Purìm oggi! Cantiamo una canzone di Purìm!”. Persino a Dachau riuscimmo a tener viva la tradizione della recita di Purìm. Ma non era tutto. Il nostro rabbino (era un profeta?) ci aveva promesso le Mishloach Manot, i doni di cibo tradizionali. Allucinazione? No, miracolo dei miracoli! Nel pomeriggio una delegazione della Croce Rossa Internazionale arrivò al campo. Era la prima volta che si interessava a noi. Così, ognuno di noi ricevette un pacco che conteneva una scatola di latte condensato, una barretta di cioccolato, qualche zolletta di zucchero e un pacchetto di sigarette. Come descrivere la nostra gioia? Morivamo di fame e improvvisamente a Purìm ricevemmo questi regali dal cielo, questo festino regale. Da quel momento, nessuno dubitò più dello spirito profetico di Chaim il rabbino. La sua profezia si avverò, due mesi dopo, Hamàn – Hitler si suicidò a Berlino mentre coloro che tra di noi erano sopravvissuti furono liberati dall’esercito americano il 2 maggio 1945”. (dalla rivista Pensieri di Torà: n. 21, speciale Purim, marzo 2007)
Celebrare un giorno di libertà e speranza mentre si è deportati in uno dei più orribilmente famosi campo di concentramento.Cosa si prova in quei momenti? Cosa hanno vissuto il gruppo di ebrei che celebrava un giorno di festa con la consapevolezza della morte che sarebbe potuta giungere di lì a breve? Officine della Cultura ed Enrico Fink, definito da Moni Ovadia “un tessitore che cerca di ricucire l’infranto”, hanno provato ad immaginare quel giorno di festa e di speranza quando la neve cadeva copiosa come le vite di molti uomini e hanno realizzato lo spettacolo “Lagerpurim” che andrà in scena sabato 30 gennaio, alle ore 21,15 al Teatro Verdi di Monte San Savino (in replica il domenica 31 gennaio, alle 17,30 al Teatro

di Anghiari). E' il 1944, siamo a Dachau. E' il giorno di Purim, la festa ebraica che parla della rivincita del popolo di Israele sul perfido Haman, il consigliere del re persiano Assuero, ad opera della regina Esther e di suo zio Mordechai. Nel giorno di Purim ci si traveste, si balla, si festeggia in un folle carnevale questo momento di vita, di riscatto e di salvezza. Itzik è nel lager, non ha più voglia di ricordare, è ridotto a un numero, a una "bestia senza sogni". Proprio quel giorno, quando sta per cedere al freddo e agli stenti, gli si materializza davanti, in una specie di incubo allucinato, la sua vita di prima, quando era un attore in un teatro di Varsavia e con il suo gruppo recitava un Purismpil, uno spettacolo sulla vicenda di Esther e della vittoria del suo popolo. Guidato da Yankel, spirito-guida, Itzik, dapprima riluttante, si lascia condurre a rivivere il suo passato, in un gioco crudele e liberatorio di ricostruzione. Il confronto con i temi di libertà, di rivincita, di ordine capovolto che costituiscono l'essenza di Purim, da una parte riaccende in lui la speranza di sopravvivere, di avere la meglio sugli aguzzini, dall'altra lo rimette in contatto con le sue perdite, con il dolore, con la sua umanità che sembrava perduta.
Ma forse proprio aver ritrovato se stesso, essere uscito dalla spersonalizzazione a cui è stato condannato è il vero gesto di trasgressione, di dignità, che ha la meglio sull'odio degli assassini che vorrebbe annientarlo.
Uno spettacolo in cui il piano della realtà e quello dell'immaginazione si intrecciano continuamente, dove le figure della storia biblica offrono lo spunto per un confronto con la tragedia della storia, dove, in un gioco d'ombre, tra nostalgia e volontà di resistere, di tramandare memoria e senso, il protagonista riesce ad evadere dalla sua prigione, almeno con la fantasia, nello spazio di un ricordo.

Sabato 30 gennaio alle ore 18,30 i protagonisti di “Lagerpurim” saranno ospiti dello spazio “Aperitivo all'Interno 43” (Via Sansovino, 43 – Monte San Savino) dove dialogheranno con il pubblico prima dell’inizio dello spettacolo.

Anche il biglietto di questo spettacolo, come di tutti quelli che fanno parte della Rete Teatrale Aretina, è già acquistabile on-line all’indirizzo http://rta.ticka.it.

La Rete Teatrale Aretina da anni realizza il proprio progetto all’interno di un percorso di formazione, distribuzione e produzione dello spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e mette in rete 7 teatri, 6 compagnie, molti Comuni e vari Istituti scolastici.