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Russia ancora nell’inferno

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Russia ancora nell’inferno

MOSCA – Il caldo e la siccità non danno tregua alla Russia che si è trasformata in un vero e proprio inferno con 550 incendi ancora attivi e 54 morti. Le ultime due vittime oggi: si tratta di un volontario contro gli incendi e un soldato impegnato a spegnere il fuoco initorno all'impianto di ricerca nucleare di Sarov. Una catastrofe che costerà al paese 15 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro), così scrive il quotidiano russo 'Kommersant', precisando che la gigantesca somma corrisponde più o meno all'1% del pil russo.
Le autorità sanitarie temono epidemie e si moltiplicano gli allarmi. Secondo Andrei Seltsovski, capo del dipartimento sanitario di Mosca, il tasso di mortalità nella capitale è raddoppiato (attualmente muoiono 700 persone al giorno contro una media di 360-380) in seguito all'ondata di calore e ai roghi che hanno devastato 7.600 chilometri quadrati di territorio, un'area pari a dieci volte quella della città di new York. Le autorità hanno dichiarato che il tasso di monossido di carbonio presente a Mosca è di sei volte superiore al limite consentito, mentre le temperature si attestano attorno ai 40 gradi.
Intanto, sono state domate le fiamme attorno all'impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti nucleari di Mayak, vicino alla città russa di Ozyorsk. Lo ha reso noto Irina Andrianova, portavoce del ministero della Protezione civile. A Ozyorsk il sindaco aveva dichiarato lo stato d'emergenza e proibito di accendere fuochi all'aperto.
Questa mattina un esperto dell'organizzazione ambientalista Greenpeace, Christoph von Lieven, aveva lanciato l'allarme per la possibile diffusione di materiale radioattivo in seguito agli incendi che stanno devastando la Russia e aveva sottolineato la pericolosità della situazione a Mayak, già teatro di un grave incidente nel 1957. La compagnia nucleare russa Rosatom ha risposto invitando a non diffondere il panico e ricordato che i siti per lo stoccaggio di materiale radioattivo sono protetti da vari strati di metallo e cemento in grado di fermare le fiamme.
Tante le emergenze nel Paese, non per ultima quella legata all'agricoltura con la produzione del grano che subirà, secondo le stime, un calo del 35%, mentre le previsioni meteo prevedono un abbassamento delle temperature solo a partire da domani.
Emergenze che hanno fatto sì che la Russia sospendesse i test di alcuni missili Iskander e di altri armamenti realizzati nella località di Kolomna, a 113 km a sud-est di Mosca. Lo ha reso noto Valery Kashin, direttore della Kbm, l'impresa che realizza questi armamenti. "Dall'inizio della siccitià – ha affermato – abbiamo sospeso tutti i test e attualmente non possiamo ovviamente riprenderli perché vi sono seri rischi di incendio".
Numerose le istallazioni militari interessate o minacciate dagli incendi. Due basi dell'esercito russo sono state bruciate il 29 luglio nella zona di Mosca. Lo scorso 5 agosto, inoltre, il governo ha annunciato di aver trasferito verso un luogo sucuro munizioni d'artiglieria e missili da un deposito ne Alabinsk, nel distretto di Naro-Forminsk, a 70 km a sud-est di Mosca.