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‘Unoaerre simbolo di un sistema economico abbandonato a se stesso’

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‘Unoaerre simbolo di un sistema economico abbandonato a se stesso’

Arezzo – «Siamo di fronte all’ennesima deflagrazione della crisi di un’azienda aretina e, puntuale, arriva, la vuota liturgia delle dichiarazioni politiche degli eletti alle cariche di governo locale, regionale e nazionale. Ancora una “commedia delle parti” con stantie frasi di circostanza, tipiche di una classe politica poco incline all’analisi e all’autocritica, ma ben allenata al “paladinaggio” di convenienza.
Sono decenni che nulla viene fatto per l’economia di Arezzo e della sua provincia. Chi si è succeduto al governo degli enti locali o coloro che ci hanno rappresentato nelle istituzioni sovraterritoriali, non hanno mai lavorato ad un progetto sinergico capace di creare le precondizioni politiche e una nuova matrice infrastrutturale sulla quale le imprese aretine potessero piantare e far crescere floridamente la loro idea di businnes.
Così gli imprenditori aretini hanno resistito fino ad oggi in una continua corsa ad handicap. Le aziende non hanno trovati partner istituzionali ma veri e propri vampiri. In primo luogo lo Stato con tasse inique, politiche occupazionali e del lavoro così assurde da nuocere a dipendenti e titolari; la mancanza di politiche economiche locali e un sistema bancario con un accesso al credito blindato.
Arezzo è una città che, nel nuovo millennio, ancora si chiede se ci vuole o meno un aeroporto; se sarebbe giusto o meno avere una stazione sulla Direttissima, se è necessario (forse si, forse no) un collegamento ferroviario con l’Adriatico. E poi se … etc etc!
Intanto chi ha il dovere d’impegnarsi, non fa nulla e il centro sinistra regionale fa i propri interessi e centralizza il controllo delle nostre infrastrutture e dei nostri servizi lontano da Arezzo, grazie alla complicità di una classe politica locale preoccupata del mantenimento del proprio status quo piuttosto che impegnarsi per ottenere quello che spetterebbe ad un territorio come quello aretino.
Le aziende che chiudono sono quindi un chiaro indicatore. la cartina di tornasole di un territorio abbandonato a se stesso, utilizzato solo come merce di scambio per una piccola schiera di opportunisti. Manca del tutto il sogno, ogni ideale è assente, è più semplice governare nascondendosi sempre dietro al solito ritornello della capienza dei bilanci oppure piantando i paletti della burocrazia, piuttosto che utilizzare il sistema pubblico come strumento di nuovi progetti, magari difficili e ambiziosi. Purtroppo la nostra classe dirigente è da decenni mediocri e tragici sono i risultati che ne sono conseguiti. Su questo deserto, su questa deficienza strutturale ogni congiuntura cade con forza devastante. Gli imprenditori aretini? Naufraghi su una zattera sgangherata in balia di un mare in burrasca.»