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Anche Arci di Arezzo aderisce allo sciopero generale promosso da CGIL

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Anche Arci di Arezzo aderisce allo sciopero generale promosso da CGIL

Arezzo – L’Arci di Arezzo, con lo sciopero generale del 6 settembre, si unisce alla richiesta del sindacato perché il Parlamento cambi radicalmente la manovra economica varata dal governo.

Francesco Romizi, presidente di Arci Arezzo: “Questa manovra è profondamente iniqua e scorretta, non possiamo stare a guardare un governo che manda a picco il nostro paese e le lotte sociali di una vita. La manovra proposta non risolve affatto il problema del debito, ma si limita a tagliare la spesa pubblica e quella sociale, andando ad infierire nuovamente sui lavoratori dipendenti, i pensionati e le famiglie. Più grave ancora, è che non vengano toccati i grandi capitali, la parte forte del Paese che vive alle spalle dei meno abbienti, né tantomeno i costi e i benefici dei politici. Per questo anche l’Arci di Arezzo, in linea con la direzione nazionale, aderirà allo sciopero di domani”.

Non possiamo che essere d’accordo con quel che si legge nel comunicato dell’Arci nazionale: “Nel provvedimento del governo non c’è solo improvvisazione e assenza di misure strutturali per la ripresa. C’è anche una chiara impronta classista, con provvedimenti che tradiscono la volontà di usare la crisi per un regolamento di conti contro le rappresentanze sociali e sindacali, come risulta evidente dall’inserimento di un articolo che cancella di fatto i contratti nazionali di lavoro e l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. C’è alla base della manovra l’impronta antidemocratica di un governo che nega il principio costituzionale della dialettica fra le diverse componenti sociali del paese.

Il blocco di potere che ha governato le scelte di questi anni e si è arricchito a spese di un crescente divario sociale, oggi non ammette la responsabilità di aver causato la crisi e pretende di risolverla scaricandone il costo ancora una volta sui più deboli. La situazione del Paese è grave ed è a rischio la tenuta del suo tessuto sociale. E’ il momento di cambiare strada, con scelte nette e rigorose verso un modello di sviluppo diverso da quello che ci ha portato dentro questa crisi”.