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Arcigay Arezzo: relazione sul primo anno di servizio di Counselling

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Arcigay Arezzo: relazione sul primo anno di servizio di Counselling

Arezzo – Nel primo anno di attività lo sportello di Counselling istituito da Arcigay Arezzo ha avuto una buona risposta: complessivamente, si sono rivolte a noi 20 persone omosessuali e due persone transessuali.
Di queste, 6 persone hanno, dopo il primo incontro, concordato con la counsellor e uno specifico Progetto. 14 si sono limitate ad un primo incontro esplorativo. Due di queste ultime sono tornate sporadicamente per chiedere informazioni e comunicare evoluzioni della loro situazione, mentre per altre due si è ritenuto di fare un invio per un percorso di psicoterapia. Una sta effettuando, contestualmente al processo di counselling, una specifica psicoterapia.
Infine, sempre tra queste 20 persone, 7 hanno accettato di farsi fare delle interviste per raccontare la loro storia personale.

Le ore di attività di counselling in senso stretto effettuate sono state ca 140.
A queste si aggiungono le ore dedicate dal counsellor allo studio e alla supervisione dei casi, alla documentazione, alla preparazione ed effettuazione delle iniziative di presentazione pubblica del servizio, per ca altre 160 ore.
Complessivamente, le ore dedicate al servizio sono state ca 300

Il progetto è stato possibile con il contributo di Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Arcigay Arezzo, Centro di Iniziativa Gay ( CIG ) di Milano.

I dati di contesto:
gli omosessuali non sono una risibile minoranza dei cittadini
Contrariamente a quanto molti pensano, le persone omosessuali non sono una risibile minoranza.
È pur vero che, se pure lo fossero, questo non esimerebbe una comunità dall’approntare risposte adeguate anche ad una fascia minuscola della popolazione. Ma nel caso degli omosessuali, siamo di fronte ad una consistenza numericamente rilevante: anche volendosi attenere alle stime prudentissime fatte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovremmo tener conto di un 5% mediamente presente di persone stabilmente ed esclusivamente omosessuali nell’ambito di una comunità umana. Ma già nel 1948 il rapporto Kinsey sulla sessualità dei soli maschi parlava di un ulteriore 5% riferito alle persone che avevano sporadicamente relazioni omo.
Senza contare che all’epoca sussistevano molte più reticenze nel riconoscersi e nel dichiararsi omosessuali di quanto non accada oggi: il dato dunque può essere fondatamente considerato molto più esteso di quanto non sia attestato da queste ricerche.
Trasferendo al nostro territorio il dato più prudenziale del 5% accettato dall’OMS, avremmo, su una popolazione del solo Comune di Arezzo di 100.000 abitanti, circa 5.000 persone omosessuali.
Se affianchiamo a questi singoli individui le loro famiglie come persone toccate direttamente sia dal punto di vista affettivo che dei legami e delle responsabilità sociali, possiamo contare per lo meno un altro 10% di soggetti interessati al tema (2 genitori per ogni individuo omosessuale), per un totale di 15.000 cittadini direttamente coinvolti (senza contare altri familiari vicini, come i fratelli, gli ascendenti paterni e materni etc.): 15.000 persone che chiedono visibilità e riconoscimento alle istituzioni e a tutti i soggetti sociali attivi nella nostra comunità da ogni punto di vista, culturale, sociale, sanitario, oltre che dal punto di vista più generale delle leggi nazionali che riconoscano alle persone omosessuali i diritti fondamentali che hanno tutti i cittadini in ogni campo.
Il servizio di counselling attivato dall’ARCI col contributo di Comune e Provincia tocca ovviamente un aspetto di questa domanda, ma può essere al contempo un elemento importante di rilevazione dei bisogni individuali e del livello di coesione della nostra comunità utile in via generale per la previsione e la programmazione degli interventi, di cui diamo conto nelle note che seguono:

Abbiamo ben chiaro che cos’è il counselling?
Poiché l’attività di counselling nel nostro paese non è ancora largamente diffusa come negli stati Uniti e negli altri paesi occidentali, è importante, nel rendere conto dell’attività svolta fino ad oggi, che il counselling è un intervento di aiuto professionale rivolto a persone che NON hanno gravi disagi psicologici e problematiche di tipo psicoterapeutico.
Infatti, il COUNSELLING E’ una professione di aiuto per singoli, coppie, gruppi, che, attraverso la relazione tra professionista e persona che a lui si rivolge, ha come finalità generale di migliorare la qualità della vita, di facilitare percorsi di cambiamento, di rinforzare percorsi evolutivi, valorizzando e utilizzando le risorse individuali e le relazioni con l’ambiente circostante.

In questo ambito, il counselling si pone i seguenti obiettivi:

Costruire cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale, creando sollievo

Facilitare il superamento di crisi di transizione, permettendo la crescita e lo sviluppo

Agevolare il superamento di eventi traumatici, aprendo lo spazio a nuove emozioni

Aiutare nelle scelte e nei processi decisionali, ampliando gli orizzonti e il ventaglio delle opportunità

Accompagnare processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della vita

Il counsellor utilizza la relazione per stabilire empatia, far nascere la speranza, meglio far emergere le risorse interne del cliente e le proprie risonanze e risorse personali.
Pur non occupandosene personalmente, il counsellor possiede la preparazione di base per saper riconoscere se una persona che gli si rivolge ha problematiche non trattabili attraverso un intervento di counselling, ma attraverso forme specialistiche come la psicoterapia o altre modalità: in questo caso, effettua il conseguente invio alle professioni idonee e il suo intervento si pone come un importante fattore di orientamento, integrazione e prevenzione sociale e sanitaria.

Perché, dunque, un servizio di counselling per persone omosessuali?
Le persone omosessuali non sono soggetti malati o con disturbi dell’identità, come purtroppo ancora sostengono alcuni, nonostante la scienza abbia dimostrato in modo incontrovertibile e definitivo il contrario, ma normalissime persone che sono attratte, desiderano, si innamorano di persone del loro stesso sesso: allo stesso modo come gli eterosessuali si sentono attratti, desiderano, amano persone del sesso opposto al loro.
La necessità di uno specifico servizio di counselling per persone omosessuali nasce dal fatto che una persona omosessuale trova nell’ambiente esterno ostacoli spesso pesantissimi alla realizzazione di sé e allo svolgimento di una normale vita affettiva, lavorativa, sociale. Ciò a causa sia dei pregiudizi e degli stereotipi culturali diffusi intorno alla omosessualità sia a causa della mancanza di leggi e servizi che consentano alle persone omosessuali gli stessi diritti che hanno tutti i cittadini. Talvolta questi ostacoli non sono solo di natura esterna, ma anche interna alle stesse persone omosessuali, che, costrette a vivere fin dalla nascita in un contesto spesso omofobico, assorbono esse stesse un’idea svalutante della omosessualità e di sé medesime in quanto omosessuali.
Una persona omosessuale dunque può aver bisogno di un intervento di counselling per due ordini di ragioni:

– La prima è quella di avere un aiuto per affrontare le normali problematiche che ogni persona, etero o omo, può trovarsi ad affrontare nel corso della sua vita, come una difficoltà relazionale, una scelta da fare, un cambiamento da introdurre, una perdita o un lutto da superare. Queste problematiche devono essere tuttavia affrontate tenendo conto degli specifici ostacoli, esterni ed interni, che una persona omosessuale in quanto tale deve affrontare nel proprio percorso di vita.

– La seconda ragione è quella di essere supportata per affrontare le tipiche problematiche che si trovano ad avere, nel loro ciclo di vita, le persone omosessuali e non quelle etero: come dire in famiglia o al lavoro o agli amici della propria omosessualità, come accrescere la propria autostima in quanto omosessuale, come affrontare alcuni tipici problemi della coppia omosessuale, come affrontare le varie problematiche della genitorialità da persone omosessuali e i numerosi ostacoli posti dalla mancanza di riconoscimento e di diritti per le persone omosessuali.

Il tipo di prestazione offerta da ARCIGAY, un servizio di counselling omosessuale, si caratterizza proprio per questo: è un intervento nel quale le generali competenze richieste a chi effettua prestazioni di counselling sono implementate da specifiche competenze intorno alla omosessualità e alla problematiche sociali e personali proprie della condizione omosessuale.
Vediamo adesso chi si è rivolto finora al servizio e quali sono le problematiche che ha portato;

I casi seguiti
Fin dall’inizio, c’è stata una buona risposta: complessivamente, si sono rivolte a noi 20 persone omosessuali e due persone transessuali.
Di queste, 6 persone hanno, dopo il primo incontro, concordato con la counsellor e uno specifico Progetto. 14 si sono limitate ad un primo incontro esplorativo. Due di queste ultime sono tornate sporadicamente per chiedere informazioni e comunicare evoluzioni della loro situazione, mentre per altre due si è ritenuto di fare un invio per un percorso di psicoterapia. Una sta effettuando, contestualmente al processo di counselling, una specifica psicoterapia.
Infine, sempre tra queste 20 persone, 7 hanno accettato di farsi fare delle interviste per raccontare la loro storia personale.
Ore di attività effettuate
Le ore di attività di counselling in senso stretto effettuate sono state ca 140.
A queste si aggiungono le ore dedicate dal counsellor allo studio e alla supervisione dei casi, alla documentazione, alla preparazione ed effettuazione delle iniziative di presentazione pubblica del servizio, per ca altre 160 ore.
Complessivamente, le ore dedicate al servizio sono state ca 300
Le indicazioni che emergono da questo anno di attività di counselling
I contatti stabiliti con le persone omosessuali che si sono rivolte al servizio di counselling hanno evidenziato una serie di problematiche di carattere più generale che ritengo utile segnalare sia perché la loro soluzione potrebbe dare maggiore efficacia all’attività del counselling medesimo sia perché segnalano carenze dei servizi a cui occorre porre rimedio per rispondere in modo adeguato ai bisogni di tutti i cittadini.
Punto primo: non esiste nella nostra città, in nessuno dei servizi pubblici territoriali, e neanche nell’ambito delle prestazioni private, una preparazione dei professionisti concernente la tematica della omosessualità. Chi si trova ad avere come utente/cliente una persona omosessuale affronta dunque le problematiche che questo porta con una carenza di strumentazioni che non può che diminuire se non compromettere l’efficacia degli interventi: laddove, specie su tematiche di questo tipo, non c’è una adeguata conoscenza, spesso hanno un loro peso significativo gli stereotipi, i pregiudizi, talvolta l’omofobia vera e propria.
Il lavoro importantissimo di informazione-formazione che le istituzioni, insieme con l’Arci e altri soggetti privati, hanno intrapreso nelle scuole deve trovare il suo necessario allargamento nell’ambito dei servizi sanitari e sociali, prima di tutto in quelli pubblici (Ospedale, SIM, Medicina di base, Servizi socio-sanitari centrali e territoriali ASL e Servizio sociale del Comune), ma anche in ambito privato.
Alcune proposte ricavate direttamente dal lavoro svolto nel nostro servizio di counselling:

1. formazione/informazione dei medici di base e dei pediatri, perché i genitori siano orientati ad affrontare in modo adeguato l’omosessualità dei propri figli, fin dai primissimi anni di vita e ancor prima, in termini di aspettative e atteggiamenti educativi. Anche gli adolescenti dovrebbero poter trovare nel medico di base o nel pediatra accoglienza e informazioni competenti che siano di aiuto al riconoscimento e accettazione di sé e per una adeguata tutela della salute nelle prime esperienze sessuali.

2. formazione dei medici ospedalieri che dovrebbero poter seguire le persone transessuali nel percorso di acquisizione di identità sessuale diversa da quella biologica. Ad oggi, le persone trans che si sono rivolte al servizio di counselling Arci hanno potuto trovare sostegno attraverso il nostro invio alla realtà fiorentina sia per la necessaria assistenza psicoterapeutica che per quella chirurgica e del trattamento ormonale: nessun servizio in materia viene ufficialmente effettuato ad oggi nella nostra ASL, neanche di coordinamento con altre realtà regionali e nazionali. La nostra proposta non è di istituire uno specifico percorso aretino, ma di istituire un punto di riferimento nella nostra ASL, che potrebbe effettuare alcune fasi e aspetti del processo, come l’accoglienza, la parte psicoterapeutica, la somministrazione degli ormoni, e, per gli altri aspetti, coordinarsi con Asl più grosse regionali dove i trans potrebbero effettuare la parte della chirurgia e la predisposizione dei dosaggi ormonali

3. formazione del personale infermieristico e degli assistenti sociali, per un adeguato comportamento da tenere nel rispetto delle identità delle persone omosessuali sia in caso di ricovero e di trattamento sanitari vari sia nel caso di presa in carico per problematiche sociali di varia natura.

Le persone omosessuali che si sono rivolte al nostro servizio narrano di diffuse esperienze anche non gravi, ma ugualmente umilianti e imbarazzanti, vissute nei contatti con questi operatori, concernenti il linguaggio comune e gli atteggiamenti professionali, dovuti, prima ancora che a carenze di tipo culturale, alla mancata conoscenza professionale del tema della omosessualità.

4. predisposizione, per le persone trans, di interventi di supporto sociale (aiuto del servizio sociale pubblico per l’autonomia, specie nel periodo di svolgimento degli interventi chirurgici e delle cure ormonali) e formalizzazione di un accesso visibile e praticabile alla fruizione gratuita di tutte le cure specifiche.

Mara Mattesini – Arezzo
Mara Mattesini è un’esperta laureata, con lunga e nutrita esperienza in campo educativo e sociale, attualmente docente presso la facoltà di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, corso di laurea specialistica in scienze dell’educazione e della formazione, e presso l’Università degli Studi di Firenze, facoltà di scienze della formazione, master per coordinatore pedagogico, nonché mediatrice familiare e counsellor diplomata presso l’Istituto di Terapia della Famiglia di Firenze, regolarmente iscritta al registro dell’AIMS (associazione internazionale mediatori sistemici) e al registro del CNCP (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti).
Da circa due mesi, partecipa alle sedute di counselling e svolge altre importanti attività collaterali di supporto anche una tirocinante all’ultimo anno del percorso formativo per counsellor.