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AssoDeejay, è ora di cambiare musica stop all’illegalità

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Roma, 31 mag. (Labitalia) – Per i deejay è ora di cambiare musica. "L'illegalità e il mancato riconoscimento della figura professionale – spiega a LABITALIA Mario Di Gioia presidente di AssoDeejay, Associazione nazionale deejay artisti esecutori – stanno minando il settore che conta un patrimonio di 20mila operatori. Stiamo, infatti, lavorando per ottenere un registro che tuteli l'attività svolta da chi versa regolarmente i contributi". "Non dimentichiamo – sostiene – che gli artisti, per le loro prestazioni, sono obbligati, a fini fiscali, a emettere fattura mentre, analogamente ai dipendenti, in materia previdenziale, sono obbligati a pagare i relativi contributi e oneri, senza però avere la possibilità di detrarre i costi legati all'attività (spese di trasporto della strumentazione, di promozione e pubblicità, di abbigliamento, di gestione, di sala prove, di vitto e alloggio e di autostrada) e senza tutele in caso di disoccupazione e di infortuni".
Per Di Gioia "è necessario intervenire per porre fine a questa ingiustizia estendendo ai lavoratori dello spettacolo quelle tutele di cui ora sono sprovvisti quali, appunto, l'indennità di disoccupazione, l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, la contribuzione volontaria per la pensione e la detraibilità dei costi della professione". E grazie alla proposta di legge 1550 'Disposizioni per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, dell'intrattenimento e dello svago', firmata dai deputati Fiorella Ceccacci Rubino e Giuliano Cazzola, speriamo di risolvere la situazione".
"I deejay – rimarca Mario Di Gioia – sono vittime dell'illegalità che continua a minare la concorrenza. Pur non avendo professionalità sono molti i giovani che si improvvisano deejay, togliendo però lavoro a chi ha tutte le carte in regola e, soprattutto, i conti. Per questo chiediamo che venga introdotto un registro dei lavoratori che tuteli solo gli iscritti". "Certo – ammette il presidente di AssoDeejay – questa professione la si comincia lavorando nei piccoli bar, facendo esperienze quasi domestiche alle feste di amici e conoscenti".
"Ciò non toglie però – osserva – la necessità di un percorso formativo che venga poi riconosciuto. La nostra Associazione organizza dei corsi di formazione curati dal vicepresidente Francesco Rossi. Un contributo per dare una regola uniforme al settore".

Articlolo scritto da: Adnkronos