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Gruppo Siluro Pontevecchio su presenza del Siluro nelle nostre acque

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Gruppo Siluro Pontevecchio su presenza del Siluro nelle nostre acque

"Pensare di eradicare (togliere) una specie animale dall’abitat nel quale questa si è acclimatata costituisce, ad oggi, un’ipotesi utopistica e di difficile se non impossibile, attuazione, in quanto non è possibile eliminare una specie da un fiume senza arrecare danni irreparabili anche ad altre specie e/o all’ambiente fluviale stesso. Il caso del Siluro nelle acque interne della Provincia di Arezzo non è certo eccezione a questa regola.
Anche le misure di contenimento sono di difficile attuazione, soprattutto per il fatto che una volta pescato non è possibile reimmettere il Siluro nelle acque interne della Provincia, proprio perché la legge provinciale lo vieta espressamente. Ecco che il pescatore, sia sportivo che di selezione (come nel caso del progetto promosso ed attuato nelle acque Aretine) che pesca il Siluro in questa provincia, si trova di fronte a scegliere fra due strade, entrambe senza vie di uscita: smaltire la carcassa dell’animale o portarselo a casa e mangiarselo. Se decide di smaltirlo, il primo ostacolo che gli si pone davanti è il fatto che non è possibile gettare una carcassa animale nel cassonetto, in quanto le carcasse non sono assimilabili ai rifiuti solidi urbani; non è possibile nemmeno lasciare le carcasse sulle sponde del fiume, perché questo costituisce un reato ambientale (oltre che, personalmente, una crudeltà ed una dimostrazione di inciviltà). La legge consentirebbe di condurre la carcassa presso i famosi "bacini di stoccaggio", ossia luoghi dove una volta consegnato il pesce catturato, questo viene smaltito a norma di legge. Anche qui troviamo un grosso problema, perché i bacini di stoccaggio, come nella maggior parte delle provincie, anche in Provincia di Arezzo non esistono.
Ecco quindi che il pescatore si trova di fronte ad un'unica scelta plausibile, quella cioè di portarsi a casa il pesce e di mangiarselo. Questo si che determina un grosso problema! Il Siluro, con la sua mole e per il fatto che è il predatore all’apice della catena alimentare (non ha altri predatori che a sua volta si cibano di lui), si carica maggiormente sia degli agenti inquinanti presenti nell’acqua che degli inquinanti presenti naturalmente nei pesci di cui si nutre! Visto lo stato di inquinamento delle acque interne (non stiamo parlando di torrenti di montagna con acqua risorgiva, ma di acque di fondovalle) è altamente sconsigliato cibarsi di un pesce del genere catturato in queste acque!
Ecco come, a mio avviso, una caccia alle streghe come quella intrapresa per il Siluro, diventi un vero e proprio problema sia per il pescasportivo che fa del Catch & Release (ovvero cattura e rilascia) la propria filosofia di pesca e di rispetto, sia per i nuovi cacciatori di siluri che potranno si utilizzare il vivo in deroga ai regolamenti provinciali, ma si troveranno nella condizione di essere, ad ogni cattura, passibili di multa in relazione allo smaltimento del Siluro pescato, o dovranno rischiare di mangiarsi un pesce dalle carni potenzialmente inquinate!
Se, invece di rincorrere le streghe, si capisse che ormai lo stato dei fiumi è questo, e tentare inutilmente di eradicare e controllare le varie specie è solo una perdita di tempo e soldi, forse si troverebbero altre forme di gestione delle risorse ittiche stesse (ad esempio rivolte al turismo). Lasciamo che la natura faccia il proprio corso, autoregolandosi da sola ritroverà il proprio equilibrio naturale!"

Matteo Antonelli
Responsabile Gruppo Siluro Pontevecchio, sezione Toscana del Gruppo Siluro Italia