Striscioni con frasi proverbiali, manifesti e volantini in tutta la città per augurare la buonanotte ad Arezzo. Sui manifesti e sui volantini diffusi in città da CasaPound si legge:
“C'era una volta una bella città, governata da un uomo buono che amava Dante. C'erano tante cose belle e soprattutto utili: parcheggioni grandi grandi e sempre pieni per le carrozze degli amici, un teatro tenda di marzapane con tante belle feste, un vecchio centro affari regalato al re dei topi ed, infine, la casa della vecchia fata Lebole con tanti pneumatici abbandonati per tutti.
Ma adesso cara Arezzo dormi che è tardi.
Sogni d'oro.. almeno quelli.”
“Con questa azione – dichiara Eugenio Palazzini, coordinatore di CasaPound Arezzo – auguriamo la buonanotte ad Arezzo, città spettrale e misteriosa, come i provvedimenti dei propri amministratori.
Una città plumbea e decadente, celata dietro al velo di ipocrite promesse.”
“Buonanotte Caserma Italia, imponente e nascosta, virtuoso esempio di architettura fascista abbandonata in un quartiere abbandonato, sotto il porticato oscuro dormono i clochard mentre all'interno attendi grigia e silenziosa ospiti diversi da ragnatele e pipistrelli.”
“Buonanotte Teatro tenda, promosso e promesso, poi rimosso dall'agenda del fare. Rimesso a posto nel solito posto dove banchettano le intenzioni. Dormi beato sognando dinamismi culturali.”
“Buonanotte Lebole, fucina di lavoro e sviluppo economico. Per te il simposio delle intenzioni è durato una settimana o poco più, quando tutte le prime donne della città dicevano la loro, argomentavano, proponevano, si proponevano come novelli Le Corbusier. Poi di nuovo silenzio e spazio al nebuloso progetto commerciale”
“Buonanotte Garbasso, area dimenticata, destinata a parcheggio e glorificata dalle insindacabili fanfare del divin lettore: “diverrà l'area cittadina più tecnologicamente avanzata.. un modello d'avanguardia per tutta la Toscana”. Giaci ora morente tra le erbacce e le Arci promesse dell'Arci Casa.”
“Buonanotte Mecenate, parcheggio per fantasmi in frac. Opera magna del magna magna. Rimpiangi mesto i tempi della piena, emblema del vuoto a perdere svuoti le tasche cittadine tra impercettibili mugugni istituzionali.”
