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Memoria, seme del futuro

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Montevarchi – La memoria come seme del futuro e della speranza: questo il tema al centro della manifestazione, svoltasi sabato scorso, a Montevarchi, in provincia di Arezzo, nella giornata in ricordo del caduti nelle missioni umanitarie di pace e nel cinquantesimo anniversario dell’eccidio dei tredici aviatori italiani a Kindu, che ha visto l’intervento celebrativo della studiosa Elena Mollica, autrice del libro “Kindu, una missione senza ritorno”.
Fu quel terribile 11 novembre 1961, con la tragica morte dei giovani militari in missione nell’ex Congo belga per mano di un gruppo di soldati ammutinati, ad aprire nel cuore di Montevarchi la via per una celebrazione di straordinario valore storico e sociale. I bambini della parrocchia di Ricasoli, frazione di Montevarchi, piantarono all’epoca tredici alberi per dire che non bisogna dimenticare. Una pianta per ogni caduto: Amedeo Parmeggiani, Giorgio Gonelli, Francesco Paolo Remotti, Onorio De Luca, Giulio Garbati, Filippo Di Giovanni, Nazzareno Quadrumani, Silvestro Possenti, Nicola Stigliani, Armando Fabi, Antonio Mamone, Martano Marcacci, Francesco Paga.
E la nobile città toscana, da allora, ogni anno rinnova la memoria di quei tragici eventi, con una giornata che ricorda il passato e riflettere sul presente, alla luce delle missioni internazionali in corso. Memoria collettiva, ma anche individuale. Una ferita aperta nel cuore delle nazioni e delle famiglie. E oggi una riflessione comune per il futuro.
Ad aprire il convegno, organizzato dal comune di Montevarchi, in collaborazione con la Parrocchia di Ricasoli e le associazioni combattentistiche e d’arma della città, e coordinato da Maria Teresa D’Agostino, gli studenti degli istituti “Magiotti”, “Mochi” e “Petrarca” che hanno eseguito l’inno della bandiera e letto i messaggi del presidente della Repubblica, del presidente dell’istituto del Nastro azzurro, dell’associazione nazionale bersaglieri e dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo. Subito dopo, l’assessore alla pubblica istruzione Giovanni Rossi ha sottolineato il valore della cultura quale premessa di pace: «Perché un popolo che non ha cultura non può vivere. Obiettivo di questa giornata non è solo il ricordo del passato, ma costruire dei veri cittadini che abbiano la capacità di sognare, di trasformare in meglio il futuro». Il sindaco Francesco Maria Grasso, nell’annunciare la nascita imminente del “Centro nazionale di documentazione, ricerca e memoria”, ha detto: «Ricordare tutti coloro che per amore hanno lasciato la vita su qualche strada o su qualche terra straniera, è un dovere. Il Centro deve essere luogo di conservazione della memoria e proposta positiva per il futuro». Particolarmente intenso il ricordo del colonnello Michele Mapelli, della storica 46a Brigata Aerea di Pisa, la stessa cui appartenevano gli aviatori morti in missione: «I caduti a Kindu il seme lo hanno piantato ed è già germogliato con le elezioni democratiche nella Repubblica democratica del Congo, dove è tornata la nostra Brigata. Il frutto di quel seme è costituito dalle attuali missioni umanitarie». Il presidente del consiglio comunale Luciano Taddeucci ha parlato dei rischi che corrono i soldati in missione: «A quanti, nel passato e nel presente, dedicano la loro vita a un ideale così alto va il nostro profondo sentimento di gratitudine». Emanuela Quadrumani, figlia di uno dei caduti, particolarmente attiva sul fronte della creazione del Centro di documentazione, rivolta agli studenti, ha evidenziato l’importanza della conoscenza storica: «Non conoscendo la storia, si commettono gli stessi errori del passato. Mirate alla vostra cultura per affrontare lo studio. In voi è racchiuso il futuro di tutti noi. Attraverso la memoria e il ricordo si onora chi ha perso la vita. Lavoriamo affinché il potere dell’amore sia più grande dell’amore per il potere». Sulla più stringente e drammatica attualità, l’intervento di Stefania Serboli, volontaria nella RDC: «Dietro un’apparente democrazia, ho scoperto la realtà di un paese pieno di contraddizioni ed equivoci. E ho visto bambini ridotti a vivere in condizioni difficilissime, al punto che è impossibile non chiedersi come l’uomo possa generare tali orrori». Elena Mollica, giovane ricercatrice di S. Ilario dello Ionio, ha ricostruito, in un intervento puntuale e dettagliato, la tragica vicenda di Kindu, concludendo con l’attualità delle missioni militari di pace: «Da quell’11 novembre 1961 sono trascorsi cinquant’anni. Le operazioni per il mantenimento della pace si sono moltiplicate e modificate, in funzione dei cambiamenti imposti dai più differenti scenari di impiego, e i professionisti delle Forze Armate italiane continuano a operare con gli stessi ideali di sempre. Più di ottomila militari sono attualmente impiegati nelle aree di crisi, con la maggiore concentrazione in Afghanistan e in Libano. E tanti sono i corpi delle giovani vite restituite all’Italia dopo l’eccidio di Kindu». Elena Mollica, il cui lavoro rappresenta un prezioso contributo alla memoria e alla storiografia nazionale, ha infine ringraziato gli organizzatori della manifestazione, Stefano Mangiavacchi, Presidente dell’istituto Nastro Azzurro federazione di Arezzo, i militari dell’Aeronautica Militare, i dirigenti scolastici e i docenti degli istituti montevarchini e i familiari delle vittime, che le hanno aperto i loro archivi e i loro dolorosi ricordi. Per l’alto valore storico e morale della sua opera, il sindaco di Montevarchi le ha consegnato una targa ricordo “con stima e riconoscenza”.