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Ricky Martin a Vanity Fair: ‘Gay Si, padre sempre, marito mai’

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Ricky Martin a Vanity Fair: ‘Gay Si, padre sempre, marito mai’

Milano – «Quando per la prima volta ho preso i miei bambini tra le braccia, ho capito che dovevo essere completamente trasparente con loro». Sono le parole di Ricky Martin dalla sua autobiografia Me – in uscita in Italia: ad agosto del 2008 Ricky Martin è diventato padre – grazie all’«utero in affitto» di una madre surrogata – di due gemelli, Matteo e Valentino. A Vanity Fair, che gli dedica la copertina in edicola da 22 giugno racconta la ragione per cui a 37 anni, dopo la nascita dei gemelli, dichiarò pubblicamente dal suo sito la sua omossessualità.
«La sessualità è una cosa complicata – dichiara a Vanity – Conosco molti gay e lesbiche che sono passati attraverso le mie stesse esperienze e che hanno avuto gli stessi dubbi. Un po’ alla volta cresci, leggi, parli con la gente, finché un giorno ti guardi nello specchio e ti fai una domanda: “Chi sei, che cosa vuoi davvero? Che cos’è per te la felicità?”. Io mi sono risposto: “Orgoglio, autostima, dignità, accettazione: è questo che voglio”. Io sono fortunato di averlo scoperto entro i trent’anni» A luglio, subito dopo la pubblicazione del libro, Ricky Martin sarà in Italia: il suo tour, che si chiama Música + Alma + Sexo dal titolo dell’ultimo album uscito all’inizio di quest’anno, è anche il primo dal coming out e dalla presentazione «ufficiale» del suo compagno, il finanziere Carlos González Abella, al quale, nel marzo scorso, Ricky Martin ha dedicato il premio che la Glaad – organizzazione per la difesa dei diritti dei gay – gli ha assegnato per il suo contributo alla lotta contro l’omofobia. Ma è soprattutto del suo debutto di scrittore che vuole fare, oggi, il bilancio. «Scrivere la mia autobiografia è stato un passaggio così importante che anche solo parlarne è come fare terapia. Per troppo tempo avevo manipolato la comunicazione: alla fine ero così stanco». I bambini la seguono in tour? «Sì. Ho imparato che, quando hai figli, ogni decisione è per il loro benessere. “A che ora partiamo per la prossima tappa? A che ora facciamo il sound check?”. Le risposte possibili sono solo due: “Prima del riposino” e “Dopo il riposino”. Mia madre viene con noi: è un grande aiuto. E questo è solo l’inizio». Che cosa intende? «Che voglio altri figli». Sa anche quanti? «Mi verrebbe da dire cinque, ma devo essere responsabile e aspettare di capire che cosa sia meglio per tutti. Magari tre è il numero perfetto, e forse la prossima volta si tratterà di un’adozione». Nel libro si descrive come un romantico che crede all’amore perfetto. Significa che tra i suoi progetti futuri c’è una famiglia dove i papà sono due? «Nel libro ho preferito non parlarne. Ma sono da tre anni in una relazione molto stabile, molto bella. Lui ama i miei bambini e loro amano lui». Eppure lei continua a considerarsi un padre single. «Sì. Io sono il papà e lui è semplicemente Carlos. A casa nostra non ci sono due padri, ma questo non vuol dire che non siamo una famiglia. Proprio questo voglio insegnare ai miei figli: che ognuno è diverso, e che bisogna accettare se stessi e gli altri nella rispettiva unicità». Perché è così difficile vederla in pubblico con il suo compagno? «Non tutti amano stare sotto i riflettori. Io adoro i red carpet, Carlos no: è un banchiere, non un cantante, è timido, e non posso forzarlo». Il matrimonio per i gay è solo una questione di pari diritti o è anche una possibilità che ha preso concretamente in considerazione? «Non ora, non per me, ma dammi la possibilità di farlo. Si tratta di diritti umani, di parità, nient’altro». Ha scritto: «Se ho sempre desiderato avere figli è grazie alla relazione con mio padre e con i miei fratelli». È possibile che il motivo per cui non si vuole sposare sia il divorzio dei suoi genitori quando era ancora bambino? «Non tutti i figli di famiglie separate hanno il rifiuto del matrimonio. La mia relazione è cominciata solo tre anni fa: è troppo presto». Tre anni le sembrano pochi? «Mettiamola così: se un giorno avessi il diritto di sposarmi, forse cambierei idea». Suona come una scusa. «Ah, ho capito quello che pensa: alla fine vuoi uomini, gay o etero, siete tutti uguali, tutti allergici al matrimonio. E, forse, ha ragione».