Home Cultura e Eventi Cultura Riserva il Tuo posto al Giardino delle IDEE

Riserva il Tuo posto al Giardino delle IDEE

0
Riserva il Tuo posto al Giardino delle IDEE

Domenica 6 novembre 2011 con inizio alle ore 17.00, nella consueta cornice della splendida Sala delle Muse del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo in via San Lorentino, 8 (INFO: 0575 409050) Il Giardino delle IDEE ospita il prof. VALERIO MASSIMO MANFREDI.
Dopo l’apertura con il botto in occasione del primo incontro con Susanna Tamaro, Il Giardino delle IDEE prova a replicare il successo di pubblico con un nuovo straordinario incontro.
E lo fa dando la possibilità di riservare gratuitamente il proprio posto semplicemente scrivendo una Email all’indirizzo: [email protected] entro e non oltre il 31 ottobre 2011 segnalando nome, cognome, numero dei posti da riservare e recapito telefonico.
“Vogliamo venire incontro al pubblico del Giardino delle IDEE con una accoglienza conviviale e amichevole, cercando di rendere ogni incontro una occasione davvero speciale” dichiara la conduttrice Barbara Bianconi.

Ma veniamo al libro.
“Il nuovo romanzo “Otel Bruni” è un libro bellissimo” ribadisce Antonella di Tommaso, “le storie meravigliose di una tradizione millenaria: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, e la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno”.
Non che avesse proprio l’aspetto di un “Otel”, la stalla dei Bruni, ma era ospitale, questo è sicuro.
Si trattava di un grosso capannone distante una cinquantina di metri dalla grande casa colonica della famiglia. Nelle sere d’inverno i Bruni, sette fratelli maschi, invece di raccogliersi nella grande cucina andavano a sedersi sugli scomodi sgabelli da mungitura nella stalla, dove le bestie riscaldavano l’aria con il loro fiato e le storie antiche scorrevano via insieme a grosse sorsate di vino nuovo.
Callisto, il vecchio padre, riusciva raramente a seguire i suoi figli, così come le donne di casa. C’era invece tutti gli inverni qualcuno di passaggio a cui i Bruni offrivano generosamente un riparo e un piatto di minestra in cambio di storie affascinanti provenienti da paesi lontani. Si trattava sempre di vecchi reietti o pellegrini, contadini senza terra o vagabondi.

Nell’inverno del 1914, quando inizia questa storia, nella stalla dei Bruni c’è un ombrellaio, un vecchio che in realtà non ha mai riparato un ombrello, ma che sa tutto sulle vecchie leggende di paese, sulla magia dei boschi e le sue superstizioni.

È lui, una sera infausta, a interpretare i segni del destino e ad annunciare l’arrivo una grave calamità che si sarebbe abbattuta sulla famiglia.

Ma i Bruni sono giovani e pieni di vita e non lo prendono troppo sul serio.

Gaetano è un ragazzone alto e pieno di muscoli, Floti è il più sveglio, il vero perno della famiglia, e poi Armando, Dante, Fredo, Checco e Savino, sono tutti bravissimi nel lavoro dei campi e ognuno è capace di badare a se stesso.

Sanno arare e mietere, potare i tralci e lavorare la canapa, curano le bestie e gli alberi, conoscono ogni angolo della loro terra e sanno trarne il meglio per la famiglia e per il padrone. Sono mezzadri.

Il padrone, il notaio Barzini di Bologna, pretende ogni stagione la metà del raccolto, ma a loro non è mai mancato niente, nemmeno per i poveri di passaggio.

Fino a che, all’improvviso, tutto precipita.

Forse l’ombrellaio aveva ragione, la Grande Guerra è iniziata.

Saranno più di mezzo milione i morti sul fronte italiano.

Centinaia di migliaia di ragazzi, il meglio della società, caduti in difesa dei confini della nascente Nazione italiana.

Naturalmente anche i giovani Bruni dovranno partire e lasciare la terra alla cura loro donne. Una notte terribile, sul suolo bagnato dal fiume Isonzo, guardando il sangue di quindicimila soldati, Floti penserà con rimpianto alla fatica e all’arsura della terra.

Ma quello sarà solo l’inizio.

Questa mite famiglia emiliana, insieme a molte altre famiglie per bene di tutta Italia, dovrà vivere ancora molte altre sciagure: la grande fame del dopoguerra, poi l’instaurarsi di un regime liberticida e poi di nuovo una guerra ancora più atroce e sanguinaria che porterà alla guerra civile e allo scontro tra fratelli.

Dal 1914 al 1949, lungo le tappe di una storia intrisa di sangue, Valerio Massimo Manfredi tratteggia la vicenda di una famiglia moderna adoperando i suoi stilemi classici: l’eroismo e la tragedia.

Lo fa con una prosa sciolta e veloce, sapendo cogliere la grande forza dei valori del passato ma sottolineando anche le debolezze di un’umanità forse ancora ingenua e fragile nelle proprie convinzioni. Un grande autore che trasforma, ancora una volta, la storia tramandata in una grande avventura epica.