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Autotrasporto fermo al semaforo della crisi

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“La situazione del nostro settore? Semplice: aumentano i costi, sempre più committenti non rispettano i costi minimi di sicurezza e allungano i tempi di pagamento oltre i termini concordati; molte aziende hanno chiuso, altre sono sull'orlo del fallimento, altre sopravvivono in attesa di tempi migliori”.
Il Presidente di CNA Fita, Giuseppe Brasini, non usa mezzi termini: “oggi non incassiamo le fatture dei trasporti già effettuati; tutti i giorni riceviamo in associazione segnalazioni di trasportatori che denunciano il fatto che i loro committenti spostano continuamente i termini di pagamento delle fatture e se alcuni lo fanno perché a loro volta in difficoltà, altri lo fanno certamente per speculare sulla pelle degli autotrasportatori. Alcuni associati ci dicono che rispetto a crediti già scaduti hanno ricevuto comunicazione di allungamento del pagamento anche ad 1 anno. La categoria non è in grado di sopportare oltre”.
Il futuro? “Nel decreto sulla spending review – ricorda Brasini – è contenuta una norma che introduce sanzioni pecuniarie a carico dei committenti che non rispettano i costi minimi di sicurezza e i termini di pagamento. Per chi non rispetta i costi minimi è prevista una sanzione pari al doppio della differenza con quanto pagato al trasportatore, mentre per il mancato rispetto dei termini di pagamento la sanzione è pari al 10% dell'importo fatturato con un minimo di 1000 euro per fattura non pagata”.
Come far rispettare queste norme? “Il controllo e il potere di sanzionare è stato assegnato all'Agenzia delle Entrate – precisa Brasini. Nei prossimi giorni chiederemo un incontro affinché si avvii una campagna di controlli mirati, anche su segnalazione dell'associazione, per provare a ristabilire corrette relazioni tra chi produce la merce e chi la trasporta.”
Ma all'orizzonte si profila un'altra grana per alcune imprese dell'autotrasporto.
“Nel giugno scorso – conclude Brasini – sono scaduti i termini per adeguare l'iscrizione all'albo degli autotrasportatori delle imprese già in attività, ma alcuni, pur avendo tutti i requisiti, non hanno provveduto. Per queste imprese si profila, adesso, l'avvio di un procedimento di cancellazione dall'albo a cui come associazione ci opporremo con tutti gli strumenti a disposizione; si tratta di imprese storiche che danno lavoro a decine di persone: non accetteremo che siano costrette a cessare per una semplice dimenticanza burocratica”.