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Cgil: aperture negozi, lettera di una comessa del centro di Arezzo

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Cgil: aperture  negozi, lettera di una comessa del centro di Arezzo
lettera aperta

Cari Cittadini Aretini,
dietro queste righe c’è una delle tante ragazze che lavorano nei negozi del centro, una delle tantissime donne che, al centro e non, si trovano a dover passare dietro al bancone, invece che con la propria famiglia, anche le domeniche e i giorni festivi, i giorni in cui è molto più facile comprare una maglietta che trovare un medico.
Quest’anno non hanno fatto eccezione 25 aprile e 1 maggio, quest’anno per tantissime di noi quei due giorni sono stati tutt’altro che una festa, perché il 25 aprile non siamo state libere e perché il 1 maggio il lavoro lo abbiamo svolto, invece che celebrato.
Come se non bastasse questo a farci sentire lavoratori di serie B, ci ha pensato pure l’apertura in occasione della visita del Papa – evidentemente ci sono lavoratori che possono essere anche fedeli, ed altri che ai fedeli devono garantire la possibilità di fare shopping.
Ma mai come alla vigilia di questo 2 giugno mi piacerebbe che stavolta fosse diverso, e non solo perché quella della Repubblica è di fatto la principale festa nazionale civile italiana, ma perché questa è, secondo me, la “festa della scelta”.
In questa data, 66 anni fa, gli italiani venivano chiamati alle urne con un referendum istituzionale a suffragio universale, per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. E dopo 85 anni di regno l'Italia diventava repubblica.
Per la prima volta, ogni cittadino italiano aveva il diritto di scegliere cosa desiderava per il suo futuro, e quel popolo ha scelto non di mantenere il potere ad una stirpe di monarchi, non di lasciare che la sovranità si tramandasse per diritto di famiglia, ma ha scelto la Repubblica e la democrazia, ha scelto di essere “popolo sovrano” assumendosi la responsabilità delle proprie azioni e decisioni: in una parola, ha scelto, da allora in avanti, di poter scegliere.
Ed è per onorare quella scelta che quando mi è stata chiesta per l’ennesima volta la disponibilità a lavorare anche durante questa festività, io ho scelto di dire di no, e l’ho detto sapendo cosa significa per me: significa scegliere di passare quel tempo con la mia famiglia, condividere con loro un tempo diverso da quello dello shopping e della routine, un tempo dove crescere i nostri valori.
Ma so anche di essere tra le poche fortunate che possono dire di “no”, e so che questa possibilità non è mai stata a rischio come ora: per questo, con queste righe, mi piacerebbe chiedere a ogni cittadino, a partire da quelli aretini, di celebrare la festa della Repubblica con una scelta che dimostri che non siamo disposti a svendere i nostri valori in cambio di un negozio aperto.
Vorrei chiedere di scegliere il tempo della propria spesa, di scegliere di comprare di lunedì e non di domenica o per la festa, di rendersi conto che questo significa privare qualcuno degli stessi momenti di condivisione familiare che sicuramente tutti consideriamo preziosi. Vorrei chiedere di scegliere per un consumo critico e consapevole!
Ora che ci è stato tolto il diritto di scegliere i nostri rappresentati politici, ora che troppo spesso quei rappresentanti sono sordi alle nostre richieste, la nostra voce viene ascoltata quando acquistiamo un prodotto: di quella nostra scelta viene tracciato, archiviato e analizzato tutto, cosa compriamo, dove lo compriamo, perché e, inevitabilmente, anche quando lo compriamo. Ma questo significa che abbiamo un grande potere a cui non facciamo attenzione, ma che ci può permettere di cambiare le cose, le politiche e il mercato.
Per questo vi auguro di celebrare la “festa della scelta” esercitando questo potere, facendo una scelta di coscienza, sobrietà ed intelligenza: lasciamo per un giorno vuoti negozi e supermercati, spostiamo di un giorno il nostro shopping, e passiamo questo 2 giugno all’aria aperta, con i nostri cari, a goderci la consapevolezza che contiamo più di quello che compriamo.
Grazie!

Una commessa del centro di Arezzo, iscritta Filcams Cgil