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Dichiarazione di Vasai sulla Spending Review

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Dichiarazione di Vasai sulla Spending Review

Una comunicazione del Presidente della Provincia Roberto Vasai sulla situazione delle Province alla luce anche del provvedimento governativo sulla Spending Review ha aperto i lavori del consiglio provinciale. “In linea generale credo di poter dire che ancora una volta si è persa l’occasione di avviare un percorso serio, chiaro e definitivo per affrontare la questione della ridefinizione della geografia istituzionale di questo Paese – ha esordito Vasai. Quello che si è fatto, per quanto riguarda il sistema degli enti locali e le Province in particolare, è stato ancora una volta poco chiaro, elusivo della Costituzione e certamente destinato ad avere effetti negativi sulla cittadinanza. Ci sono almeno tre aspetti, per quanto riguarda ovviamente le Province, che generano profonda inquietudine in chi, come noi, è stato chiamato democraticamente dai cittadini di questo territorio ad amministrare alcuni loro importanti interessi. Il primo aspetto è l’ennesimo tentativo di questo Governo, ogni volta che si parla di Province, di eludere il dettato costituzionale. L’iter procedurale previsto dal provvedimento sulla spending review, infatti, delinea un percorso per l’accorpamento delle Province il cui contenuto è già precostituito dal Governo e non è certo rimesso alla libera ed autonoma iniziativa dei Comuni come prevede esplicitamente la Costituzione stessa. La seconda riflessione riguarda i tagli disposti in nome della spending review, del tutto insostenibili e tali da portare al dissesto immediato molte Province già nel 2012 e le altre nel 2013, come già ha avuto modo di spiegare il Presidente dell’Upi. Quello che è infatti purtroppo evidente è che le province non potranno sopportare un taglio immediato pari al 50% dei trasferimenti statali, nonché un taglio pari all’intero ammontare degli attuali trasferimenti nel 2013, dopo aver dovuto far fronte ai tagli già disposti nelle manovre varate dal precedente Governo e dovendo fare i conti con il Patto di Stabilità e le sanzioni per l’eventuale sforamento. Alcuni miei colleghi Presidenti hanno già detto che è in dubbio la riapertura delle scuole a settembre, hanno ventilato la possibile chiusura dei passi montani in inverno e hanno già dato lo sfratto a questure e prefetture insediate in edifici di proprietà della Provincia. Non sono gesti destinati solo a fare clamore, ma sono le possibili, o forse dovrei dire probabili, conseguenze dei tagli annunciati. L’ultima riflessione la voglio dedicare ai due criteri che il Governo ha detto di voler fissare per dimezzare il numero delle Province, che saranno numero di abitanti e dimensione territoriale. Tutti i media hanno parlato di 350.000 abitanti e 3.000 kq di superficie. Di qui a pochissimi giorni il Governo, con un proprio decreto dovrebbe fissare definitivamente queste soglie, prima di passare la palla ai Consigli delle Autonomie locali. Se questo sarà, voglio dirlo con chiarezza, Arezzo ha i requisiti per continuare ad esistere. Questo dice l’ultimo dato Istat reso disponibile, per quanto definito provvisorio, che chiunque può andare a vedere sul sito dell’Istituto. Ma se anche si volesse far riferimento all’ultimo dato definitivo, più vecchio di quasi un anno, che ci colloca a un millimetro dal traguardo voglio proprio vedere chi può avere il coraggio di dire che una provincia con 200 anni di storia può essere abolita giocando con le decine o le centinaia di abitanti. Dico questo pur avendo la consapevolezza che i problemi veri sono quelli che poco fa citavo: se riorganizzazione selvaggia deve essere, e noi non l’avremmo mai voluto, allora credo che il sistema Arezzo debba ergersi a difensore non tanto dell’ente Provincia, quanto di tutto quello che nei secoli è nato, è cresciuto e si è strutturato nella logica provinciale, concorrendo a definire l’identità di questo territorio, il percorso di sviluppo della società locale e della sua economia”, ha concluso Vasai. Anche se non previsto dal regolamento, il Presidente del consiglio Giuseppe Alpini ha consentito un breve dibattito su questa comunicazione, vista anche l'importanza dell'argomento, e ad inaugurarla è stato l'intervento del capogruppo della FdS Alfio Nicotra. “Ricordo che il governo Monti ha una sua maggioranza parlamentare della quale uno dei pilastri è il Partito Democratico. Per questo ritengo che sarebbe coerente un'iniziativa dei presidenti e degli amministratori del Pd, quella di auto sospendersi dal proprio partito”, ha affermato Nicotra mentre il capogruppo Udc Simone Palazzo ha detto che “al di là delle posizioni sulla soppressione delle Province, l'argomento è sui criteri di sopravvivenza. Invito quindi a non fare solo appello all'Istat, ma anche ad una semplice sommatoria delle anagrafi dei Comuni”. Il capogruppo del Pdl Lucia Tanti ha sottolineato che “la soglia dei 350.000 la dobbiamo considerare acquisita, e non metterla in discussione. Abbiamo sempre detto che non eravamo avversi ad un'idea di Provincia della Toscana del sud, ma se siamo sopra 350.000 abitanti di questo argomento è inutile continuare a parlare. Non si può, inoltre, soltanto addossare la colpa al Presidente del Consiglio Monti, perché c'è anche un Presidente della Regione Rossi che ha una maggioranza politica ben delineata e che sulle Province ha una posizione non certo più favorevole”. Per il consigliere del gruppo misto Francesco Lucacci, espressione di Fli, “il punto più importante è l'espropriazione del suffragio popolare nell'elezione di Presidente e consiglieri provinciali. Ritengo invece che un'ipotesi di Provincia della Toscana sud non sarebbe da demonizzare, ovunque sia poi il capoluogo”. Il consigliere del Pd Cristiano Marini ha concluso il dibattito affermando che “la questione è stata affrontata in maniera vergognosa a livello nazionale, e ancora adesso si sta parlando del nulla. Un governo cooptato di tecnici sta producendo uno strappo verso dei rappresentanti del popolo eletti a suffragio universale. Penso che le Province abbiano un ruolo forte, e che la nostra Provincia abbia operato bene in una situazione difficilissima”, ha concluso Marini.