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Gli Appennini come Terra Madre: le lenti di Slow Food per guardare più lontano

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Gli Appennini come Terra Madre: le lenti di Slow Food per guardare più lontano

Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, ha aperto a sorpresa la seconda giornata de L’Appennino che verrà – Stati Generali delle Comunità dell’Appennino che si stanno svolgendo a Bagno di Romagna. Fassino ha indicato come chiavi del rilancio dei paesi montani un ritorno dell’autonomia degli enti locali: «Un Paese come il nostro, caratterizzato da ampie specificità, non può essere governato dal ministero dell’Economia. Occorre inoltre che si dotino i territori di utili strumenti finanziari e fiscali e che si riducano la burocrazia e l’iperformalismo giuridico. Tutto ciò però non basta se gli enti locali continueranno a ragionare per compartimenti stagni».

Un tema, quello della collaborazione al di là dei confini, che è tornato in diversi interventi. Per Luca Santini, presidente del Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, nonché tra i fautori del progetto Stati Generali delle Comunità dell’Appennino, «in zone omogenee occorre raccordare, mettere in sinergia i diversi enti locali, per produrre positività e andare nella stessa direzione. Quello di oggi deve essere un primo passo per un lungo cammino insieme».

Dopo i saluti di Roberto Pinza, presidente Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, sponsor dell’iniziativa, è stata la volta di Lorenzo Spignoli, sindaco di Bagno di Romagna, il quale ha ricordato come, prima della crisi, gli investimenti in Appennino siano sempre stati fruttuosi, e ha auspicato che la crisi attuale non si tramuti in tagli indiscriminati che finirebbero per marginalizzare il territorio. Per Simonetta Saliera, vicepresidente Regione Emilia-Romagna con delega alla montagna, «emerge sempre più la necessità di lavorare in rete per ambiti ottimali, per filiera di prodotto e per trovare il modo di far emergere il territorio». Secondo Annarita Bramerini, assessore all’Ambiente della Regione Toscana, «si tratta di una sfida nella sfida: restituiamo alle comunità le condizioni per vivere all’interno di queste aree con politiche in grado di rendere attrattiva la montagna e combattere il rischio di spopolamento». È stata poi la volta dell’assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna Maurizio Melucci, secondo cui «la promozione turistica dell’Appennino richiede la messa in rete di tutte le tipologie di imprese che operano sul territorio, per costruire un prodotto turistico competitivo sul mercato».

Sono poi state presentate le relazioni frutto dei tre tavoli di lavoro svoltisi ieri, di cui sono stati protagonisti contadini, pastori, allevatori, giovani imprenditori, operatori culturali e turistici, professori universitari, rappresentanti di Slow Food e delle Comunità di Terra Madre. La commissione riunitasi a Bagno di Romagna ha affrontato i temi principali relativi alla risorsa turismo: formazione, offerte mirate, opportunità per i giovani con l'obiettivo di un unico marchio per tutti i territori, per la messa a valore di un enorme giacimento di opportunità. Il gruppo di lavoro di Badia Prataglia si è soffermato sulla questione ambientale: la riflessione sul fare economia nelle aree degli Appennini non deve trascurare quella sulla qualità della vita. Occorre un'assunzione di responsabilità collettiva: se da un lato i gestori e i residenti devono occuparsi del territorio, dall'altro le zone di valle e le pianure devono riconoscere il beneficio di cui anche loro godono in virtù un Appennino economicamente sano. A Santa Sofia, invece, si è discusso del contadino “a triplice attitudine”: per meglio affrontare le criticità che incontra l’agricoltore e cogliere le opportunità che gli si possono presentare, occorre stimolare e sostenere l’aggregazione di imprese, essenziale al fine di affrontare la ricerca, l’infrastrutturazione e l’accesso al mercato. Dalla somma di questi tre documenti verrà realizzato un manifesto programmatico che sarà presentato il 6 dicembre a Costacciano (Pg) e quindi consegnato al Presidente del Consiglio.

Ha chiuso i lavori il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese: «Per noi di Slow Food, l’obiettivo di questi tre giorni è creare le condizioni perché chi negli Appennini vive e chi di Appennini vive, possa essere maggiormente protagonista delle scelte che ne determineranno il futuro. Vorremmo che nei documenti prodotti vi siano gli occhi di questi protagonisti e le lenti di Slow Food, lenti che permettano di guardare lontano. Un progetto dunque non a breve termine, ma che guarda al futuro e si costruisce nel quotidiano. Auspichiamo che nasca una rete di comunità degli Appennini nello spirito di Terra Madre e faremo quanto è nelle nostre possibilità non solo per agevolare la nascita e la vita di questa rete, ma perché si possano cogliere le tante opportunità che l’Appennino è in grado di offrire al nostro Paese».