Home Cultura e Eventi Cultura Il Passioni festival accende l’estate di Arezzo dal 27 al 29 giugno

Il Passioni festival accende l’estate di Arezzo dal 27 al 29 giugno

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La passione scuote e scardina, getta un ponte tra volere e potere. La passione – per un'idea, per una persona, per un mestiere, per un'arte – è una scarica che rompe schemi consolidati. Quell'enorme forza motrice in fuga dal banale viene celebrata ad Arezzo, il 27, 28 e 29 giugno dal Passioni festival, promosso dal Pd. Tre giorni di appuntamenti tra informazione, cultura, politica e musica in piazza Sant'Agostino. Grandi ospiti per tre serate di approfondimento e svago nel cuore di una città da sempre patria di enormi passioni.

Quella di Mecenate per gli artisti, di Guido Monaco per la musica, di Petrarca per Dio e la poesia, di Pietro Aretino per la carne e la satira. E poi Piero, Masaccio, Michelangelo, Vasari. Arezzo, terra di grandi commercianti, di politici, di capitani d'industria, di innamorati, di orafi, di artisti e artigiani che coi prodotti del loro genio e della perizia delle loro mani sono riusciti a incantare l'Italia e il mondo dall'epoca etrusca ad oggi.

Il primo ospite a salire sul palco di Sant'Agostino sarà Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotdiano e scrittore, che – da aretino – giocherà in casa. Lui vive di passioni: per la politica, per il buon vino, per gli animali. Enorme è quella per Giorgio Gaber: “Lo vidi la prima volta nel ’91 all’Anfiteatro Fiesole, avevo 17 anni. Mi ha cambiato la vita”. Scanzi torna nella sua Arezzo giovedì 27 giugno alle 21,15 con uno spettacolo teatrale sul grande cantautore, che sta facendo registrare il sold out in tutta Italia: “Gaber se fosse Gaber”. Una lezione-spettacolo che racconta l'opera di Giorgio, soprattutto quella del Teatro Canzone. Una narrazione alternata a filmati editi e inediti che ritraggono Gaber, tratti dal repertorio della Fondazione che patrocina lo spettacolo.

“Di solito non ci si annoia – racconta Scanzi nella presentazione dello spettacolo sul suo sito – non me lo perdonerei. Adoro essere sgradevole, a volte: era tipico anche di Gaber. Ma la noia no, quella è imperdonabile. Certi intellettuali, e certi tromboni dell’arte pensosa, dovrebbero prima o poi capirlo”.