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Pedoni e ciclisti: una convivenza possibile

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Pedoni e ciclisti: una convivenza possibile

Pedoni e ciclisti, un amore mai sbocciato. Brevi tregue contro la comune nemica, l’automobile. Ma adesso, con la settimana della mobilità sostenibile, Comune, Prefettura e Fiab invitano non solo a rafforzare la tregua ma a stabilire regole di convivenza. “Basate – come sottolinea Giovanni Cardinali, Presidente Fiab – sul codice della strada ma, soprattutto, sul buonsenso”.
La prevenzione funziona più della repressione anche perché è oggettivamente complesso sanzionare i ciclisti irrispettosi delle regole e della prudenza. “La nostra – ha sottolineato Antonio Falso della Prefettura di Arezzo – è la seconda provincia in Toscana e una delle prime in Italia per gare di cicloamatori. Questo vuol dire un grande numero di appassionati che si muovono sulle strade. Molti rispettano le norme, qualcuno no”.
Rimane fondamentale l’educazione stradale, come ha ricordato l’assessore alla Pm, Barbara Bennati: “lavoriamo nelle scuole e tra poco anche nei centri di aggregazione sociale. Inoltre abbiamo attivato il servizio di agenti in bici sia sulle piste che sui parchi e nel centro città. 7 agenti e 1 ispettore”.
Dall’educazione e dal controllo alle strutture: “continuiamo ad investire sulle piste ciclabili – ha ricordato l’assessore Franco Dringoli. Sabato inaugureremo quella che dalla stazione ferroviaria giungerà alla Chiusa dei Monaci. E domenica sperimenteremo la chiusura del centro storico alle auto, compresa Piazza Stazione”.

Giovanni Cardinali ha ricordato la campagna Fiab “Il ciclista illuminato”: “richiama gli obblighi previsti dal Codice della Strada nella guida notturna del mezzo, che deve essere dotato di idonei fanalini anteriori e posteriori, pubblicizza l’obbligo, recentemente introdotto, di indossare un giubbino riflettente nelle strade extraurbane debolmente illuminate o buie”.

Infine le regole di convivenza tra pedoni e ciclisti. Ecco un sintetico “manuale”:

Strade e marciapiedi, terre di conflitto?

Automobilisti e pedoni, nella maggior parte dei casi, non sono abituati a convivere con i ciclisti e viceversa.
Gli automobilisti sono privilegiati dalla presenza di infrastrutture tutte per loro e sono protetti dal contenitore metallico dell’auto. Molti di essi ignorano che il passaggio ciclabile equivale al passaggio pedonale, cioè diritto assoluto di precedenza con arresto immediato del veicolo.
Non per questo i ciclisti sono legittimati ad attraversare un passaggio pedociclabile ad alta velocità e senza sincerarsi della possibilità di attraversamento rapido in relazione al traffico veicolare.
Pedoni e ciclisti sono utenti delle strade diversi nelle loro modalità di spostamento, ma simili nella loro vulnerabilità. Hanno esigenze differenti, che vanno conosciute e rispettate, ma per entrambe le categorie il tema della sicurezza stradale è di vitale importanza.
Gli utenti vulnerabili delle strade dovrebbero essere uniti contro il pericolo reale e concreto rappresentato dalla mobilità pesante, ingombrante, inquinante, veloce e, spesso, realmente assassina (i numeri sono incontrovertibili), rappresentata dai mezzi a motore.

Bici e marciapiedi
I marciapiedi sono spazi riservati ai pedoni e sono esclusi tutti gli altri veicoli, sia in movimento che in sosta.
Il Codice della Strada, però, consente su di essi e a determinate condizioni, il transito delle biciclette. Per poter percorrere in bici un marciapiede, in base alla normativa vigente, occorre che l’Ente proprietario della strada (in città, solitamente, è il Comune) emetta preventivamente, in relazione allo specifico marciapiede, un'ordinanza e disponga la installazione della relativa segnaletica, orizzontale e verticale.
Al riguardo, le possibilità previste dal Codice della Strada sono due:
a) pista ciclabile contigua al marciapiede (con riga per separare la sezione di marciapiede destinata ai pedoni da quella destinata alle biciclette);
b) percorso pedonale e ciclabile (senza riga di separazione, e cioè in promiscuo tra pedoni e ciclisti).
Provvedimenti conformi al Codice della strada sono stati applicati anche ad Arezzo e ciò ha favorito la ciclabilità, togliendo spazio alle auto e senza contenderlo ai pedoni.
Sui marciapiedi si segnalano sia ciclisti spericolati, incuranti di chi si muove a piedi o con difficoltà, che ciclisti prudenti, i quali semplicemente cercano di tutelare la propria incolumità dal prepotente traffico veicolare percorrendo civilmente tratti di marciapiede.

Bici e Zone Pedonali.
Le zone pedonali, ormai già dalla riforma del Codice della strada approvata nell’agosto 2003, sono ordinariamente consentite al transito delle bici.
Infatti, l’art. 3 del Codice della Strada così attualmente definisce l’Area pedonale: «zona interdetta alla circolazione dei veicoli, salvo quelli in servizio di emergenza, i velocipedi e i veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi. In particolari situazioni i Comuni possono introdurre, attraverso apposita segnalazione, ulteriori restrizioni alla circolazione su aree pedonali».
Il fatto che siano consentite, non legittima ovviamente comportamenti imprudenti o aggressivi, da parte di nessuno.

In sella al buon senso
Per favorire la mobilità dolce, al di là dei proclami e delle buone intenzioni, occorrono provvedimenti concreti.
Se si vuole tuttavia affrontare razionalmente la questione occorre evitare conflitti e partire dall’assunto che non è solo un problema di legittimità formale, ma anche comportamentale.
Se, nel mio buon diritto, mi muovo in bici in una zona pedonale, non sono per ciò solo autorizzato a sfrecciare in zone affollate, sfiorando chi cammina, o mettendo in atto comportamenti pericolosi ed imprudenti. E similmente, se percorro un marciapiede a tutta velocità, rasentando i portoni, spaventando i pedoni, prendendo le curve a gomito, dimostro di essere un arrogante meritevole di punizione, a prescindere che io sia o meno autorizzato dalla segnaletica a transitare su quel marciapiede.
Non abbiamo bisogno né di guerre di religione, né di conflitti – reali o inventati “ad arte” – tra utenti deboli della strada: ciclisti e pedoni stanno dalla stessa parte.