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Conti, rilanciare l’economia del sapere per il lavoro di domani

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Roma, 28 mar. (Labitalia) – Rilanciare un’economia del sapere per il lavoro del domani. Lo chiede dalle colonne del ‘Sole 24 Ore’ Fulvio Conti, vicepresidente di Confindustria per il Centro Studi, nonché amministratore delegato e direttore generale di Enel. “Il successo o l’affermazione competitiva di un Paese -scrive Conti- si basano, in misura crescente, su un’economia del sapere e del conoscere. Per questa ragione capitale umano e sociale devono tornare ad essere centrali nella politica strategica dell’ Italia.”
Sul lavoro che “deve ancora essere inventato”, spiega Conti citando la risposta del quindicenne americano che aveva appena scoperto il test per la diagnosi precoce del tumore al pancreas alla domanda “che lavoro vorretsi fare?”, è in atto un “cambiamento culturale che stiamo affrontando in un mondo globalizzato, perché, fino a poco tempo fa, tanti giovani avrebbero detto di voler fare l’avvocato, l’ingegnere o il pompiere”.
“È questo lo spirito che anima People first!, la ricerca del Centro Studi Confindustria per il biennale 2014, che sarà presentata a Bari oggi e domani nell’ambito del convegno “Il capitale sociale: la forza del Paese”. Lo studio ospita illustri autori ed esperti del mondo accademico e industriale che si interrogano su quali siano le sfide che le istituzioni sono chiamate a fronteggiare per il rilancio del Paese”, spiega Conti.
Il vicepresidente di Confindustria ricorda che “la grave crisi che stiamo vivendo da ormai sette anni ha azzerato una parte importante dell’ industria italiana”. “Abbiamo perso strutturalmente metà del nostro potenziale di crescita nel medio-termine, specialmente in produzioni di base, centinaia di migliaia di imprese hanno chiuso i cancelli, gli investimenti si sono ridotti drasticamente e il lavoro è diventato sempre più incerto. Ma la crisi ha intaccato anche la demografia dell’ Italia: siamo diventati un Paese più “piccolo”, sia a livello macro – rispetto al Mondo e nei confronti dei nostri partner europei – sia a livello micro, con famiglie che mettono al mondo meno figli rispetto alle attese e scivolano lentamente verso una condizione di povertà”.
Non bisogna però rassegnarsi al declino “o sottovalutare le nostre potenzialità di riprendere le posizioni avanzate che meritiamo sul piano tecnologico, produttivo, artistico e culturale”. Bisogna “ripartire dall’aggiornare il sistema operativo dell’Italia, ovvero il sistema di istruzione scolastica e di formazione accademico-professionale delle future generazioni”. “Oggi, più che mai, non sappiamo di quale bagaglio di conoscenze e competenze avremo bisogno nei prossimi 5-10 anni -sottolinea Conti-. Scuola ed università devono svolgere un lavoro qualitativamente diverso, capace di valorizzare il talento e la multi-culturalità con una visione di lungo periodo”.
Per questo, “come Gruppo Enel, -ricorda Conti- insieme alle organizzazioni sindacali di categoria, abbiamo deciso di entrare in classe per formare alcuni giovani. Un progetto innovativo che coinvolge sperimentalmente circa 150 studenti a livello nazionale e che prevede un percorso di studio concordato fra scuola ed azienda, finalizzato ad integrare la fase didattica con esperienze formative sul campo”.