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Cure intermedie: due nuovi posti letto all’Istituto Fossombroni

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Cure intermedie: due nuovi posti letto all’Istituto Fossombroni
Patrizia Castellucci

Firmato protocollo di intesa tra Ausl8 e Istituto Fossombroni. Vanno ad aggiungersi ai 18 già presenti nel Mo.di.ca, il modulo attivo da tempo all’interno del San Donato.
Arezzo – La Zona distretto aretina amplia l’offerta di posti di Cure Intermedie nel territorio attraverso l’identificazione di 2 posti letto presso la RSA Vittorio Fossombroni, meglio noto in città come Casa Pia.

“Si tratta di una novità importante – afferma Patrizia Castellucci, direttore della Zona Distretto di Arezzo – in quanto sono i primi due posti attivati a livello territoriale che mettiamo a disposizione dei cittadini della zona aretina. In tutta la Asl, al momento, ne esistono solo 4 in Casentino, presso la casa di riposo di Poppi. I nuovi posti letto vanno ad aggiungersi ai 18 già presenti nel Mo.di.ca, il modulo attivo da tempo all’interno del San Donato”.

Posti letto ad alta intensità assistenziale, infermieristica/riabilitativa, sono in grado di garantire una continuità assistenziale nei pazienti, soprattutto anziani, dimessi dall’ospedale ma non ancora in grado di tornare al proprio domicilio, sia per problemi sociali o sanitari, sia di ordine organizzativo. Si pensi, ad esempio, alla necessità, molto frequente, di dover provvedere al reperimento preventivo di lettini, materassi, carrozzine, ecc.
Allo stesso modo, possono essere utilizzati per pazienti che non sono più in grado di rimanere al proprio domicilio a causa di una malattia che, tuttavia, non richiede un ricovero ospedaliero. In questo contesto, possono essere utili anche a ridurre il flusso di pazienti al Pronto Soccorso per problematiche che possono essere risolte in altro modo.“In definitiva – precisa il direttore della zona distretto –  sono rivolti a persone che altrimenti prolungherebbero senza necessità la durata del ricovero ospedaliero o che potrebbero essere ammesse inappropriatamente in ospedale. Di norma, possono essere utilizzati solo per un breve periodo, dai 15 ai 20 giorni. La loro attivazione può essere proposta sia dal reparto ospedaliero (in caso di ricovero), che dal medico di famiglia. A quest’ultimo, in ogni caso, spetta la responsabilità clinica dei pazienti, le decisioni riguardo all’inquadramento diagnostico e terapeutico, nonché il coordinamento di tutto il piano assistenziale. Naturalmente, conclude la Castellucci, il medico di medicina generale è anche il garante della prosecuzione del percorso successivo alla dimissione del paziente ed al suo rientro al proprio domicilio”.