Home Nazionale Da Hogarth a Turner, i capolavori del ‘700 inglese in mostra a Roma

Da Hogarth a Turner, i capolavori del ‘700 inglese in mostra a Roma

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Roma, 2 apr. – (Ign) – Da Hogarth a Reynolds, da Turner a Constable. Oltre cento opere della pittura inglese del ‘700 arrivano in Italia. Il corpus, nella mostra che sarà ospitata al Museo Fondazione Roma, nella sede di Palazzo Sciarra, dal 15 aprile al 20 luglio prossimi, sarà un excursus su quel contesto britannico che in alternativa al classicismo, propose una pittura capace di interpretare quella modernità che diventerà nell’Ottocento linguaggio comune per l’intero continente. Un’esposizione sul Settecento inglese nella Capitale mancava da cinquant’anni.
L’esposizione, dal titolo ‘Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità’, curata da Carolina Brook e Valter Curzi, riunisce un centinaio di opere provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali quali il British Museum, la Tate Britain Gallery, il Victoria & Albert Museum, la Royal Academy, la National Portrait Gallery, il Museum of London, la Galleria degli Uffizi alle quali si unisce il nucleo di opere provenienti dall’importante raccolta americana dello Yale Centre for British Art.
“A seguito del positivo riscontro di pubblico e critica ottenuto dalla mostra dedicata al ruolo che Roma ha svolto quale centro culturale del XVIII secolo -dichiara il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele F.M. Emanuele- ho ritenuto opportuno volgere lo sguardo oltre i confini della nostra Nazione per ripercorrere quelle eccezionali vicende che vedono l’Inghilterra centro di un’evoluzione economica e sociale che le permetterà di sviluppare un proprio originale linguaggio artistico e che nell’Ottocento diventerà modello per tutta l’Europa”.
Nel Settecento Londra era diventata il cuore pulsante dell’impero inglese, con una crescita di oltre 700.000 abitanti nei primi 50 anni del secolo. A tale contesto viene dedicata la prima sezione della mostra in cui sono raccolte le opere di artisti quali Scott, Marlow, Sandby a cui si aggiunge la maestria del veneziano Canaletto, che attraverso le loro vedute si fanno testimoni di una città in costante evoluzione e che presto diverrà l’emblema della metropoli moderna.
La seconda sezione è dedicata al cosiddetto Mondo Nuovo, in cui le distinzioni tra aristocrazia e ceto medio si assottigliano, sia a livello sociale sia culturale, e gli artisti possono contare su una nuova classe di mecenati, composta da professionisti interessati a promuovere quei pittori e quelle tematiche in grado di affermare il loro nuovo status. Diventano così protagonisti del percorso espositivo, le effigi realizzate da Zoffany, Hodges, Wright of Derby, che ritraggono figure emergenti di industriali, commercianti, scienziati, esploratori, accanto a musicisti, attori e sportivi, divenuti i beniamini di un pubblico sempre più esigente e partecipe alla vita collettiva. La sezione si fa dunque interprete della passione per le arti e per lo sport, della consacrazione dello sviluppo industriale e dell’interesse per la scienza e infine dell’entusiasmo per l’epopea dell’esplorazione dei nuovi continenti.
Nella terza sezione si vuole quindi approfondire il contesto che porterà verso un’iconografia nazionale: Hogarth e Füssli. Il contributo di entrambi i pittori, il primo inglese di nascita ed il secondo di adozione, risulterà essenziale per l’affermazione di un’arte prettamente britannica. Fa parte della sezione una selezione delle più importanti incisioni di Hogarth, come il ciclo Marriage à-la-mode o l’Election Day, in cui l’artista documenta con occhio critico e disincantato scene contemporanee di vita sociale e politica che avranno un grande successo nel corso del secolo.
Nella quarta sezione, ‘L’età eroica del ritratto’, le opere in particolare di maestri come Gainsborough, Reynolds, Ramsay e Zoffany, esaltano i risultati raggiunti dalla ritrattistica inglese che si esprime con una cifra distintiva, apportando mirabili soluzioni compositive originali. La sezione si compone di una galleria di eleganti nobildonne, generali e gruppi familiari, che invita all’osservazione di un mondo compiaciuto delle proprie conquiste e dei propri traguardi.
Al pari del ritratto, anche la pittura di paesaggio rifletteva le aspirazioni politiche e pubbliche della committenza, ritraendo castelli, case padronali che si ergono nel mezzo delle loro tenute. A tale ambito si riferiscono le opere presenti nella quinta sezione, ‘Paesaggio ‘on the spot”, dedicata alla tecnica dell’acquarello che nel Settecento troverà una diffusione straordinaria proprio in Inghilterra. Gli artisti più rappresentativi dediti a questa tecnica sono presenti nella sezione con raffinate ed intense immagini di paesaggi inglesi ed italiani colti all’alba o al crepuscolo, sotto cieli soleggiati o plumbei.
Nella sesta sezione, ‘Variazioni sul paesaggio’, vengono passati in rassegna i dipinti ad olio in grandi formati dei più noti artisti che si confronteranno con questo genere. Troviamo qui presentate opere di Richard Wilson, primo grande esponente della pittura di paesaggio britannica, che si appassionò a tale genere durante gli anni formativi passati in Italia, ma che saprà poi elaborare il suo stile in modo autonomo, fondando le sue composizioni sulle condizioni climatiche e naturalistiche tipicamente inglesi. Il debito verso il paesaggio italiano si ritroverà nella veduta della Grotta nel Golfo di Salerno di Wright of Derby, pittore superlativo nell’esprimere effetti luministici in chiari di luna che diventeranno uno dei suoi soggetti preferiti (Snowdon al chiaro di luna, Victoria Gallery, Liverpool).
A chiudere il percorso espositivo troviamo l’ultima sezione dedicata a due artisti, Constable e Turner, campioni di fama internazionale. L’arte dei due grandi maestri paesaggisti è il risultato di una elaborazione della tradizione figurativa del Settecento, ma che al tempo stesso si apre, grazie a un’instancabile sperimentazione, verso quella che potremmo definire l’età della modernità. Tale percorso di ricerca riuscì ad imporre un nuovo linguaggio figurativo che permise per la prima volta, durante tutto l’Ottocento, di guardare l’Inghilterra come modello.
La mostra è promossa dalla Fondazione Roma, in collaborazione con la soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei.