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Friuli Venezia Giulia: trend pesante per mercato lavoro nel 2013

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Trieste, 1 lug. (Labitalia) – Trend ‘pesante’ anche per il 2013 per il lavoro in Friuli Venezia Giulia. La conferma arriva dal Rapporto sul mercato del lavoro. “I numeri del rapporto sul mercato del lavoro non sono positivi e però ci servono, sono indispensabili alla programmazione e ci danno la capacità di ritararla con l’attenzione necessaria al rapporto tra gli studi che vengono fatti, le persone e le loro storie e le cose da pianificare e decidere”, ha detto l’assessore regionale al Lavoro del Friuli Venezia Giulia, Loredana Panariti.
Secondo lo studio, che alla presenza dell’assessore e del direttore dell’Osservatorio sul mercato del lavoro, Adriano Coslovich, è stato illustrato dal suo coordinatore scientifico, Marco Cantalupi, l’occupazione regionale è scesa nel 2013 sotto la soglia delle 500 mila unità, riportando il Friuli Venezia Giulia ai livelli del 2004. Le province più colpite sono quelle di Gorizia, che ha perso 3 mila occupati rispetto all’anno precedente, e Pordenone, che pur perdendo a sua volta 4.800 occupati rimane la provincia con il tasso di occupazione migliore, pari al 64,7%.
In tutta la regione è in flessione netta, rispetto all’anno precedente, il settore delle costruzioni (-11%) e un calo si registra anche nei servizi, in particolare nel macrocomparto del commercio/ristoranti/alberghi (-2.100 unità) ma anche nelle altre attività (-2.800 unità). Leggera è invece la contrazione nell’industria, mentre sale leggermente l’occupazione in agricoltura (+2.300 unità). Per quanto riguarda gli indicatori di crisi, nel 2013 le ore autorizzate di cig sono state più di 29 milioni, (in Italia hanno superato il miliardo) con un incremento in percentuale del 20% rispetto all’anno precedente, un aumento che ha interessato, per il 90%, le province friulane.
In questo quadro, i dati significativi sono moltissimi, come ad esempio il tempo necessario per ottenere un lavoro (13 mesi contro i 19 registrati a livello nazionale) la quota dei disimpegnati (nel 2013 ammonta al 18%), il progressivo cambiamento del mondo del lavoro (diminuisce il lavoro a tempo indeterminato, aumentano quello a tempo determinato e il part- time, mentre è sempre più alto l’utilizzo dei voucher) e la costante terziarizzazione dell’occupazione femminile, con l’80,5% delle donne impegnate nel settore. Un contesto in cui, stando alle statistiche, le donne al primo impiego trovano un lavoro con più facilità degli uomini ma si trovano poi davanti il nodo della seconda assunzione e il part- time diventa routine, con 1 donna su 3 assunta in questo modo.
“Se il vecchio conoscere per deliberare è alla base di tutto – ha osservato Panariti – è altrettanto vero che, in attesa di questi elementi, non siamo rimasti con le mani in mano”. Osservando che “sono necessarie politiche espansive a livello europeo”, Panariti ha spiegato che “noi stiamo procedendo con ‘Garanzia Giovani’, Piano occupabilità e la predisposizione di nuovi progetti da inserire nella prossima programmazione”, un mix di azioni “che va nella direzione di aumentare la formazione e l’occupabilità delle persone, di creare positive relazioni con le eccellenze del Friuli Venezia Giulia e di avviare contatti diretti con le aziende che assumono”.
Una rete in cui ciascuno fa la sua parte: centri per l’impiego, università, centri per l’orientamento e Ufficio scolastico regionale, ma anche la nuova Agenzia per il lavoro che, ha ribadito Panariti, “sarà uno strumento decisamente nuovo rispetto al passato”.
Una rete che corrisponde anche all’impegno della Regione, sottolineato dal direttore centrale al Lavoro, Ruggero Cortellino, che ha moderato l’incontro, di favorire l’utilizzo dell’intermediazione.
“Ci sono quasi 40 milioni di euro per il Piano Pipol, che contiene sia ‘Garanzia Giovani’ che Piano occupabilità – ha ricordato Panariti – ma da mettere a disposizione di un sistema che fa perno sulle aspettative dei cittadini ci sono, oltre ai fondi che saranno messi a disposizione della programmazione, tutta una serie di risorse dirette che abbiamo avuto dalla Ue per piccoli progetti finalizzati a nuove correlazioni e nuovi posti di lavoro”.
“Di fronte a una situazione negativa – ha concluso Panariti – è necessario mettere in atto, con forza, politiche attive che, tenendo conto degli elementi usciti da questo primo approfondimento, rispondano alle esigenze del territorio. Stiamo lavorando in questa direzione e credo che, nella prossima presentazione di tali politiche nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, riusciremo già a mettere in evidenza qualche primo, importante risultato positivo”.