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Il ‘land grabbing’ potrebbe sfamare 300 milioni di persone

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(AdnKronos) – Se gli alimenti frutto delle coltivazioni nelle terre soggette al fenomeno del “land grabbing” nei Paesi in via di sviluppo venissero utilizzati per nutrire le popolazioni locali, si potrebbe arrivare a sfamare 300 milioni di persone nel mondo. Lo rileva uno studio italo-americano svolto dai ricercatori del Politecnico di Milano e dell’Università della Virginia e pubblicato sul periodico Environmental Research Letters.
L’acquisto su vasta scala di terreni da parte di società e governi nazionali o esteri comunemente noto con il termine di “land grabbing” è una pratica controversa, soprattutto in Africa dove moltissime acquisizioni sono avvenute in regioni con problemi di sicurezza alimentare e di malnutrizione.
C’è chi sostiene che tali investimenti in agricoltura miglioreranno significativamente le rese colturali, genereranno nuovi posti di lavoro e porteranno nuove conoscenze e infrastrutture in aree spesso deprivate. Altri puntano l’accento sul fatto che i prodotti coltivati vengono spesso esportati dagli investitori in altri paesi, obiettando che queste acquisizioni potrebbero sottrarre alle popolazioni locali il controllo sui terreni, l’acqua e le risorse naturali, lasciandole in una condizione persino peggiore di quella attuale.
Lo studio italo-americano ha quantificato la massima quantità di cibo che può essere prodotta da colture coltivate nelle terre oggetto di acquisizione e il numero di persone che queste potrebbero sfamare. Tali risultati sono stati confrontati con la produzione agricola ottenibile con le pratiche colturali attuali e con il numero di persone nutribili con tali raccolti.
Per conseguire i loro risultati, i ricercatori hanno utilizzato un database globale contenente le acquisizioni di terreni con una superficie superiore a 200 ettari, avvenute dal 2000 in poi. Ogni acquisizione di terreno è corredata di informazioni relative alla superficie del terreno e alla coltivazione dominante, oltre che di indicazioni sulla tipologia dell’accordo. I ricercatori hanno calcolato, per ciascuna acquisizione di terra, il massimo rendimento potenziale della coltura presente e poi utilizzato le calorie dell’alimento per determinare il numero di persone che tale raccolto potrebbe nutrire.
Secondo i calcoli dei ricercatori, se tutti i terreni acquisiti venissero coltivati al massimo del loro potenziale di resa colturale, la produzione di riso, mais, canna da zucchero e palma da olio aumenterebbe rispettivamente del 308%, 280%, 148% e 130%.
Tenendo in considerazione le proporzioni delle coltivazioni che potrebbero essere utilizzate per la produzione alimentare, oltre che del fabbisogno necessario per una “dieta bilanciata”, i risultati hanno dimostrato che le colture prodotte su terreni acquisiti potrebbero nutrire tra 300 e 550 milioni di persone, contro i 190-370 milioni di persone che risultano nutrite da tali terre con le attuali tecnologie.
Sempre secondo i risultati, la classifica dei paesi più coinvolti nel fenomeno del ”land grabbing” vede in testa Indonesia, seguita da Malesia, Papua Nuova Guinea ed ex Sudan. Complessivamente questi paesi potrebbero fornire (nel caso di produzione massima) l’82% delle calorie ottenibili dalla coltivazione di tutte le terre acquisite.