Uno Studio dell’Osservatorio nazionale dell’imprenditoria femminile rielaborato dall’Ufficio studi della Camera di Commercio di Arezzo
Sono la metà del cielo e anche qualcosa di più in termini demografici ma, ancora a metà del 2014, le donne rappresentano solo il 21,4% dell’universo delle imprese che operano in Italia (circa 1,3 milioni su poco più di 6) e il 45,23% degli occupati dipendenti (7,6 milioni sul totale di 16,6 occupati alle dipendenze). E tuttavia le donne stanno facendo fronte alla crisi con risolutezza e creatività. Anzitutto creando nuove imprese a un ritmo superiore alla media: +0,73% l’incremento dello stock di imprese femminili registrato tra aprile e giugno di quest’anno, contro una variazione media complessiva dello 0,42%.
L’ imprenditoria femminile, a metà del 2014, propone un ritratto fedele del momento che sta vivendo il Paese: da un lato, s’intreccia senza nette demarcazioni con il fenomeno dell’autoimpiego in risposta alla necessità di trovare uno sbocco occupazionale, soprattutto per chi ha perso un lavoro (magari precario). Dall’altro, intercetta il profilo di un’Italia possibile e auspicabile, in cui le maggiori opportunità di benessere verranno dell’incrocio di attività manifatturiere e artigianali con lo sviluppo di servizi ad elevato contenuto innovativo e supportati dalle tecnologie della rete. E dunque fa ben sperare la concentrazione di imprese femminili soprattutto nei servizi alle persone e alle imprese, nel turismo sostenibile, nel recupero delle tradizioni agroalimentari, nella tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale.
Questo, in sintesi, il ritratto del contributo delle donne al mondo dell’impresa e del lavoro che emerge dai dati dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere presentato in questi giorni. Un’analisi che l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Arezzo ha integrato e rielaborato con i dati relativi alla provincia di Arezzo.
Sono 8901 le imprese femminili in Provincia di Arezzo , pari al 23,5% del totale ( escludendo le unità locali): un dato superiore sia alla media regionale (22,59%) che a quella nazionale ( 21,44%).
Le imprese a prevalente presenza di donne sono cresciute nel corso del primo semestre del 2014: il saldo fra iscrizioni (363) e cessazioni (342) è stato di +21 unità a cui corrisponde un tasso di crescita del +0,2% .
La presenza di imprese femminili è superiore alla media fra le imprese individuali (28,1%) che rappresentano oltre la metà del totale (5.824 unità). Da segnalare anche l’incidenza nelle società di capitale dove, pur con numerosità inferiori, le imprese femminili raggiungono il 16,8% del totale delle imprese, che rappresenta un livello superiore a quello della Toscana (16,3%) e a quello nazionale (15,8%).
Dal punto di vista settoriale le presenze più significative si hanno nel commercio (2.211 unità, 24,8% del totale delle imprese femminili), nell’agricoltura (1890 imprese, 21,2% del totale) e nel manifatturiero (1.199 imprese, 13,4% del totale).
Se invece si va ad esaminare in quali settori l’imprenditoria assume maggior rilievo vediamo che ci sono alcuni settori in cui il peso delle aziende in rosa assume valori superiori al 30%, avvicinandosi ed in alcuni superando la soglia di una impresa ogni tre esistenti in provincia: si tratta in particolare degli altri servizi (58,2%), della sanità ed assistenza sociale (43,3%), l’istruzione ( 32,1%) i servizi di alloggio e ristorazione (30,9%) e l’agricoltura (30,7 %) . Piuttosto bassa, invece, la quota in settori come le costruzioni (5%), i trasporti (8,61%) e le attività professionali e scientifiche (17,1%).
Rispetto alla media degli imprenditori, le donne che fanno impresa pagano un’esperienza relativamente più ‘breve’ del mercato, misurata sulla base dell’età delle loro aziende.
La quota di imprese femminili aretine nate dopo il 2000 – e dunque con meno di quattordici anni di vita – è infatti pari al 63,09% di quelle oggi esistenti (contro il 58,77 % della media complessiva), mentre il 13,8 % può vantare una data di nascita all’anagrafe delle imprese anteriore al 1990 (contro il 16,7% della media).
“Nel sistema imprenditoriale, dove non esistono “quote rosa predefinite” – commenta Andrea Sereni , Presidente della Camera di Commercio di Arezzo – l’universo femminile guadagna terreno arrivando adesso a rappresentare quasi un quarto delle aziende della provincia. E’ un traguardo importante ma che, al tempo stesso, segnala come siano ancora ampissimi i margini di sviluppo dell’imprenditorialità femminile sia dal punto di vista numerico che strutturale. Molte donne guardano all’impresa ed al mercato come ad una reale opportunità per realizzare i propri progetti di vita. E il sistema camerale nazionale e la Camera di Commercio di Arezzo in particolare , anche attraverso il Comitato Provinciale per l’imprenditoria femminile ,supportano queste aspirazioni mettendo a disposizione una serie di strumenti, che vanno dalla formazione agli aiuti per l’ internazionalizzazione. Sono convinto che in una Italia così duramente colpita dalla lunga crisi economica, proprio l’imprenditorialità femminile possa dare un forte contributo al rilancio del sistema grazie sopratutto alla maggiore sensibilità ed al particolare spirito di sacrificio e coraggio che costituisce una caratteristica “femminile”, troppo spesso sottaciuta o relegata al contesto familiare”
“ I dati relativi al secondo semestre 2014 -sottolinea la Presidente del comitato IFE -Imprenditoria Femminile di Arezzo Anna Lapini – confermano un aspetto significativo più volte evidenziato negli ultimi anni: nel dar vita ad una impresa le donne fanno sempre più spesso scelte organizzative mature orientandosi verso società di capitali. Un approccio che testimonia sopratutto il notevole bagaglio di competenze professionali che sono in grado di esprimere. Permangono , invece , per le numerose imprenditrici individuali, le difficoltà legate alla solitudine decisionale in cui spesso si trovano a operare, unite alla frequente insostituibilità nei processi di lavoro e nei rapporti con il mercato. Una condizione, questa, che espone l’impresa ‘rosa’ agli imprevisti legati alla vita personale e famigliare della titolare che spesso finiscono per ricadere sull’azienda, rendendola così più fragile. A queste problematiche servono sia risposte politiche più generali, in grado, laddove è possibile, di favorire l’armonizzazione dei tempi di lavoro con quelli di vita, potenziando ad esempio la rete dei servizi socio-educativi, che risposte più immediate, più dirette come ad esempio le azioni di formazione e assistenza personalizzata per le imprenditrici (coaching e mentoring). Un’esigenza che ci ha ad esempio spinto, come Comitato IFE di Arezzo , ad organizzare lo scorso anno , in collaborazione con la Camera di Commercio ed Unioncamere Toscana, il progetto di formazione “Busy.ness women “ideato proprio per favorire il processo di mentoring e che ha formato 24 neo -imprenditrici””