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“Insalata con dita” in scena all’Auditorium di Montevarchi

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Per tutti gli “utopici” del Val D’Arno e non solo, il festival estivo “Utopia del Buongusto” si veste d’autunno con un appuntamento di teatro comico presso l’Auditorium di Montevarchi.

Giovedì 27 novembre alle 21,30 va in scena “Insalata con dita” di Alessandro Schwed (Jiga Melik). Con Andrea Kaemmerle.

L’iniziativa è promossa dal “Comune di Montevarchi Assessorato alla Cultura”.

Biglietti euro 6,00 interi – euro 4,00 ridotti. Informazioni e prenotazioni 3280625881.

 “Insalata con dita” – Uno spettacolo esorcizzante, liberatorio, politicamente e socialmente scorrettissimo e mai banale; uno spettacolo sulla ricerca della felicità e su tutto ciò che è possibile fare per ottenerla ; uno spettacolo che gira da più di due stagioni e riesce a mantenersi molto comico ed attuale, una riflessione mai noiosa sulla nostra mostruosità, sulla voglia di fare i conti con la nostra parte criminale ed istintiva. Signori ecco la follia che prende penna e regala pagine di surrealismo comico ed incendiario. La mano che muove la penna è del celebre Alessandro Schwed, romanziere di origini ebraico-ungheresi, il famoso Jiga Melik del cattivissimo giornale Il Male. Il testo è stato scritto su misura per Andrea Kaemmerle che a suon di piccole e scusate provocazioni ed improvvisazioni arriva a svelare al pubblico realtà abnormi e futuribili. A fine opera, piccolo delizioso spuntino con il pranzetto cucinato in scena.

Associazione Internazionale di Teatro Guascone nasce 15 anni fa, fondamentalmente dal novembre 1992, dalla voglia di 5 attori di immergersi mani e piedi nel mondo dell’ideare, fare, distribuire spettacoli; il tutto era condito dal birichino istinto alla provocazione (sebbene poetica), dalla necessità di sentirsi gruppo, squadra, compagnia. I guasconi dei mulini a vento. Una improbabile creatura nata dal passionale matrimonio tra un filibustiere ed una massaia. Guascone come idea capace di avvicinare scorribande zingaresche e sgangherate all’idea di isola protetta, di una casa dove riposarsi e coccolare poesia, stupore, incanto. In 15 anni da questi semi è nata una scuola di teatro, due festival per spazi alternativi, cantine, aie, piazze, vicoli, frantoi. Sono nati più di 30 spettacoli (9 di questi ancora felicemente in vita) diversissimi tra loro, dalla prosa al grande evento, dalla parola al clown. Tutto questo è stato una buona scusa per viaggiare molto, incontrare persone, grandi artisti come i DEREVO di San Pietroburgo, Slava Polunin, Carlo Monni, Bustric, Sandro Berti, Laura Curino… ma anche più di 400 allievi, molti cuochi, produttori agricoli, altri artisti per una sera. Poi, sempre più forte la voglia di costruire rapporti solidi, la necessità di accendere ogni giorno un buon futuro per questo lavoro, per questa impresa. Così le collaborazioni, le coproduzioni, le contaminazioni ed ancora altri viaggi ed altre strade, altre facce, altre bocche.

15 anni dopo, un po’ più grassi, un po’ più bravi e navigati, con un agenda più alta, con la stessa voglia di immergersi mani e piedi (cuore e testa al seguito) in questo mondo.

Chi è Andrea Kaemmerle e come nasce artisticamente? «Dopo aver frequentato il liceo scientifico a Firenze non avevo idea di cosa fare. Mi sono ritrovato iscritto al DAMS a Bologna senza aver riflettuto troppo, perché io già in quarta, quinta liceo mi divertivo a fare cabaret, mi piaceva molto scherzare fare il burlone e scrivere dei testi un po’ strani. Dopo quattro anni, sono andato via da Bologna e ho iniziato a lavorare in teatro con un gruppo russo di San Pietroburgo, di cui si conosce forse il maestro, Slava Polunin uno dei clown più famosi al mondo. Mi sono messo a fare spettacoli nelle scuole, per strada, ho fatto spettacoli in cui facevo Babbo Natale sei volte ogni mattina per tutto il mese di dicembre. Ovviamente tutto ciò è fondamentale per poter crescere e migliorare come artista. I clown sono un pò come i musicisti, che suonano Chopin tutta la vita. Solo in questo modo si ha la possibilità di migliorare a beneficio dello spettacolo. Slava Polunin fa il suo spettacolo da 40 anni, così come Dimitri, un grande clown svizzero, lo fa da 50, gli stessi numeri, le stesse cose».