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Italia leader mondiale produzioni agroalimentari certificate

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Roma, 18 dic. (Labitalia) – L’Italia rimane leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate, con 269 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 161 Dop, 106 Igp, 2 Stg (dati 30.11.2014). Un comparto che garantisce la qualità anche attraverso i 120 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf, 48 organismi di certificazione autorizzati, per un complessivo numero di oltre 60.600 visite ispettive e 75.700 controlli analitici (campione di 150 prodotti). Sono questi i numeri dell’agroalimentare, relativi al 2013, emersi dal XII Rapporto sulle produzioni agroalimentari italiane realizzato da Qualivita Ismea, presentato a Roma.
Nel 2014 l’Italia ha registrato 8 nuovi prodotti, di cui 3 Dop e 5 Igp: Patata dell’Alto Viterbese Igp, Strachitunt Dop, Miele Varesino Dop, Torrone di Bagnara Igp, Pescabivona Igp, Piadina romagnola Igp, Salama da Sugo Igp, Pecorino Crotonese Dop. Un volume prodotto pari a 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo esportato per un valore pari a circa 2,4 miliardi di euro con un aumento del 5%; un fatturato alla produzione di 6,6 miliardi di euro e al consumo di circa di 13 miliardi di euro.
“Nel corso dell’anno è stata registrata -si legge nel Rapporto- la Piadina romagnola Igp, un prodotto street food, artigianale, basato sull’unicità del metodo di produzione e delle materie prime. Il settore dello street food si sta dimostrando molto attento a mantenere la tradizione attraverso una proposta innovativa, e come dimostrano i numeri di settore, è ormai diventato un canale distributivo efficace e strategico per le produzioni territoriali italiane. Nell’insieme si tratta -fa notare- di registrazioni molto interessanti, ben strutturate già nella fase di protezione transitoria, che arricchiscono il comparto con filiere che portano sostanza e completano il già interessante panorama nazionale della qualità certificata”.
Nel 2013 la produzione certificata nel suo complesso è diminuita del 2,7%. Questa flessione è stata determinata però principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato una sostanziale stabilità, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012. Passando ad analizzare i valori di mercato, si osserva un giro di affari potenziale di 13 miliardi di euro di fatturato al consumo – di cui 9 registrati sul mercato nazionale – e di 6,6 miliardi di euro di fatturato alla produzione – di cui 2,4 miliardi sono il fatturato all’export alla dogana (+ 5%).
Osservando il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni. Nel 2013 le prime dieci Dop Igp assommano, infatti, all’81% del fatturato. Inoltre, si registra per questo valore un calo dell’1,7%, generatosi a causa esclusivamente della flessione del mercato interno (-5,2%) che sconta ancora le conseguenze della crisi dei consumi.
Per lo stesso motivo, il fatturato al consumo sul mercato nazionale registra una flessione del 3,8%. Continua ad essere sempre asimmetrico il peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato per alcuni comparti (come gli ortofrutticoli e gli oli di oliva). Tale asimmetria deriva dal fatto che, nonostante il grande numero di riconoscimenti, soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato, mentre la gran parte dei prodotti realizzano fatturati estremamente limitati.
“In vista di Expo 2015, che vede -spiega Cesare Mazzetti, presidente Fondazione Qualivita- trai suoi temi principali la miglior valorizzazione del territorio e delle sue risorse, il sistema delle Ig italiane si distingue ogni giorno di più nel panorama europeo. L’efficace attività di comunicazione, ad opera soprattutto dei consorzi rappresentativi delle denominazioni più importanti, ha saputo creare attenzione e far crescere anche all’estero un’imponente attrattiva verso lo stile italiano di produrre cibo, cucinarlo e consumarlo, tanto da porre l’italian food in posizione privilegiata in ogni parte del mondo”.
“L’export ancora in crescita sostenuta -fa notare Ezio Castiglione, presidente Ismea- resta l’unico elemento trainante. Continua, invece, a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest’anno un po’ meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all’estero conferma il successo del brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti”.
“Sfruttare i potenziali significa però -avverte Castiglione- agire con maggiore determinazione sulle leve aziendali, in particolare sulla competitività, in un mercato reso nel frattempo più trasparente dal Pacchetto qualità che, con la protezione ‘ex officio’, impone agli Stati Ue la tutela delle denominazioni d’origine contro i falsi. Cruciale sarà anche l’esito dei negoziati nell’ambito dell’accordo bilaterale con gli Usa. L’inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti, bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi”.