Home Nazionale Lavoro: 40 senatori Pd per modifiche, renziani ‘Matteo non accetta veti’/Adnkronos

Lavoro: 40 senatori Pd per modifiche, renziani ‘Matteo non accetta veti’/Adnkronos

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Roma, 23 set. (Adnkronos) – Se tutti i 40 senatori del Pd che hanno firmato i 7 emendamenti della minoranza, votassero contro, la delega al Jobs Act non passerebbe al Senato. O meglio passerebbe soltanto con il ‘soccorso azzurro’ di Forza Italia. Con le ricadute politiche del caso. Compresa la fine della legislatura. Uno scenario che non trova entusiasti nel Pd. Nè nella maggioranza renziana, nè nella minoranza. “Non siamo una fronda”, specifica Cecilia Guerra, prima firmataria degli emendamenti.
Unica via d’uscita, dunque, è arrivare ad una mediazione. Tecnicamente non sarebbe complicato raggiungerla. Lo snodo cruciale della vicenda è il reintegro, previsto dall’art.18, anche per i neo assunti. La minoranza Pd chiede che scatti dopo 3 anni. Il governo, secondo quanto si apprende, sarebbe orientato verso un periodo di 10 anni. Nel mezzo potrebbe individuarsi la possibile intesa. “Tecnicamente la puoi risolvere. Ma deve esserci la volontà politica di farlo…”, si osserva in ambienti Pd del Senato.
La minoranza dem ha chiesto un incontro ai renziani per tentare di arrivare a una sintesi, a un documento unitario da votare in Direzione lunedì prossimo. Al momento però, si fa sapere, dal fronte renziano non è arrivato alcun segnale. “La trattativa al momento non è partita”. Anzi, dal fronte renziano continuano le dichiarazioni da ‘falco’: “E’ la Direzione del Pd a definire la linea da seguire e -dice Debora Serracchini- anche la minoranza dovrà attenersi alle ‘regole della ditta’. Per come conosco io Renzi, credo non accetterà diritti di veto da parte di nessuno”.
(Adnkronos) – La giornata di oggi è stata densa di incontri nel Pd. In mattinata si è riunito il gruppo al Senato. C’era pure il ministro Giuliano Poletti. “Sull’articolo 18 non c’è ancora una decisione -ha detto- ma varie proposte”. Insomma, la “discussione è aperta”, ha assicurato garantendo, inoltre, che “le risorse per la riforma degli ammortizzatori saranno nella legge di stabilità”. Questo è uno dei chiarimenti che la minoranza intende avere da Matteo Renzi lunedì prossimo in Direzione.
“Chiediamo a Orfini di mettere all’odg Jobs Act e legge di stabilità. Servono almeno 4 miliardi per l’estensione degli ammortizzatori sociali di cui parla Renzi. Ci sono?”, chiede Stefano Fassina che stamattina ha fatto il punto con altri esponenti della minoranza dem alla Camera tra cui Rosy Bindi, Alfredo D’Attorre, Vannino Chiti, Pippo Civati ed anche Francesco Boccia, che pure al congresso ha sostenuto Renzi. “Non chiamateci fronda delle minoranze. Non è così. C’era anche Boccia con noi stamattina. Qui stiamo solo cercando di dare una mano al partito”, dice D’Attorre.
Una mano che si traduce nelle 7 proposte di modifica della delega al lavoro, imperniate attorno a un modello: “Ci rifacciamo al modello tedesco, mentre c’è chi vorrebbe portarci in Spagna o in Romania…”, aggiunge D’Attore. Sul punto dell’articolo 18, Fassina argomenta: “E’ ridicolo chi mette in mezzo il licenziamento discriminatorio come concessione alla minoranza. Ci manca solo che il Pd pensi di derogare alla Carta fondamentale dei diritti dell’uomo del 1948…”. La possibilità di arrivare a un intesa c’è, dice Boccia. “Sono convinto che si possa arrivare un punto di sintesi”. Per questo si chiede alla maggioranza un incontro per provare ad arrivare alla Direzione del 29 settembre con un documento unitario. “Se Renzi dice no, allora non resta che rivolgerci alla nostra gente…”, dice D’Attorre riferendosi al referendum specificando che resta “l’ultima ratio”.
(Adnkronos) – Stasera si riuniranno alla Camera i parlamentari, la componente che fa capo a Roberto Speranza e la più corposa della minoranza dem. Anche in quella sede verrà ribadita la richiesta a Renzi di un confronto per arrivare a una mediazione sul Jobs Act. Una linea che trova d’accordo anche la sinistra di Gianni Cuperlo: “Nessuno mette in discussione la legittimità di Renzi ma una cosa è dirigere il partito, che non è una ditta o una caserma, altra cosa è comandare”.
“All’unisono come minoranza Pd vogliamo migliorare la legge delega sul lavoro. E stiamo al merito del provvedimento: nessuno vuole rallentarlo. Spero ci sia la volontà di trovare unità nel Pd, senza pregiudizi”, sottolinea. Il referendum tra gli iscritti è “un’opzione, ma al momento non una priorità” e Cuperlo non vuole nemmeno immaginare che la mediazione sul Jobs act nel Pd fallisca: “Non chiedetemi -ha aggiunto- cosa accadrebbe se i nostri emendamenti non venissero nemmeno esaminati…”.
Pier Luigi Bersani non ha partecipato alla riunione di stamattina con i vari ‘capicorrente’ dem. Ma stasera, ospiti di una trasmissione tv, è tornato sia sulla riforma del lavoro che sui rapporti interni al Pd. Ora stanno spiegando a me come si sta in un partito, sono appassionati della ditta, fantastico…, ha detto l’ex-segretario invitando Renzi ad essere meno “aggressivo” e a “stare sereno” perchè da parte della minoranza non ci sono chissà quali complotti, ma la volontà di migliorare il Jobs Acte difendere la dignità del lavoro garantita dall’art.18.