Home Nazionale Lavoro: Servidori, occorrono servizi che funzionano

Lavoro: Servidori, occorrono servizi che funzionano

0

Roma, 7 gen. (Labitalia) – "La complessità del sistema italiano non è generata solo dall'articolo 18 che ancora oggi è vissuto come un intoccabile strumento, poiché se vi fosse una cultura della flessibilità agita e non un ossessivo orientamento ancestrale della giurisprudenza italiana per motivi economici, e soprattutto se avessimo servizi per il mercato del lavoro che funzionano, tutto il turnover del mercato del lavoro funzionerebbe assolutamente meglio". Così Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità, riflette sui nodi del mercato del lavoro italiano, anche in relazione al 'Jobs act' di Matteo Renzi. "Fino ad ora -ricorda- tutto il dramma dell'articolo 18 si è risolto con l'eccesso di cassa integrazione, evitando così il licenziamento, una coperta che è ormai distrutta: la crisi sta devastando l'economia e non si può andare avanti così e bisogna trovare il coraggio di cambiare passo e sistema. Avanti dunque con la riforma della cassa integrazione originaria, che ha il compito di sostituire il trattamento di disoccupazione, e che è servita per non procedere ai licenziamenti per giusta causa per paura dei ricorsi in giudizio". "L'Italia vive su un sistema di protezione del lavoratore ancora di fatto centrato sull'ingessatura del posto di lavoro e dunque è troppo difficile il passaggio dei lavoratori da un'impresa che riduce l'attività o chiude a una che ha bisogno di manodopera qualificata", avverte. Per questo, osserva la consigliera nazionale di parità, "occorre agire contemporaneamente su sei punti fondamentali". "Il primo è la semplificazione normativa con un codice semplificato del lavoro che unifichi anche il lavoro pubblico e privato; il secondo è la riduzione del cuneo fiscale e contributivo, per abbassare il costo del lavoro; il terzo è la riduzione dei disincentivi normativi all'assunzione a tempo indeterminato", spiega. "Il quarto -prosegue- è il miglioramento dei servizi nel mercato del lavoro, attraverso la cooperazione con le agenzie private: qui lo strumento cardine è costituito dal contratto di ricollocazione. Il quinto è istituire subito a livello nazionale un sistema di Fondo bilaterale sia per il pubblico che privato, da avviarsi con una razionalizzazione delle risorse che a livello nazionale sono state stanziate per la conciliazione e la flessibilità tempo di vita e di lavoro (poche ma essenziali). Il fondo poi si può implementare a livello contrattuale per applicare subito nei contratti le prassi individuate come ottimali per flessibilità e conciliazione delle lavoratrici e dei lavoratori e che possono così rappresentare un 'fondo salariale' di sostegno al reddito in caso di necessità di ulteriori congedi parentali"."Il sesto -conclude Servidori- è di andare avanti con la riforma degli ammortizzatori sociali già compiutamente delineata nella legge Fornero entrata in vigore nel luglio 2012, che ha istituito un'assicurazione universale contro la disoccupazione di livello europeo e ha previsto la riconduzione entro tre anni della cassa integrazione alla sua funzione originaria. Bisogna attuare questa riforma, completandola con la possibilità di un trattamento complementare di disoccupazione incardinato sul contratto di ricollocazione, e avviando il discorso sul reddito minimo di inserimento, che dovrà sostituire tutti i rivoli dell'assistenzialismo con cui oggi in Italia si risponde, in modo socialmente poco produttivo ed economicamente distorsivo, alla necessità di combattere le povertà".