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Mafia: Napolitano, bombe ’93 furono aut aut Cosa nostra

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Palermo, 31 ott. (AdnKronos) – Le stragi mafiose del 1993, secondo il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, “si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perché questi aut aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico – istituzionale del paese e naturalmente era ed è materia opinabile”. Così il Presidente della Repubblica ha risposto al pm Nino Di Matteo deponendo al processo per la trattativa Stato-mafia.
“La valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di Governo in particolare, fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala più aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via”. E aggiunge che “comunque non ci fu assolutamente sottovalutazione, noi siamo arrivati con la sua domanda ad un periodo che vede Carlo Azeglio Ciampi Presidente della Repubblica e Ciampi è tornato molte volte, in più pubblicazioni, anche in libri recenti, su quello che di inquietante presentò quel momento e non soltanto per gli attentati che furono compiuti a Firenze, a Milano, a Roma in modo quasi concomitante, un pò prima maggio, se ben ricordo i Georgofili, e luglio gli altri. Ma addirittura citò come particolarmente inquietante l’episodio di un black aut al Quirinale. Quindi c’era molta vigilanza, molta sensibilità e molta consapevolezza della gravità di questi fatti”.
E quando il pm chiede: “E quindi lei ha detto si ipotizzò subito che la matrice unitaria e la riconducibilità ad una sorta di aut – aut, di ricatto della mafia, ho capito bene”, Napolitano replica: “Ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema”.