Home Nazionale Mo: la cooperante italiana a Gaza, qui e’ disastro umanitario

Mo: la cooperante italiana a Gaza, qui e’ disastro umanitario

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– Roma, 14 lug. (Adnkronos/Aki) – “Qui sono in atto disastri umanitari di un’intera popolazione”. Meri Calvelli, cooperante italiana che conosce la terra palestinese e i suoi ‘dolori’ da più di dieci anni, che denuncia a voce alta come la Striscia di Gaza sia “luogo in cui viene sperimentata la punizione collettiva”, è anche oggi a Gaza City ed è reduce da una visita in una delle scuole che l’Unrwa ha aperto per dare rifugio ai palestinesi che hanno lasciato il nord della Striscia di Gaza dopo gli avvertimenti dell’Esercito israeliano. Per Israele è da qui che è partita la maggior parte dei missili sparati contro le città israeliane.
Meri Calvelli racconta in un’intervista telefonica ad Aki-Adnkronos International di “nonni arrivati” a Gaza “su un carretto mentre cadevano le bombe”, di “famiglie intere con molti anziani e bambini, tanti disabili, di gente povera che lavora la terra, di gente arrivata con i ciuchi”, di gente che dietro alle foto che hanno riempito la stampa internazionale si chiede: “Ma noi cosa abbiamo a che fare con tutto questo? Ci chiamano ‘terroristi’. Siamo solo povera gente che vuole stare nella sua terra”.
La cooperante del Centro Italiano di Scambi Culturali di Gaza è stata nella scuola di Nasser Street a Gaza City e parla delle “difficoltà” di chi ha lasciato la propria casa dopo l’avvertimento israeliano, di chi invece “vuole restare” e della “macchina umanitaria che non si muove immediatamente, a parte l’azione di alcuni volontari, degli aiuti che ancora non arrivano in grande quantità”. “A sud di Beit Lahia ci sono molti contadini, sono poveri, è gente che in città non viene quasi mai”, spiega, tentando di far comprendere al contempo le ragioni di chi non ha voluto abbandonare le proprie mura perché “se proprio deve morire, vuole morire nella sua casa”. Dalla Striscia di Gaza di fatto la maggior parte dei palestinesi non fuggire: l’Egitto apre il confine solo per i feriti gravi, per i casi umanitari; l’altra frontiera è con Israele. In molti, dice, “non se ne sono voluti andare dalle case perché è opinione comune che se vai via ti bombardano casa e anche la scuola: è successo con l’operazione ‘Piombo Fuso’ del 2012” condotta da Israele tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Nella scuola-rifugio di Nasser Street a Gaza City i palestinesi “dormono per terra tra i banchi di scuola – racconta la Calvelli – C’è chi è riuscito a portarsi un cuscino, chi ha conquistato una coperta”. (segue)