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Omelia di Gualtiero Bassetti in occasione della solennità della Madonna del Conforto

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Omelia di Gualtiero Bassetti in occasione della solennità della Madonna del Conforto

Carissimo arcivescovo Riccardo, ti esprimo gratitudine e fraterna riconoscenza non solo per l’invito a questa solenne concelebrazione, ma anche per la tua calorosa accoglienza in questa stupenda cattedrale dove entrambi abbiamo avuto lo stesso privilegio di successori di san Donato.
Un grazie caloroso a te carissimo fratello e a tutta la comunità diocesana per la manifestazione di affetto e soprattutto per il sostegno nella preghiera, che ho ricevuto da parte tanta gente in occasione della nomina a membro del Collegio Cardinalizio (salute, sapienza e santità).
Un saluto altrettanto affettuoso desidero rivolgere ai nostri amati sacerdoti, che per dieci anni ho avuto come fratelli e collaboratori preziosi nel servizio di questa antica e prestigiosa Chiesa.
Un saluto deferente alle distinte autorità di ogni genere e grado, cominciando dal nostro sindaco, che il 4 ottobre del 2009, accompagnandomi a Perugia, pronunciò sulla gradinata della cattedrale parole toccanti e commosse che ancora i perugini ricordano.
Saluto anche i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli, soprattutto coloro che sono giunti dai luoghi più lontani della Diocesi, e in particolare le nostre famiglie, per le quali chiedo alla Madonna del Conforto la grazia “del vino nuovo”, che essa ottenne, con la sua fede, agli sposi di Cana.
Non posso non pensare ai bambini, ai giovani, ai fidanzati, agli anziani, a tutti i gruppi ecclesiali e alle associazioni di volontariato che già durante la novena hanno invocato, più che con le labbra, col cuore, l’aiuto di S. Maria.
Ciascuno ha reso e vuol rendere il suo omaggio, ciascuno vuol pronunciare il proprio grazie per i doni ricevuti, ciascuno vuole affidare al cuore della Madre le proprie ansie e le preoccupazioni, ma anche le speranze che accompagnano, la vita di tutti i giorni.
Purtroppo siamo ancora nel cuore di una crisi che non ha risvolti soltanto economici; si tratta di una crisi di dimensione etica ed antropologica: riguarda l’uomo, la sua vita e le sue scelte.
Io auspico e chiedo alla nostra Madonna del Conforto, per tutti gli uomini e per il mondo intero, una stagione di nuove scelte: senza una ricostruzione di valori, di un’etica condivisa, non saremo in grado di andare incontro ad futuro degno. Questo futuro, al quale non si deve rinunciare, mi piace definirlo nuovo umanesimo: umanesimo perché al centro deve esserci la dignità della Persona, nuovo perché ogni persona che ha una propria fisicità, ma anche una spiritualità, una aspirazione alla trascendenza che, se umiliate, la impoveriscono.
Nel messaggio di Papa Francesco per la Quaresima, ho ritrovato una approfondita riflessione rivolta a ciascun uomo. Sia verso l’uomo che vive al centro del mondo, nell’agio e nel benessere, ma che ha perso quell’anelito a guardare in alto, verso il cielo e nel profondo del proprio cuore. E sia verso quell’uomo che risiede nelle periferie del mondo nelle villas miserias, negli slums, a cui manca tutto, che ha smarrito ogni speranza e che non conosce, e forse non ha mai conosciuto, la gioia del Vangelo. A questo uomo sofferente, così apparentemente diverso, ma anche così drammaticamente simile, la Chiesa oggi, non può che donarsi totalmente, in uno “stato permanente di missione”. Si tratta di un impegno e di un progetto da attuarsi e da vivere da parte di tutti.
Carissimi sorelle e fratelli – come dicevo pocanzi – ciascuno di voi, stamani, alla Madonna del Conforto, vuole rendere il proprio omaggio, vuol pronunciare il proprio grazie per i doni ricevuti, vuol affidare al suo cuore di Madre le proprie ansie, le preoccupazioni, le speranze che accompagnano la vita di ogni giorno.
E Lei additandoci Gesù continua a ripeterci: “Fate tutto quello che Lui vi dirà!”. Non lasciate cadere a vuoto neppure una delle sue parole. Di fronte allo spettacolo di tanti giovani abbandonati a se stessi – li vedo a centinaia per le vie del centro storico di Perugia e sulla scalinata del duomo, in Piazza IV Novembre -, ragazzi che forse senza loro colpa non si pongono più alcuna domanda sul senso della vita e della propria esistenza, senza più punti di riferimento certi per le loro scelte, avverto in maniera drammatica, le parole della Madre di Gesù: “non hanno più vino!”.
“Cari giovani, la sete più profonda che vi agita è sete di Dio, e solo Gesù può saziarla. Lui vuole guidarvi verso una vita piena, bella, gioiosa, preziosa ai suoi occhi.
Ma è importante che tutti noi come i servi del banchetto di Cana, ci lasciamo indicare dalla Madre del Conforto la strada per ridare alle nostre vite così “terremotate” l’unica solida base: Gesù Cristo!
In questo ci aiuta proprio lei, che Benedetto XVI, a conclusione della sua ultima enciclica “Spe salvi”, ha dipinto Stella della nostra speranza. Ecco le sue parole: “Maria, tu rimani in mezzo ai discepoli del tuo Figlio, come loro Madre, come Madre della Speranza. Santa Maria insegnaci a credere, a sperare ed amare con Te. Indicaci la via verso il Regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino”.
A questa stupenda preghiera di Papa Benedetto voglio aggiungere anche la mia umile supplica: “Madre del Conforto, oggi, questo tuo popolo vuol lasciarsi raggiungere dal tuo sguardo e ricevere la consolante carezza del tuo volto sereno. Siamo certi di essere preziosi ai tuoi occhi e ci affidiamo alla tua materna intercessione con cuore semplice”. Amen!