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Arezzo, 3 giorni di esercitazioni chirurgiche su cadaveri

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Arezzo, 3 giorni di esercitazioni chirurgiche su cadaveri

Appello degli specialisti neurochirurghi: “fondamentale apprendere dai corpi senza vita per formare i nuovi specialisti di domani”

AREZZO – Apprendere dai corpi senza vita per formare i nuovi specialisti di domani. È questo l’appello che arriva dal Congresso internazionale organizzato dal Gruppo Didattico Friends, svoltosi ad Arezzo. La tre giorni, riservata a specialisti e futuri professioni di età tra i 30 e i 40 anni, ha permesso di operare su preparati anatomici umani e studiare al meglio l’anatomia per non commettere errori in un paziente che rischia la vita.

“Si tratta – ha spiegato Luciano Mastronardi, Direttore della unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma – di un gruppo di istruzione per giovani neurochirurghi per formazione su cadaveri: una equipe di specialisti altamente specializzati provenienti da tutta Europa, di cui io sono l’unico rappresentante italiano”.

A chi si mostra scettico su questo tipo di formazione, il neurochirurgo pone un quesito: “Preferisci essere operato da un chirurgo che è diventato un esperto esercitandosi su preparati anatomici o da un chirurgo che fa la sua esperienza su di te?”. Per Mastronardi è una riflessione che bisogna fare “soprattutto in Italia perché qui questa pratica non è vista ancora di buon occhio e i corpi italiani non possono essere usati per questa fondamentale metodologia di lavoro e studio”.

Ad Arezzo i docenti del gruppo Friends, esperti internazionali in materia, hanno tenuto lezioni teoriche, dimostrazioni pratiche e tutoraggio dei partecipanti durante la dissezione anatomica. Cinque gli italiani presenti tra i discenti, di cui due donne.

“Arezzo è una delle pochissime realtà in Italia – spiega Mastronardi – con un equipaggiamento tecnico necessario per questo tipo di corsi. In Italia c’è ancora una forte resistenza a causa dei secolari accordi tra Stato e Chiesa, ma non a causa delle due parti, bensì dall’assimilazione di questa concezione nella cultura italiana. Negli altri Paesi del mondo questo metodo formativo viene riconosciuto come indispensabile per la didattica: a causa di questo nostro limite, non si possono usare cadaveri italiani. Un’analogia, la nostra, con lo scenario greco: noi siamo i fanalini di coda della ricerca e della didattica in chirurgia. Eppure l’Italia ha una grande Storia in questo campo: dai tempi di Leonardo Da Vinci siamo noi quelli che abbiamo per primi scoperto la necessità di investire sul corpo come strumento di formazione e di ricerca”.

Il recupero di questa antica tradizione, ha spiegato Mastronardi, “comporterebbe un abbattimento di costi di istruzione di circa un quarto di quello che si spende per la formazione nel settore. Tutto ciò deve essere ancora oggi appreso all’estero, con conseguenti trasferimenti costosi ed eventuale rischio di un non ritorno dei giovani chirurghi una volta entrati in un contesto lavorativo altamente professionale. Non soltanto si spendono quindi soldi, ma si rischia di perdere indispensabili leve per il futuro delle specialità medica e chirurgiche”.

Il corso, della durata di tre giorni, è stato caratterizzato da lezioni frontali ed esercitazioni pratiche su preparati anatomici. Il numero dei partecipanti è stato limitato a 14 medici chirurghi specialisti in neurochirurgia provenienti da molte parti del mondo, che hanno lavorato su sette workstation. “Come caratteristica dei nostri corsi, gli approcci microchirurgici sono stati eseguiti in ogni stazione sotto la guida di un tutor e con la dimostrazione di un docente al tavolo master”, ha spiegato Mastronardi. La sessione teorica si è limitata allo stretto necessario ed ogni giorno alla fine della dissezione è stato riepilogato quanto appreso nella giornata.