(AdnKronos) – Ma se Cameron invece dovesse vincere, il futuro del Regno Unito sarebbe lastricato di incognite. In questo caso andrebbe indetto il referendum sulla Brexit, l’uscita dalla Ue, entro il 2017. Nel frattempo Cameron, sottolinea Emerson, “cercherebbe di rinegoziare i termini dell’adesione alla Ue” a vantaggio della Gran Bretagna e la nuova intesa “verrebbe utilizzata dal governo per consigliare i cittadini di votare per rimanere nella Ue”. Ma il processo di rinegoziazione “promette di essere lungo e incerto” e Cameron “dovrebbe dire subito ed esattamente ai propri partner cosa vuole”, cosa che finora “non ha fatto”.
Ma se i nuovi accordi fra Regno Unito e Ue non dovessero soddisfare i conservatori euroscettici e gli elettori, al referendum potrebbero vincere i sostenitori dell’addio a Bruxelles. A quel punto si dovranno attivare le procedure legali per l’uscita dalla Ue e decidere se rimanere o lasciare il mercato unico, come ha indicato lo stesso Cameron. In questo caso “gli investitori esteri comincerebbero a preoccuparsi seriamente della destinazione dei loro soldi”. Inoltre la Gran Bretagna uscirebbe da tutti i trattati commerciali bilaterali e multilaterali, rimanendo in un “vuoto legale”, e dovrebbe “rinegoziarli dall’inizio, in un processo che richiederebbe anni”.
Poi, avverte il ricercatore del Ceps, “con ogni probabilità, la Scozia convocherebbe un nuovo referendum per uscire dal Regno Unito e chiedere l’adesione alla Ue, con tutte le incertezze del caso” e conseguenze profonde e imprevedibili sullo status e la forza di ciò che resterà del Regno Unito. Infine “la stessa cosa potrebbe accadere per l’Irlanda del Nord, con conseguenze ancora più destabilizzanti”. Insomma, conclude Emerson, “uno scenario da incubo da evitare”.