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Hugo Boss si converte alla causa ‘fur-free’, mai più pellicce

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Roma, 7 lug. – (AdnKronos) – Hugo Boss sposa la causa “fur-free” ed eliminerà completamente le pellicce animali da ogni futura collezione. La decisione era già stata preannunciata nel Bilancio di Sostenibilità 2014, e grazie alla collaborazione tra l’azienda e la Fur Free Alliance, oggi Hugo Boss ha ufficialmente annunciato la decisione. A partire dalla collezione autunno/inverno 2016 e successive, nei capi Hugo Boss non sarà più presente pelliccia animale.
“Dalla nostra collezione autunno/inverno 2016 e successive, non utilizzeremo più cane-procione o coniglio – dichiara Bernd Keller, Brand and Creative Director Sportswear at Hugo Boss – Ciò significa che non utilizzeremo alcuna pelliccia animale in nessuna collezione Hugo Boss e stiamo dando un chiaro segnale. Oggi stiamo già offrendo con successo prodotti in eco-pelliccia ed eco-pelle. Vogliamo utilizzare questi prodotti per ispirare l’attuale e le prossime generazioni verso una nuovo tipo di lusso”.
Hugo Boss si unisce così a una lista crescente di marchi e rivenditori fur-free, tra cui Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Stella McCartney, Zara e Asos e, tra gli italiani, Elisabetta Franchi, Geox, Miniconf.
Scelta, quella di Hugo Boss, che riceve il plauso delle associazioni animaliste. “Hugo Boss è diventato un punto di riferimento nel mondo della moda, prendendo una netta posizione contro la crudeltà sugli animali per la produzione di pellicce – dichiara Joh Vinding, presidente della Fur Free Alliance – La Fur Free Alliance auspica che altri marchi del lusso seguano l’esempio di Hugo Boss, soprattutto perché le alternative ai materiali animali sono una realtà e sono alla moda”.
E anche per l’italiana “la decisione di Hugo Boss è l’ennesima dimostrazione che la moda etica, responsabile e sostenibile non solo è possibile ma è una realtà affermata e apprezzata – dice Simone Pavesi, responsabile Lav Moda Etica – La Lav ha recentemente lanciato anche il progetto Animal Free Fashion www.animalfree.info col quale attribuiamo una valutazione etica, tramite un apposito rating, alle aziende virtuose che si sono impegnate a non utilizzare materiali animali”.