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Latouche all’Università: verso la società dell’abbondanza frugale

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Il famoso filosofo ed economista, teorico della decrescita, oggi ad Arezzo: Dobbiamo disintossicarci dai consumi. Crescere per crescere non ci porterà alla felicità”

“Uso il termine ‘decrescita’ come slogan provocatorio. La nostra società è al collasso perché è senza limiti. Le risorse del nostro pianeta sono limitate ed è necessario ‘disintossicarci’ dai consumi perché una crescita infinita è impossibile in un mondo finito”. Così il filosofo ed economista Serge Latouche, oggi ad Arezzo per una serie di incontri nell’ambito della rassegna culturale “Aritmie”. L’intellettuale noto per la sua prospettiva economica alternativa all’attuale modello di sviluppo è stato ricevuto al mattino in palazzo comunale dalla giunta e dai rappresentanti dell’Università e subito dopo ha incontrato alla Borsa merci gli studenti di alcune scuole superiori. Nel pomeriggio Latouche ha tenuto una lezione magistrale al campus universitario del Pionta sulla decrescita come progetto per il futuro. Con lui la professoressa Loretta Fabbri, direttrice del Dipartimento di Arezzo dell’Università di Siena, l’assessore comunale alla cultura Pasquale Macrì, il sociologo Fabio Berti, il pedagogista Bruno Rossi e l’economista Stefano Bartolini, noto per il suo “Manifesto per la felicità”.

“Dobbiamo uscire dalla fede religiosa del ‘crescere per crescere’ – ha detto Latouche – e vedere il PIL come indice-feticcio della crescita stessa. Una crescita che non è sostenibile e neanche auspicabile, come dimostra anche l’indice dell’‘impronta ecologica’. Tutto ciò che consumiamo ha un impatto sul pianeta: l’umanità ha già sorpassato la capacità di rigenerazione della biosfera e non è possibile sopravvivere oltre questo limite. Il 20 per cento della popolazione mondiale consuma oltre l’80 per cento delle risorse. L’IPCC, la conferenza intergovernativa sui cambiamenti climatici, ha stimato che se continuiamo su questa strada tra il 2030 e il 2050 saremo al collasso. Crescere per crescere e non per soddisfare i bisogni non ci porterà alla felicità. Gli esperti di pubblicità – ha concluso Latouche – dichiarano che un popolo felice non consuma: la pubblicità deve quindi renderci insoddisfatti di ciò che abbiamo e creare sempre nuovi bisogni per farci desiderare sempre di più. Ciò ci procura stress e infelicità. Siamo drogati dalla crescita ed è necessario andare oltre per costruire una società alternativa, più serena, dove abbiano maggiore importanza le relazioni sociali, la cultura, il tempo libero, e per ridurre il saccheggio delle risorse naturali della biosfera. Questa è la società di prosperità senza crescita, una società che io definisco dell’abbondanza frugale”.