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Marcelli: dalle imprese agricole qualificati servizi di innovazione sociale

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“E’ nato un nuovo modello di welfare che vede protagonista ancora una volta l’agricoltura come bene comune che, oltre ad avere un peso notevole nella tutela dell’ambiente e nella difesa della salute, dà valore alla persona”. Lo afferma Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo, commentando il fatto che, in data 8 settembre, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ed è quindi entrata ufficialmente in vigore, la legge nazionale sull’agricoltura sociale, che apre un nuovo fronte di attività da valorizzare e promuovere nelle imprese agricole.

“Nella nostra provincia – continua Marcelli – decine di imprese agricole e cooperative sono già impegnate ad offrire possibilità lavorative a rifugiati, disabili, detenuti, oltre a qualificati servizi di innovazione sociale sul territorio”, e ora, “una volta emanato il Decreto ministeriale – spiega ancora il presidente – che sarà adottato entro 6 mesi dall’entrata in vigore della norma, si comincerà a lavorare a livello regionale per adottare le nuove disposizioni”.

“Questa norma – insiste Marcelli – è stata fortemente voluta da Coldiretti, convinta che, partendo dal cibo e dall’agricoltura, si possono generare valori sociali, arricchendo il benessere dei singoli e delle comunità, con progetti di inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati”.

Il termine “agricoltura sociale” vuole, infatti, indicare un insieme di molteplici storie ed esperienze, dove l’attività agricola coniuga la sua specifica funzione produttiva con lo svolgimento di una funzione sociale. Un’agricoltura è quindi, “etica” e socialmente responsabile, uno strumento che offre opportunità di terapia, riabilitazione, integrazione lavorativa e anche di semplice benessere per persone svantaggiate e con “bassa capacità contrattuale” come i minori e gli immigrati, o a causa di disabilità mentale e fisica, detenzione o tossicodipendenza.

“L’agricoltura sociale rappresenta al meglio quel concetto di multifunzionalità – spiega il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi – che Coldiretti ha fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e creare nuovi modelli di sviluppo”. Questo nuovo dialogo, secondo il direttore di Coldiretti Arezzo “può trovare pronta risposta nella multifunzionalità dell’attività agricola che, nello stesso tempo, soddisfa anche le necessità di incremento del reddito delle imprese. Su questo fronte noi di Coldiretti Arezzo siamo prontissimi, come sempre – anche grazie anche alle numerose positive esperienze proprio di agricoltura sociale portate avanti nel tempo sul territorio – a fornire a imprese e cittadini tutte le informazioni e il sostegno operativo necessario a dare il giusto spazio concreto a questa fondamentale esperienza professionale e umana”.

Lo sviluppo economico legato al sociale “è quindi un’occasione da cogliere – continua Rossi – perché consente di utilizzare alcuni valori naturali dell’impresa agricola, come la disponibilità di spazi, i tempi di vita meno frenetici, il modello stesso di attività, per fornire risposte all’utenza locale: utenza che, a differenza di quanto accade per le persone di passaggio, fatica a trovare, in ambiente rurale, risposte ai suoi bisogni come l’accoglienza o servizi ludico-ricreativo-sportivi”.

Di fatto, con l’entrata in vigore della legge “viene riconosciuto di fatto – prosegue Rossi – il valore dei prodotti e dei servizi offerti dall’agricoltura che, oltre a rappresentare un bene comune per la collettività, contribuiscono alla tutela dell’ambiente, alla difesa della salute ed al miglioramento della qualità di vita”.

Non va dimenticato che anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato, nel messaggio inviato per la Giornata nazionale dell’Agricoltura promossa da Coldiretti ad Expo, come la legge sull’agricoltura sociale aiuti, tramite l’attività agricola, le persone svantaggiate ed in difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, nell’ambito di un progetto di solidarietà ed inclusione sociale.